Festa della Liberazione: firmato protocollo tra Mim e Associazioni partigiane per promuovere i valori della Costituzione

Scuola, firmato protocollo tra Mim e Associazioni partigiane per promuovere valori della Costituzione. Valditara: “La Resistenza è valore di tutti gli italiani, da oggi coinvolte tutte le associazioni” Roma, 23 aprile 2024 -  Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato oggi un Protocollo d’intesa, di durata triennale, con l’Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate Regolari Guerra di Liberazione (ANCFARGL), Associazione Nazionale Partigiani Cristiani (ANPC), Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane, Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane (FIAP) e la Federazione Italiana Volontari della Libertà (FIVL) per la promozione di percorsi di formazione sulle origini della Repubblica attraverso gli eventi che hanno portato alla liberazione del nostro Paese.   “Per la prima volta - sottolinea Valditara - per onorare la Resistenza abbiamo deciso come Ministero di non

UNIDEA: CROCETTA E SCILABRA, L'INTERESSE MOSTRATO E' UN BUON PUNTO DI PARTENZA

Riportiamo in allegato al comunicato stampa dell'incontro con l'assessore Scilabra la lettera al presidente della Regione Crocetta e all'assessore alla formazione Scilabra del presidente dell'associazione UNIDEA, Massimo Parisi
Messina, 30/05/2013 - Lunedì 27 si è tenuto a Palermo, all'Assessorato dell’Istruzione e della Formazione, l’incontro tra l’Assessore Nelli Scilibra e i ragazzi dell’Associazione UNIDEA.
L’incontro, occasione nella quale è stata presentata la campagna “Abbassa la tassa”, ha dato modo di porre all'attenzione il tema della tassa regionale sul diritto allo studio. Sono stati presentati i risultati della raccolta firme con più di 1600 adesioni tra gli studenti dell’Ateneo di Messina ed è stato sottolineato dal Presidente dell’Associazione Massimo Parisi come il tema della tassa regionale sul diritto allo studio, pur non essendo l’unico disagio che gli studenti sono costretti a sopportare, rappresenta uno strumento iniquo per come applicato, che non tiene conto della dichiarazione presentata dallo studente all'atto dell’iscrizione. A questo si aggiunge la mancanza di riscontri oggettivi sull'utilizzo delle risorse.

Non si può imporre una tassa del genere se poi lo studente subisce disservizi dalle mense agli alloggi, all'assegnazione delle borse di studio. Dall'altra parte i costi per servizi da migliorare vanno ripartiti tenendo conto della situazione economica dello studente, prestando così attenzione non solo alla proporzionalità della tassa ma anche all'obbiettivo che la tassa si prefigge, quello di tutela di un principio costituzionalmente garantito di consentire allo studente di poter accedere all'istruzione non costituendo un discrimine la condizione economica della propria famiglia, ma facendo rilevare esclusivamente il merito dello studente, venendo incontro a coloro che per fattori economici hanno maggiori difficoltà di accedere al servizio. Contenuto della proposta quindi, la segmentazione in fasce di diverso importo della tassa che dovrà essere proporzionale al reddito e quindi una fascia di tassa minima d’importo inferiore reale garanzia del diritto allo studio.

L’Assessore ha dimostrato interesse per la campagna, non solo per essere stata rappresentante degli studenti nel Senato dell’Università di Palermo e aver affrontato in prima linea i problemi degli studenti, ma soprattutto per il suo attuale impegno nell'opera di riorganizzazione dei servizi di competenza della Regione, per migliorarne la qualità con un’attenzione verso i costi, potendo in questo modo venire incontro alle esigenze degli studenti. L’Assessore si è impegnato ad occuparsi in prima persona della tassa, intervenendo tempestivamente in modo da poter già dal prossimo anno accademico vedere una tassazione più equa e attenta al diritto che si prefigge di garantire.

L’Associazione ha apprezzato la disponibilità dimostrata dall'Assessore ma ha ribadito la sua attenzione non solo ai problemi dell’Università ma anche all'impegno delle Istituzioni per migliorare i servizi, portando avanti le proposte degli studenti, ma impegnata anche ad attenzionare l’impegno delle Istituzione per distinguere le promesse dagli impegni concreti, convinti che solo la partecipazione attiva di impulso alle Istituzioni e di controllo renda la cittadinanza attiva e reale contributo per la collettività, ricucendo quello strappo e rinnovando la fiducia tra Istituzioni e Cittadini.
...........................
Al Presidente della Regione Sicilia Crocetta e all’Assessore dell’Istruzione e della Formazione Scilabra

Noi, studenti dell’Università di Messina, Vi scriviamo mossi dalla consapevolezza della situazione che attraversa la nostra Regione, come il resto del Mezzogiorno d’Italia che, più di altre realtà nazionali, non solo risente delle conseguenze che la crisi porta nel presente come la perdita di posti di lavoro, le sempre maggiori difficoltà economiche per le famiglie, le poche opportunità per i giovani, ma ha anche davanti a sé un futuro che sembra non lasciare spazio alla speranza che le cose migliorino, lasciando come unica alternativa, per realizzarsi professionalmente, la scelta coraggiosa di partire per cercare un futuro lontano da qui.
Ogni anno la nostra Regione vede partire circa 11 mila siciliani, tra questi non ci sono solo persone in cerca di lavoro ma anche molti giovani che si spostano non solo per fare master o per cercare lavoro ma anche per studiare. Cittadini che difficilmente ritorneranno per cercare lavoro qui, ma che piuttosto sfrutteranno le proprie capacità per trovare più facilmente lavoro al Nord o all’estero, un’opportunità e una risorsa persa dalla nostra Regione. La crisi ha favorito la crescita di questo dato nel corso degli ultimi anni, e a questo se ne aggiungono degli altri. L’aumento del tasso di abbandono dell’università, con appena il 22% di giovani che concludono il corso di studi universitario dopo averlo intrapreso e un calo delle iscrizioni tra l’a. a. 2003-04 e il 2011-12 di 58 mila studenti (17 %) e di questi si registra che il calo delle immatricolazioni sia stato quasi completamente a carico degli studenti che vengono da strati sociali meno ambienti. Il dato diventa più drammatico se si guardano le realtà del Mezzogiorno che perdono il 27 % di immatricolazioni (dati Cun 2013).
Questi dati non li apprendiamo solo dalle statistiche, ma li riscontriamo ogni giorno nelle scelte di amici e parenti che lasciano la Sicilia per studiare, fare stage o cercare lavoro.
Indubbio è il coraggio di coloro che prendono la difficile decisione di partire, ma noi non possiamo fare a meno di apprezzare il coraggio, forse maggiore, di tutti coloro che non abbandonano la Sicilia, ma cercano di investire le proprie capacità per migliorare la nostra regione, nonostante le mille difficoltà che questa scelta comporta. Noi vediamo il futuro del nostro territorio nelle mani di questi giovani, di quelle migliaia di studenti che giornalmente viaggiano, anche da una regione ad un’altra, per venire a studiare nella nostra Università, come nelle altre della Sicilia, sostenendo non solo le spese per la tasse universitarie, ma anche quelle che questi viaggi comportano, di trasporti e alloggi.
Queste difficoltà non sono vissute solo ed esclusivamente come sacrificio, perché sorrette dalla speranza in un domani migliore e dalla fiducia nelle proprie forze, nelle proprie capacità e nel proprio valore; sono proprio queste a dare lo stimolo per non scoraggiarsi davanti agli ostacoli che ci circondano o davanti all’assenza di tangibili prospettive future.
Ma non si può continuare ad abusare di questa fiducia, come si è fatto, invece, sino ad oggi; i continui tagli ai finanziamenti per servizi come l’istruzione, dalla scuola primaria all’Università, e la convinzione che i problemi si possono risolvere sempre allo stesso modo, ossia caricando di oneri sempre maggiori coloro che dovrebbero usufruire di tali servizi, senza curarsi di migliorarli o, almeno, di ridurre gli sprechi. È necessario che chi si occupa della gestione di questi servizi, in ogni ordine e grado, si interessi di noi studenti non ritenendo la nostra presenza all'università solo una voce di entrata e uscita nei bilanci, ma riconoscendo in noi un’opportunità di rinnovamento, una risorsa inestimabile per la nostra Regione e per il nostro Paese, l’occasione per costruire un futuro migliore, che nasce dalla sintesi delle esperienze maturate nel tempo ma anche del contributo delle giovani generazioni. Noi studenti che amiamo la nostra terra dobbiamo avere garantito il diritto di investire sulla nostra conoscenza per migliorare la nostra realtà territoriale, ma allo stesso tempo dobbiamo avere la possibilità di concretizzare le nostre conoscenze in campo lavorativo.
Perché un laureato deve necessariamente andare a lavorare fuori quando la sua regione ha più bisogno di lui? È vero che alcune discipline qui non hanno sbocco lavorativo, ma perché un economista o un ricercatore, ad esempio, devono andare al Nord quando il loro contributo può essere, qui, più incisivo e può costituire una reale risorsa per la rinascita e lo sviluppo del territorio? Noi vogliamo rimanere in Sicilia, vogliamo studiare in Sicilia e vogliamo, soprattutto, contribuire a un futuro comune migliore. Per quanto i problemi siano tanti e costanti nel tempo (da sembrare quasi cronici), noi non possiamo fare a meno di credere che valga la pena di restare e di impegnarsi per migliorare le cose. Ma, per fare questo, è necessario eliminare tutti quegli ostacoli che si pongono fra noi e questa nostra convinzione.
Pensiamo che l'Università sia uno dei settori che, maggiormente, necessiti di un cambiamento profondo, anzi di un vero e proprio rinnovamento.
L’accesso a questo servizio deve essere garantito a tutti coloro che hanno capacità, anche a chi tra questi non ha le possibilità economiche necessarie per accedere ai gradi più alti dell’istruzione. La nostra regione non dovrebbe solo estendere l’accesso all'università a coloro che ne sono tenuti fuori, ma dovrebbe anche migliorare i servizi che sono un indubbio contributo per migliorare e qualificare meglio la preparazione dello studente, come le biblioteche, i laboratori, le mense, gli alloggi e i trasporti, ma bisogna anche incidere su quello strumento che ripartisce l’onere di detti servizi. Le tasse devono essere considerate come un contributo alla cosa comune da parte di ognuno di noi in base alle proprie possibilità economiche e non devono rappresentare un deterrente alla fruizione del servizio; perché un servizio si può dire veramente pubblico solo se tutti possono usufruirne, se è una risorsa per la collettività. È lo Stato stesso a riconoscere, infatti, l'importanza di servizi pubblici che, essendo fruibili a tutti, comportino una maggiore utilità generale e contribuiscano a quella giustizia sociale tra gli uomini che lo stato di natura, ma, spesso, anche la realtà di tutti i giorni, ci negano. Per questo riteniamo che le tasse, in un paese civile e democratico, debbano essere eque e in proporzione al reddito e non debbano tenere conto solo dei costi di un servizio, ripartendoli senza criterio tra i contribuenti, ma piuttosto dividano gli oneri rispetto alla natura e alla funzione sociale della tassa stessa. Pienamente convinti di questo, vorremmo sottoporre alla vostra attenzione il tema della tassa regionale sul diritto allo studio.
La tassa, nel corrente anno accademico, è passata da 85 € a 140 €, in forza del D. Lgs. 68/12 che, per rimediare ai tagli dei finanziamenti statali all’Università, impone una fascia unica di tassazione regionale di € 140 (come accade in Sicilia) o tre fasce rispettivamente di € 120, 140, 200, qualora le Regioni stabiliscano di graduare la tassa in base alla dichiarazione ISEE.
Non è difficile immaginare quanto questo aumento sia pesato sulle famiglie che hanno figli all’università, e, se a questo si aggiunge che la congiuntura economica accresce la difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese, troviamo le ragioni della ripercussione di queste elementi non in una semplice diminuzione percentuale delle iscrizioni, al quale avranno concorso anche altre ragioni, ma nel più drammatico abbandono della speranza di costruire il futuro da parte di migliaia di giovani che, per la situazione economica della propria famiglia, hanno abbandonato l’idea di iscriversi all’università, disperdendo energie che per la nostra Regione rappresentano un’indubbia risorsa.
Per altro nonostante l’aumento sia stato previsto da una legge nazionale, la regione Sicilia, in quanto Regione a Statuto speciale ed in seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione ha piena autonomia in materia di diritto allo studio, potendo quindi intervenire in maniera diversa sulle tassa, nonostante il D. Lgs. 68/12, che anzi all’art. 3 c. 3 afferma “ Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano esercitano, nelle materie di cui al presente decreto, le competenze ad esse spettanti ai sensi dei rispettivi statuti e delle norme di attuazione, tenendo conto dei LEP.” Auspichiamo che facendo forza su quest’autonomia regionale si possa intervenire per rendere la tassazione più equa e proporzionale, non violando una legge dello Stato ma applicando due principi della carta costituzionale, l’art. 34 “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.” e il 53 “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Per questo quello che chiediamo con la nostra petizione, sottoscritta da più di 1600 coetanei dell’Università di Messina, è che venga ridotto l’importo della tassa e che questa venga pagata tenendo conto della dichiarazione dei redditi presentata all’atto dell’iscrizione dallo studente, e quindi individuare più fasce di tassazione di importo diverso e proporzionale rispetto al reddito.
L’Università non può essere considerata una semplice voce di uscite nel bilancio regionale e statale, poiché essa rappresenta un utile strumento per intervenire in maniera incisiva su temi quali occupazione giovanile, sviluppo, legalità e giustizia sociale. I giovani, se vengono abbandonati dallo Stato, oggi come ieri, finiscono spesso, in realtà difficili come la nostra, o disoccupati o tra le maglie della criminalità organizzata ed è compito e dovere dello Stato stesso evitare che questo accada. Non è, forse, l'università un ottimo strumento a disposizione delle Istituzioni per raggiungere questo scopo?
Dobbiamo avere il coraggio di guardare non solo le esigenze degli studenti dell’università, ma anche quelle di tutti i giovani che sono fuori da questa realtà e vivono, quindi, ai margini di un sistema che li emanciperebbe culturalmente e socialmente. Un’università che non presta attenzione a questo dimostra evidentemente di non adempiere alla sua funzione, al di là di quelli che sono, poi, i suoi disservizi.

Una rimodulazione della tassa non sarà la sola risposta necessaria per porre rimedio ai tanti problemi, anche altri sono i temi a nostro parere urgenti da trattare quali le borse di studio, le biblioteche,gli alloggi e le mense, per citarne alcuni. Ma noi riteniamo che un primo intervento su questa questione sia sicuramente uno strumento utile a riavvicinare l’Università a quel suo carattere di servizio “pubblico” che le è proprio, estendendolo e garantendolo anche a coloro che, per ragioni economiche, ne vengono esclusi.
Noi giovani vogliamo andare oltre al senso di abbandono e di rassegnazione che aleggia nella nostra società perché siamo convinti che un futuro diverso per la Sicilia sia un traguardo raggiungibile, ma affinché tutto questo sia possibile è necessario che si intervenga tempestivamente e in modo incisivo.
La nostra speranza conta ben poco se non incontra la fiducia e l’impegno delle Istituzioni in un futuro migliore per la Sicilia e per l’Italia. Perché qualcosa cambi è necessario che le Istituzioni stesse comincino a guardare con nuovo interesse alle giovani generazioni, riconoscendo a queste il “futuro” e i “diritti” che spettano loro, raccogliendo gli stimoli e le istanze di cui le giovani generazioni sono portatori.


Palermo, 27/05/2013 Il Presidente dell’ass. UNIDEA

Commenti