
Gioiosa Marea (Me), 01/04/2012 – L’Auditorium comunale ‘F. Borà’ di Gioiosa Marea (Me) è stato ieri sera teatro del più truce delitto e della più grave ingiustizia che la storia del mondo cristiano ricordi. Un uomo di 33 è stato immolato al furore umano dell’ingiustizia e della bieca tracotanza, trafitto da possenti chiodi per umiliare il genere umano su di una croce di legno. Per qualche momento il pubblico si è augurato che almeno la finzione scenica e la suggestione prendessero il sopravvento,
regalando un colpo di scena che da duemila anni il genere umano attende ma che purtroppo non c’è stato nemmeno ieri sera: l’assoluzione di Cristo il Nazareno, accusato di compiere opere sorprendenti, di accogliere e volere affermare la verità (grave delitto per i tribunali!).
E dire che come già accaduto perfino ieri sera in quel teatro, Ponzio Pilato non sembrava affatto male intenzionato. Uditi i principali accusatori sembrava essersi convinto che nelle gesta di Cristo non vi fosse alcunché 'degno' di una condanna, e tanto meno degno della croce e dello scherno, della violenza e dell’umiliazione estreme.
Ed ecco che la
forza del teatro, tanto adatta alla trasformazione, alla trasfigurazione della realtà, alla catarsi, apogeo della fantasia e dell’immaginazione, si rivela impotente a trasformare la storia, la cruda realtà, a restituire la giustizia dei tribunali alla gente, all'opinione pubblica si direbbe oggi.
E’ vero, nessuno realmente si sarebbe aspettato tanto dalla messa in scena del dramma sacro
“Ecce homo”, organizzato dal circolo Arci di Gioiosa Marea, dramma, in due atti scritto e diretto da Giuseppe Princiotta, protagonisti (nei panni di Gesù Cristo) Mauro Mangano, con Maria La Monica (la Madonna). Scene di Caterina Otera e Giulio Russo, musiche di Salvatore Saulle.
Ma forse non ci saremmo aspettati nemmeno una prova tanto convincente da un gruppo di attori abituati a calcare le scene ma negli spazi amatoriali. E invece ieri sera si è assistito ad una messa in scena ricca e convincente sotto vari aspetti: per le scene di livello, realizzate con dovizia di particolari e con sicuro gusto; per i costumi, degni di spazi professionali e di competentissima fattura; per le luci, efficaci e trascinatrici; per le musiche azzeccate e spesso scelte con la cura da chi sa di volere urlare al mondo ed al teatro rabbia, amore, tristezza e pietà.

La recitazione nella sacra rappresentazione di Giuseppe Princiotta non ha denunciato i limiti del dilettantismo, risultando complessivamente di buon livello, con punte di eccellenza in alcuni dei personaggi: dai protagonisti Mauro Mangano e Maria La Monica (molto bravi) a Giuda, davvero bene impersonato e tremendamente pentito, deciso a scaraventare lontani da sé quei maledetti ed ineluttabili 30 denari. Ponzio Pilato, assai efficace nella mimica e nella gestualità, insomma convincente. Con un plauso per l’ing. Nunzio Bonina, il solo tra i non protagonisti che qua citiamo per nome. Citare lui e la bravura dimostrata - infatti - è la maniera per citarli tutti con un unico, sentito applauso, esteso alla brava 'lettrice' Daniela Spinella.
Ma se questo può essere di conforto ad alcuno, all’impetuoso e credibile Marcello Siligato (nel suo ruolo), come a Giuda o a Pietro il ‘rinnegatore’, o all’impietrita Madre, resta per tutti il profondo e straziante rammarico di avere
perso la ‘causa’ pure quest’anno. Sarà l’eventuale approvazione della legge sulla responsabilità dei giudici a riscattare il martirio di Cristo e la sete di giustizia che affligge e non sazia il genere umano?
M.M.
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