Primo Maggio a Portella della Ginestra: “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”

Primo Maggio a Portella della Ginestra, Antoci (M5S): “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”,  Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “isole” alle elezioni europee, a margine del corteo in memoria della strage di Portella della Ginestra a cui a partecipato col Presidente Giuseppe Conte.  Portella   della   Ginestra : Di Paola (M5S): Governo Meloni smembra Stato Sociale.  Il coordinatore regionale Cinquestelle: “Nostre battaglie tutto l’anno per maggiori tutele per i cittadini”. PORTELLA DELLA GINESTRA, 1 mag 2024 -  “Oggi con Giuseppe Conte abbiamo ricordato la strage di Portella della Ginestra avvenuta l'1 Maggio 1947. Un’occasione importante per ribadire l’importanza del diritto al lavoro come strumento di giustizia sociale e di lotta alla mafia. Il sud continua ad avere il più alto tasso di disoccupazione in Italia; tasso ancora più elevato tra le donne. E proprio nel disagio si insinua la criminalità organizzata. C’è fame di lavoro, di di

GESUALDO BUFALINO: LO SCRITTORE È DIVENTATO UN SECONDO LAVORO

21/09/2012 - Alla seduta spiritica della Rete ASASi di questa settimana, tenuta alla facoltà di “Lettere e Filosofia” dell’Università di Catania, è apparso Gesualdo Bufalino, sin dall’infanzia affascinato dalla letteratura e dai libri, nella piccola biblioteca del padre, un fabbro con l’hobby della lettura. Iniziò a frequentare il liceo a Ragusa, nel 1936 tornò a Comiso, dove ebbe come insegnante di lettere Palo Nicosia, un valente dantista. Studente diligente e interessato, portato per la scrittura, nel 1939 vinse il Premio di prosa Latina e venne ricevuto a Palazzo Venezia da Benito Mussolini. Morì a causa di un drammatico incidente stradale il 14 giugno del 1996, nella strada tra Comiso e Vittoria mentre, accompagnato da un amico, andava a trovare la moglie. Lo abbiamo intervistato.

 ASASi: Maestro Bufalino,è ancora convinto della sua celebre frase: “Per sconfiggere la mafia è necessario un esercito di maestri elementari?”.

Gesualdo Bufalino: Ebbene sì! In questa società decadente, ormai impazzita e fallita, solo la scuola tiene accesa la fiamma della Ragione, della Cultura e della Speranza. Vorrei però che i maestri fossero scelti in base alla loro preparazione e alla loro passione per questa missione, e non sulla base dell’anzianità di servizio.  La mafia prospera perché la politica è corrotta e non vuole votare leggi severe, che finirebbero per colpire i politici collusi e ladri. I maestri sono gli eredi di Aristotele,di Maria Montessori e di Don Milani. Sono coloro che costruiscono l’Uomo. Chi trascura la Scuola non è degno di rappresentare il popolo e a nulla valgono i bei manifesti elettorali col pennarello in mano e lo sguardo intelligente creato con Photoshop.

ASASi: Maestro, ma a scuola non si studia più, si fanno progetti, gli studenti sono portati a teatro, al planetario, al cinema!

Gesualdo Bufalino: Il cinema americano e francese degli anni trenta fu il grimaldello che ci consentì di evadere dalle nostre battaglie di universitari fascisti. Sono nato insieme al cinema, ho seguito il suo mutarsi, mutandomi frattanto anch’io.  Per me, spesso, non solo i personaggi dei film, ma anche gli attori che li incarnano, sono persone conosciute che non ci sono più o che sono invecchiate come me. Donne belle se ne vedono ancora, ma chi ha oggi gli occhi di Bette Davis? Le cose amate in giovinezza restano le più belle. Non c’è niente da fare. Oggi c’è una grande crisi di fantasia, interviene l’astuzia, l’ingegno, il culto dello spettacolo inutile. Ma in verità, dopo Chaplin, Murnau, Pudovkin, Dreyer, Lang, Stroheim, il vero grande cinema è perso, è morto. Portate dunque gli studenti a cinema e a teatro, ma cercate di non chiedergli molti soldi, perché oggi c’è chi non può neppure permettersi di pagare le tasse scolastiche.

 ASASi: Maestro, già da ragazzo, lei si dimostra un “divoratore” di libri e della carta stampata in generale. Nonostante l’impossibilità di comprare ogni giorno un quotidiano, che divorava al pari dei libri, si arrangiava in ogni modo per procurarsi sempre qualcosa di nuovo da leggere. Oggi gli studenti leggono sempre meno. Cosa consiglia ai giovani?


Gesualdo Bufalino: La società non li motiva più. Invece di costringerli a scribacchiare questi assurdi test per accedere all’università, perché come criterio di selezione non si utilizza il voto di maturità? Si eliminerebbe il business in nero delle preparazioni e gli studenti studierebbero con maggiore impegno nel corso degli studi. Ai giovani consiglio lo studio, il lavoro, il sacrificio, il senso del dovere, il sentirsi appartenenti alla comunità nazionale. Ma il progresso non si può arrestare. Al più si può indirizzare e controllare. Come la tradizione orale di Socrate fu sconfitta dalla scrittura di Platone, oggi la scrittura è sconfitta dalla multimedialità. Una volta si lavorava collettivamente nei campi o in fabbrica. Oggi si lavora soli da casa davanti una tastiera e uno schermo. Prima si abitava nella casa patriarcale, oggi si abita nel monovano.

ASASi: Maestro, lei era un uomo d’immensa cultura, lo dimostra la grande collezione di libri ora presso la Fondazione Bufalino. Ricordava a memoria citazioni e passi di libri e poesie, inoltre era un cinefilo e un amante della musica, specie il jazz. Il suo rapporto con la realtà era perlopiù legato ai ricordi, alla memoria, elemento che si ritrova spesso nelle sue opere; ma anche il gioco linguistico con le parole e persino con i lettori, con cui instaurava una grande complicità all’interno dei suoi romanzi. Il ricordo metteva in luce anche il suo rapporto con la morte e la malattia, esperienza vissuta con profonda commozione. Ma il suo guardare al passato in realtà nasconde una visione moderna della letteratura, una rinnovata passione per la parola e una reinvenzione della struttura tradizionale del romanzo. Come giudica il presente? Gesualdo Bufalino: Paradossalmente oggi assistiamo all’esplosione della scrittura. Ogni giorno sono pubblicate decine di libri. Ci sono quasi più scrittori che lettori. È un fatto positivo, la scrittura che lotta per non scomparire. Ma la formazione umanistica non assicura più un avvenire, gli studenti non scrivono. Non esistono più scrittori a tempo pieno. Lo scrittore è diventato un secondo lavoro. Eppure anche questo è positivo. Sono certo che dopo questo secondo decennio di oscurantismo e di Trimalcioni, una nuova società saprà ricominciare dalla creatività, dall’impegno, dalla solidarietà. 

Roberto Tripodi
Presidente regionale ASASi
Consulente della V Comm. Legisl. A.R.S.


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