Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

LA FEDE DI PAPA FRANCESCO PER VIVERE LA PASQUA DEL SIGNORE RISORTO


27/03/2013 - La fede di Papa Francesco per vivere insieme la Pasqua del Signore Risorto. Nella prima Udienza Generale di Papa Bergoglio in piazza San Pietro, il Pontefice conferma la fede nella persona di Gesù che si dona per ciascuno di noi. Papa Francesco: “Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore, vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!”. Hag Pesach Sameach! Felice Pesach! Happy Passover! Happy Easter! Leshanà habbà beJerushalaim. Buona Pasqua!
(di Nicola Facciolini)

“Gesù mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”(Papa Francesco). Nella prima udienza generale di Papa Francesco, Mercoledì 27 Marzo 2013, quasi 30mila fedeli hanno ascoltato dalla viva voce del Romano Pontefice gesuita argentino il significato autentico della Fede cristiana per vivere degnamente la Pasqua del Signore Risorto nella Settimana Santa. Entrato in piazza San Pietro a bordo della jeep scoperta, Papa Bergoglio ha accolto i fedeli salutandoli amorevolmente con il gesto benedicente, talvolta alzando il pollice in alto, incrociando le bandiere delle varie nazionalità. Papa Francesco ha baciato alcuni bambini, passati in braccio dal personale della sicurezza. Tante le bandiere, i gonfaloni e i messaggi soprattutto dei fedeli giunti dall’Argentina, dal Cile e dal Brasile. “Fratelli e sorelle buon giorno! Sono lieto di accogliervi in questa mia prima Udienza Generale. Con grande riconoscenza e venerazione raccolgo il testimone dalle mani del mio amato Predecessore. Dopo la Pasqua riprenderemo le catechesi per l’Anno della Fede mentre la catechesi di oggi è incentrata sulla Settimana Santa. Con la Domenica delle Palme abbiamo iniziato questa Settimana, centro di tutto l’Anno Liturgico, in cui accompagniamo Gesù nella sua Passione, Morte e Risurrezione”. Insieme a Papa Francesco, tutti si chiedono:“ma che cosa può voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione? Nella sua missione terrena – rivela Papa Bergoglio – Gesù ha percorso le strade della Terra Santa; ha chiamato dodici persone semplici perché rimanessero con Lui, condividessero il suo cammino e continuassero la sua missione; le ha scelte tra il popolo pieno di fede nelle promesse di Dio”.

Gesù “ha parlato a tutti, senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ai potenti e ai deboli; ha portato la misericordia e il perdono di Dio; ha guarito, consolato, compreso; ha dato speranza; ha portato a tutti la presenza di Dio che si interessa di ogni uomo e ogni donna, come fa un buon padre e una buona madre verso ciascuno dei suoi figli. Dio non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure. Dio è così: Lui fa sempre il primo, lui si muove verso di noi. Gesù ha vissuto le realtà quotidiane della gente più comune: si è commosso davanti alla folla che sembrava un gregge senza pastore; ha pianto davanti alla sofferenza di Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro; ha chiamato un pubblicano come suo discepolo; ha subito anche il tradimento di un amico. In Lui Dio ci ha dato la certezza che è con noi, in mezzo a noi”. Papa Francesco cita il Vangelo:«Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo»(Matteo 8,20). “Gesù non ha casa – spiega Papa Bergoglio – perché la sua casa è la gente, siamo noi, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio”. Il Pontefice ha quindi invitato i fedeli a vivere degnamente la Settimana Santa “il vertice di questo cammino, di questo disegno di amore che percorre tutta la storia dei rapporti tra Dio e l’umanità. Gesù entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla per sé, neppure la vita. Nell’Ultima Cena, con i suoi amici, condivide il pane e distribuisce il calice “per noi”. Il Figlio di Dio si offre a noi, consegna nelle nostre mani il suo Corpo e il suo Sangue per essere sempre con noi, per abitare in mezzo a noi. E nell’orto degli Ulivi, come nel processo davanti a Pilato, non oppone resistenza, si dona; è il Servo sofferente preannunciato da Isaia che spoglia se stesso fino alla morte (cfr Isaia 53,12)”. “Gesù – afferma Papa Francesco – non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale; certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre. Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per noi. Sulla croce Gesù «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). Ciascuno di noi può dire: 'Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me'. Ciascuno può dire questo 'per me'”. Poi il Papa si chiede:“Che cosa significa tutto questo per noi? Significa che questa è anche la mia, la tua, la nostra strada. Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore, vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi - come dicevo Domenica scorsa - per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!”. Si legge nel Vangelo secondo Matteo (26,14-25): “In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse:«Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero:«Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse:«In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli:«Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose:«Tu l’hai detto»”. Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam. Papa Francesco nella sua prima udienza generale ha citato il Nemico per la quarta volta dall’inizio del Pontificato. I Cristiani sono consapevoli dell’esistenza del Diavolo la cui grande astuzia è sempre stata quella di far credere il contrario? L’Altissimo Dio si rivela a chi vuole. Non chiede “patenti” e “titoli” preferenziali di appartenenza religiosa e dona Tutto. Anche i Suoi Sette Doni. Tra cui la capacità di scacciare i demoni. Lunedì sera 25 Marzo 2013 è iniziata Pesach, la Pasqua degli Ebrei, otto giorni di festa (in Israele sette) in cui si ricorda e si celebra la Liberazione del Popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto. Quest’anno la Settimana Santa ebraica coincide con quella cristiana.

Il rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, ha ricevuto da Papa Francesco il seguente messaggio:“L’Onnipotente, che ha liberato il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto per guidarlo alla Terra Promessa, continui a liberarvi da ogni male e ad accompagnarvi con la sua benedizione. Vi chiedo di pregare per me, mentre io assicuro la mia preghiera per voi, confidando di poter approfondire i legami di stima e di amicizia reciproca”. La Luna Piena pasquale di Mercoledì 27 Marzo delle ore 10:27 italiane, ci ricorda che il calendario civile religioso non è poi così perfetto. La Santa Pasqua è una festività intimamente religiosa, la più importante dell’anno, che assume un significato di forte impatto culturale e spirituale. In ogni Regione d’Italia e del Mondo si conservano antiche tradizioni che perpetuano il senso religioso pasquale. “Ma nishtannà ha laila ha zè miccol ha lelot?” – chiedono i bambini ebrei la notte di Pasqua:“In che cosa è diversa questa sera dalle altre sere?”. Il rabbino rav Jonathan Sacks risponde:“Uno dei più potenti messaggi dell’ebraismo è che il riscatto sia di questo mondo.

Ogni volta che aiutiamo il povero a sfuggire la povertà, offriamo una casa al senzatetto, ascoltiamo coloro che non hanno voce, avviciniamo di un passo il Regno di Dio. Il modo migliore per non dimenticare questo messaggio è mangiare ogni anno il pane dell’afflizione, e le erbe amare, per non dimenticare cosa significa non essere liberi”. Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, nel suo messaggio pasquale invia “un augurio non formale, ma autentico e sincero, di serenità, di libertà e di pace. Cari amici, estendo lo stesso augurio a tutto il popolo ebraico e a tutti coloro che si prodigano per la conquista del rispetto e della dignità di ogni essere umano. Tengo a ricordare a me stesso e a voi tutti che in questo mondo, sempre più piccolo e interconnesso, i nostri destini e le nostre sorti saranno sempre più, inevitabilmente, intrecciati e condivisi. Un affettuoso Pesach kasher vesameach”.

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