Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

IL ‘SOGNO NUCLEARE’ DI ZICHICHI RILANCIATO IN SICILIA DA UNO SCIENZIATO MESSINESE, L’ING. SALPIETRO

L’ing. nucleare Ettore Salpietro, di origini messinesi, difende il ‘sogno nucleare’ del prof. Zichichi e rilancia in Sicilia il dibattito sull’opzione nucleare: “Le persone responsabili hanno il dovere di dire la propria verità, come ha fatto il prof. Zichichi” che ha visto infrangersi il «sogno di una Sicilia piena di centrali nucleari». Crocetta: ”Con il referendum del 2011 gli italiani hanno detto no al nucleare e i siciliani si sono espressi con 2 milioni di voti contro“. Lombardo scelse l’opzione Rifkin e mise al bando il nucleare. Salpietro: “La Sicilia e l’Italia dovrebbero riaprire il dibattito senza preclusioni ideologiche. La verità spesso non è ‘politicamente corretta’”

Messina, 07/06/2013 - Il presidente del Consiglio Enrico Letta nella trasmissione televisiva ‘Otto e mezzo’, intervistato da Lilly Gruber, ha ribadito quanto affermato in merito all’approvvigionamento di energia da parte dell’Italia, che dipende da Stati esteri per l’importazione di gas, petrolio e addirittura energia elettrica. L’Italia, infatti, com’è risaputo, importa petrolio e gas dai Paesi produttori ed energia elettrica dai Paesi confinanti. Ciò incide pesantemente sulla bilancia dei pagamenti, con un impatto significativo sui costi di produzione delle merci e sull’occupazione interna italiana. Come lo stesso presidente Letta ha dichiarato: “L’importazione diretta di energia elettrica da Stati esteri ha un impatto rilevante sull’occupazione in Italia”.

Ma come si potrebbe affrontare e risolvere in Italia il problema della produzione di energia elettrica al fine di alleggerire l’incidenza sulla bilancia dei pagamenti, sui costi di produzione e del lavoro?
Lo abbiamo chiesto all’ing. Ettore Salpietro, messinese di origini, già membro del Frascati Tokamak (FT), che ha realizzato il record mondiale di prestazione per la fusione nucleare, responsabile per la progettazione presso il Joint European Torus (JET) Culham (GB) e per il Next European Torus (NET) a Monaco di Baviera, direttore tecnico per la "valutazione della sicurezza e impatto ambientale dell'energia di fusione" (SEAFP), uno studio commissionato dal Parlamento europeo, uno dei cinque membri del comitato consultivo per il CERN per i magneti LHC, presidente della Task Force F4E per valutare il costo del contributo dell'UE al progetto ITER (attualmente in costruzione a Cadarache[F] al costo di circa 10 Miliardi di Euro), autore di oltre 100 pubblicazioni su riviste scientifiche con referee.
Ing. Ettore Salpietro: - “Quello energetico è un problema di carattere internazionale. Si sono fatti molti studi per mettere a confronto le sorgenti energetiche disponibili e per studiare nuovi metodi che potenzialmente potrebbero contribuire alla produzione di energia. Ovviamente il problema energetico coinvolge molti interessi e pertanto anche i giudizi che vengono dati e le analisi che vengo fatte devono essere prese cum grano salis. E’ importante confrontare giudizi, studi e valutazioni che provengono da diverse fonti per potere arrivare ad un giudizio il più obiettivo possibile. E’ opinione comune che un mix opportunamente bilanciato è necessario per soddisfare il crescente fabbisogno di energia. Credo che in Italia sarebbe utile aprire un dibattito pubblico per affrontare un problema tanto importante. Il dibattito dovrebbe servire ad informare i cittadini con dati oggettivi e non servire a dimostrare tesi preconcette di carattere ideologico.
E come alleggerire l’incidenza sulla bilancia dei pagamenti e sui costi di produzione e del lavoro?
“E’ opportuno fare una premessa. Le principali sorgenti energetiche attualmente disponibili per l’Italia sono di tre tipi: fossili convenzionali (gas, petrolio, carbone), sorgenti rinnovabili (eolico, solare, biomasse) e fissione nucleare. Ognuna di queste sorgenti ha vantaggi e  svantaggi. Il confronto va fatto sulla base del costo, della disponibilità, della sicurezza, dell’impatto ambientale. La disponibilità dei combustibili fossili è localizzata solo in alcune nazioni e l’Italia purtroppo non ne ha a sufficienza per il proprio fabbisogno”.
E riguardo i costi di produzione? 
“Per quanto riguarda i costi, le differenze tra le varie sorgenti energetiche sono modeste, eccetto che per il solare fotovoltaico che è molto più costoso (almeno un fattore 4).
Per quanto riguarda la sicurezza?
“Per quanto riguarda la sicurezza possiamo dire che le sorgenti rinnovabili sono le più sicure. Poi vengono i combustibili fossili e in ultimo gli impianti nucleari, ma solo in caso di incidenti”.
Per l’impatto ambientale?
“Per quanto concerne l’impatto ambientale, i combustibili fossili sono i più inquinanti. I mari sono coperti da un film di idrocarburi di spessore microscopico, che rende più difficile l’ossigenazione del mare; le nostre città stanno diventando invivibili, come le zone dove sorgono le raffinerie. Le sorgenti rinnovabili, poiché la densità di energia che si vuole utilizzare è bassa, hanno un consumo di territorio (impatto ambientale) molto elevato. L’eolico ha anche un elevato impatto acustico. Per quanto riguarda la produzione di anidride carbonica tenendo conto di tutto, l’energia idraulica ne produce meno; poi viene l’eolico, quindi il nucleare e dopo il solare. Riguardo allo smantellamento c’è un problema con il nucleare ma pure con i pannelli fotovoltaici, non facili da smaltire poiché inquinanti a causa degli elementi pesanti che contengono”.
Tornando al problema della sicurezza voleva aggiungere qualcosa?
“Per la sicurezza va detto che certamente le sorgenti rinnovabili sono le più sicure, sebbene si siano verificati eventi catastrofici con impianti idraulici (Diga del Vajont, Val di Fiemme, etc).  Gli incidenti causati dal petrolio e dal gas sono all’ordine del giorno, dovuti al trasporto o alle perforazioni (Golfo del Messico). Nella storia dell’energia nucleare ci sono stati 3 grossi incidenti, uno senza dispersione nell’ambiente di materiale radioattivo in America, uno in Russia, a Černobyl', con morti e grosso impatto ambientale (malattie conseguenti), l’ultimo a Fukushima con dispersione di grossi quantitativi di materiale radioattivo ma fortunatamente limitate conseguenze per le persone, le centrali hanno aggiunto un danno trascurabile a quello dovuto allo tsunami.”
“L’Italia compatibilmente con l’impatto ambientale dovrebbe utilizzare soprattutto  le pale eoliche. Il fotovoltaico attualmente e’ troppo costoso (4-5 volte più caro delle altre fonti) ma ha potenziale per diventare più economico: si dovrebbe cercare di non  consumare molto territorio, utilizzando edifici e capannoni già esistenti da convertire. L’Italia  dovrebbe investire in ricerca e sviluppo per i pannelli fotovoltaici e incentivarne la produzione industriale interna, in quanto attualmente li importa dall’estero.”
“Ancora, l’Italia dovrebbe evitare di importare energia elettrica dall’estero poiché cosi facendo riduce l’occupazione di lavoratori italiani e peggiora la bilancia dei pagamenti. L’obbiettivo e’ dare opportunità di lavoro agli Italiani ed evitare di esportare capitali
E i costi di produzione di energia nucleare?
“Ora dirò qualcosa che mi rendo conto che vada controcorrente e riguarda proprio l’energia nucleare, i cui costi sono paragonabili a quelli dei combustibili fossili. Il costo del combustibile incide per l’1 per cento in un impianto nucleare mentre in quelli convenzionali incide per il 50%. E l’impatto ambientale del nucleare in funzionamento normale è molto più basso rispetto al combustibile fossile.”
Ma rimane il problema della sicurezza?
“L’ultimo caso di incidente nucleare, determinato da uno tsunami di potenza eccezionale, non ha prodotto gli aspetti catastrofi di Černobyl', anche se la centrale di Fukushima aveva 40 anni di vita e il danno dovuto all’incidente nucleare è stato trascurabile rispetto a quello dello tsunami. Si parla tanto dello smaltimento delle scorie radioattive, che per tutte le centrali francesi operanti fino al 2020 possono essere contenute in un cubo di 17 metri di lato. Ci sono sedicenti ecologisti che propongono di immagazzinare CO2 per ottenere idrogeno da destinare alla produzione di energia, bruciandolo negli impianti convenzionali. In altri termini pensano che volumi di gas milioni di volte superiori possono essere contenuti più facilmente di volumi solidi. Tutti i combustibili fossili infatti producono enormi quantità di CO2 , tanto è vero che è un problema per l’atmosfera; mentre le scorie radioattive decadono anche se in tempi geologici (miliardi di anni). La CO2 invece non decade mai e quindi dovrà essere sempre immagazzinata p.e. nei pozzi petroliferi, se si vuole mantenere bassa la percentuale di CO2 nell’atmosfera.”
E ciò comporta dei rischi per gli esseri umani e per l’ambiente?
“Se questi enormi serbatoi (i pozzi petrolieri, ed esempio) perdessero, si creerebbe un’immensa ‘valle della morte’, dove non esistono animali di bassa statura. La CO2 - infatti - si deposita dal terreno verso l’alto e tutti gli esseri viventi più bassi dello strato di CO2 non riescono a respirare ossigeno, quindi muoiono.
E allora..?
“Pertanto l’Italia dovrebbe riaprire e dibattere senza preclusioni ideologiche l’opzione nucleare.
Quindi il ‘sogno’ del prof. Antonio Zichichi come assessore ai Beni culturali della Regione Siciliana, che avrebbe voluto la Sicilia piena di centrali nucleari “sicure e controllate, costruite da veri scienziati” la trova d’accordo?
“Il prof. Zichichi mi trova perfettamente d’accordo quando afferma che tra una macchinetta che con un euro anziché uno mi dà un milione di panini sceglierei quella che ne dà un milione. Perché è un po’ questo il vantaggio dell'energia nucleare per il genere umano. In una delle mie conferenze ho fornito pure i dati attraverso cui quantificare i vantaggi che l’Italia avrebbe se scegliesse l’opzione nucleare. Sono convinto che se la Sicilia scegliesse questa opzione potrebbe ottenere delle contropartite importanti per la ricerca e lo sviluppo del nucleare, per la produzione del combustibile ed il trattamento delle scorie. Si aprirebbe un’opportunità per tanti professionisti capaci e preparati che purtroppo non avendo opportunità nella loro terra natia debbono offrire i loro servizi ad altre nazioni e arricchirle. Io stesso, che sono nato e cresciuto in Sicilia, dopo essermi laureato alla facoltà di ingegneria di Palermo, sono dovuto andare altrove per realizzare il mio sogno.”
Ma l’Italia si è già espressa con due referendum sul nucleare, nel 1987 e nel 2011. Come si potrebbe oggi rimuovere questo ostacolo?
“Questi due referendum sono stati idetti dopo 2 incidenti nucleari importanti, senza informare in maniera esauriente i cittadini che, sull’onda emozionale, si sono espressi contro il nucleare. Decisioni di questa importanza non si debbono prendere sulla base della paura ma su basi razionali. Certamente la decisione di partire col nucleare richiederebbe un dibattito pubblico per informare correttamente la gente e solo dopo richiederne l’opinione.”
Per quanto concerne in particolare la Sicilia le ricordo che le parole del prof. Zichichi hanno suscitato quasi incredulità se non addirittura dileggio. Dall’altro lato il presidente Raffaele Lombardo prese la grande decisione di sottrarre la Sicilia all’opzione nucleare, dopo avere ospitato il prof. Jeremy Rifkin, abbracciando apertamente le sue idee sfavorevoli al nucleare. Non ritiene che quanto lei qua sostiene possa suscitare reazioni negative da parte dell’opinione pubblica?
“Certamente il rischio esiste. Ho avuto l’opportunità di incontrare l’allora presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di esprimergli le mie opinioni sul nucleare. Qualche volta sono stato accusato di fare parte della lobby nucleare, ma tale lobby non esiste poiché è l’industria nucleare che non esiste. Invece esistono e sono molto potenti delle lobbies ambientaliste ed industriali per impianti convenzionali. Nessun investitore oggi è disposto a costruire centrali nucleari proprio per le difficoltà ad essere accettate dall’opinione pubblica. Nessun investitore è disposto a spendere miliardi di euro per un impianto nucleare che non produce prima di 6 o 7 anni e che vedrebbe il ritorno dell’investimento dopo 15 o 20 anni, con tutti i rischi politici e di accettazione che un impianto nucleare comporta. Soltanto Stati o Regioni illuminati possono scegliere la cosa giusta, anche andando contro corrente. E qualcuno c’è, come la Finlandia. Le persone responsabili hanno il dovere di dire la propria verità, come ha fatto il prof. Zichichi, anche se quella verità non è politicamente corretta”.
Ecco, proprio sul ‘politicamente corretto’ nella comunicazione e nell’informazione, Papa Bergoglio si è duramente espresso in questi ultimi giorni, tacciando di ipocrisia chi agisce dentro tali modelli. Ritiene che l’opzione nucleare sia vittima del ‘politicamente corretto’ o la coscienza ambientalista è prevalente in tutto il mondo nell’opinione pubblica?
“Avere sviluppato nel mondo una coscienza ambientalista diffusa è una cosa bellissima. Ma la problematica che dovrebbe diffondersi tra la gente è se è preferibile bruciare petrolio o uranio? E non decidere aprioristicamente se è meglio l’uno o l’altro. Ed è proprio uscendo fuori dal ‘politicamente corretto’ che mi sento di affermare che il nucleare è preferibile dal punto di vista ambientale al gas, al petrolio, al carbone, al solare e al fotovoltaico, mentre l’idraulico e l’eolico, dove e quando possibile, sono più benigni per l’ambiente, per quanto abbiano un maggiore impatto ambientale.”
Se lei con una frase dovesse spiegare a suo nipote per quale ragione scegliere di vivere in Sicilia o altrove, in prossimità di una centrale nucleare cosa direbbe?
“Mi rifarei alla domanda che ho fatto al responsabile finlandese del programma nucleare. Gli ho chiesto come mai i finlandesi abbiano accettato di costruire una centrale nucleare quando tutto il mondo sembra essere contro?”
E lui cosa ha risposto?
“Ha risposto: in Finlandia abbiamo tante centrali nucleari e la percentuale di cittadini contrari al nucleare è inversamente proporzionale alla distanza della loro abitazione dalla centrale. In altri termini, più si è vicini ad una centrale nucleare e più si è consapevoli che esse sono migliori dal punto di vista della qualità della vita. Vorrei farle io una domanda… Cosa direbbe a suo nipote per convincerlo a vivere nella Piana di Milazzo dove ci sono una raffineria ed una centrale termica a rilevante impatto ambientale ed acustico, con morti e patologie correlate?”

D.M.C.

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