
PALERMO, 2 SET. 2011 - “La storia del generale Dalla Chiesa, che combattè Cosa Nostra e le sue innumerevoli ramificazioni da vero servitore dello Stato, nonostante quello stesso Stato, come lui stesso raccontò poco prima di morire, non gli concedesse gli strumenti necessari ad affrontare una lotta impari, è degna di essere ricordata ogni giorno. Purtroppo i mandanti politici di quella strage sono rimasti anonimi e impuniti: ancora oggi, a 29 anni da quell’attentato, infatti, non sono emerse tutte le responsabilità politiche e istituzionali che resero quella strage possibile”.
Lo ha dichiarato il deputato europeo dell’Idv e presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, Sonia Alfano, ricordando l’uccisione, avvenuta a Palermo il 3 settembre del 1982, del Prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso con la moglie, Emanuela Setti Carraro, e l’agente di Polizia Domenico Russo.
“Ciò che mi auguro, ogni giorno, è che la memoria di un uomo dotato di fortissimo senso di responsabilità come Carlo Alberto Dalla Chiesa, e di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per questo Paese, smetta di essere dolorosamente sfregiata dalle passerelle di quei politicanti che attraverso leggi criminogene e una falsa propaganda hanno continuato a favorire il proliferare delle mafie” ha aggiunto.
Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha incarnato con grande coraggio e senso del dovere i valori della libertà e della giustizia. Un valoroso uomo delle istituzioni al servizio dello Stato e del Paese”. Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia.
“Da giovane – aggiunge Lumia – ha combattuto per l’Italia libera dall’occupazione nazifascista al fianco dei partigiani durante la Resistenza; negli anni difficili e delicati del dopoguerra ha difeso le istituzioni; è riuscito a sconfiggere il terrorismo degli anni di piombo ed è stato un avversario inflessibile di Cosa nostra e del sistema di collusioni ad essa collegato. Per questo Dalla Chiesa era diventato un’insidia anche per quei pezzi delle istituzioni e della politica conniventi. Fu inviato a Palermo come super prefetto per vincere la guerra contro Cosa nostra, ma non gli furono concessi i poteri speciali che si aspettava e fu abbandonato alla vendetta della mafia, che lo assassinò il 3 settembre del 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo”.
"Il 29esimo anniversario dell'omicidio di Carlo Alberto dalla Chiesa suona ancora come un monito per tutti. La sua tragica morte segno' una svolta nelle coscienze sane del paese e nella lotta alla mafia. Il Prefetto trovo il modo di intaccare patrimoni e rendite di potere. Su questa intuizione si e' sviluppato un lungo e tenace lavoro proseguito in questi anni da magistratura, forze dell'ordine, istituzioni e societa' civile. Questa guerra ha, purtroppo, dovuto registrare la caduta di altri eroi: tuttavia, pur non essendo ancora vinta, certamente puo' annoverare importanti risultati da attribuire anche al sacrificio di Dalla Chiesa, eroe da ricordare e onorare sempre".
Cosi' il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ricorda l'anniversario dell'eccidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta, Domenico Ruso.
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