Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

CARO FRATELLO FRANCESCO IL TUO FEDELE POPOLO FAVARESE SI È FORTEMENTE “DISTRATTO”

E Dio disse a Mosè, dopo avergli dato le tavole dei comandamenti: “Va', scendi, perché il tuo popolo che hai fato uscire dalla terra d'Egitto si è pervertito". Pubblica lettera appello al nostro carissimo, nonché simpaticissimo, pastore Arcivescovo Francesco Montenegro (Arcidiocesi di Agrigento)

Favara 26/03/2013 (Settimana Santa) - Caro fratello Francesco, rispettosamente mi permetto di rilevare alla tua saggia attenzione e valutazione, che il tuo fedele popolo favarese (me compreso) si è fortemente “distratto”.
Ultimamente infatti, ha perseguito con accanimento, un obiettivo che, se pur nobile, è sempre un motivo “ pagano” che dovrebbe avere, sempre e comunque, una posizione secondaria rispetto al nostro simbolo cattolico-cristiano e cioè la Santa Croce, emblema della sacra immolazione del cristo a riscatto delle colpe dell'umanità.

Infatti, da un po di mesi, gran parte del popolo favarese, con prevalente determinazione da parte di alcuni amministratori e del mondo politico-imprenditoriale in generale, si affanna instancabilmente per rifare il “mezzo busto” del grande benefattore e scienziato Barone Antonio Mendola, (morto nel 1908); busto, che recentemente, è stato trafugato dal suo piedistallo da parte di ignoti.

Personalmente ne condivido in pieno l'azione del ripristino, ma al contempo, non ne ho potuto evitarne l'indignazione sulla totale, e sottolineo totale, indifferenza che tutt'ora impera verso il ripristino della bellissima croce cristiana che da circa 30 anni, è pietosamente spezzata in vetta al magnifico prospetto in stile “lombardo-rinascimentale” sulla nostra stupenda chiesa madre.

Su questo accanimento, relativo alla disponibilità di interventi per il ripristino del “mezzo-busto-mendola” da parte di molti virtuosi personaggi del comparto politico e della categoria imprenditoriale favarese, disponibilissimi a sostenerne i costi, su questo accanimento, come dicevo, non ho potuto evitarne l'accostamento col comportamento che il popolo ebreo, ha avuto durante la fuga dall'Egitto. Come è noto, gli ebrei, approfittando di una breve assenza del loro liberatore Mosè, impegnato a ricevere le “Sacre Tavole” da Dio; si diedero da fare con accanimento per costruire un idolo d'oro dalle sembianze di un vitello.
CARO DON FRANCESCO,

se lo ritiene opportuno, richiama con tono il tuo popolo, “scaglia “ su noi tutti, come fece Mosè, il rimprovero per la “trentennale distrazione” che popolo e clero ha mostrato su questa croce spezzata.
Con l'auspicio, che il ripristino possa essere di indulgente benevolenza divina per il nostro “martoriato” paese. Ti bacio rispettosamente e devotamente le tue consacrate mani.

Diego (Dino) Varisano
Via Italia 53 Favara (Ag)

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