Sud chiama Nord: "ATM, Il Tar ha buttato nel cesso il decreto dell’assessorato alle Infrastrutture"

SUD CHIAMA NORD: “Il TAR ci dà ragione. La legge non si piega alle lobby del trasporto pubblico locale”. Il TAR di Catania ha accolto il ricorso presentato dal Comune di Messina, sospendendo il provvedimento con cui la Regione Siciliana – sulla base di una circolare priva di fondamento normativo – aveva vietato all’ATM di proseguire il servizio di trasporto pubblico urbano esteso al Comune di Villafranca Tirrena. Messsina, 15 ott 2025 - La decisione dei giudici amministrativi conferma ciò che abbiamo sempre sostenuto: una circolare non può scavalcare la legge e non può essere utilizzata per mortificare la volontà del Parlamento siciliano.  “Il TAR – afferma Cateno De Luca, capogruppo di Sud chiama Nord – ha buttato nel cesso il decreto dell’assessorato alle Infrastrutture che, accogliendo il ricorso dei privati, voleva cancellare un servizio efficiente e apprezzato come quello dell’ATM verso Villafranca Tirrena. Avevamo ragione sulla bontà della norma e sulla correttezza dell’azion...

'CORSI D'ORO' A MESSINA: 10 ARRESTI ECCELLENTI, CADONO GLI DEI?

I provvedimenti di custodia cautelare comportano gli arresti domiciliari per Chiara Schirò, moglie dell'on. Francantonio Genovese; Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca; Concetta Cannavò, ex tesoriere del Partito Democratico messinese; Elio Sauta ex consigliere del Pd vicino all'on. Genovese; Melino Capone, ex assessore della giunta Buzzanca a Palazzo Zanca; Natale Lo Presti, Graziella Feliciotto, Nicola Bartolone, Natale Capone e Giuseppe Caliri. Per tutti sussiste l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche


Messina, 17/07"013 - Operazione della poliziaQuesta mattina in un operazione congiunta, la polizia e la guardia di finanza hanno dato esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad una misura di sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio nei confronti di undici messinesi.
I reati contestati sono l'associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di finanziamenti pubblici per progetti formativi con il coinvolgimento di tre centri di formazione professionale di Messina. Le indagini hanno permesso di scoprire l'esistenza di un sistema per gonfiare i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l'attività dei centri formativi.

I provvedimenti di custodia cautelare comportano gli arresti domiciliari per Chiara Schirò, moglie dell'on. Francantonio Genovese; Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca; Concetta Cannavò, ex tesoriere del Partito Democratico messinese; Elio Sauta ex consigliere del Pd vicino all'on. Genovese; Melino Capone, ex assessore della giunta Buzzanca a Palazzo Zanca; Natale Lo Presti, Graziella Feliciotto, Nicola Bartolone, Natale Capone e Giuseppe Caliri.

Per tutti sussiste l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. dall’esercizio del pubblico ufficio per 2 mesi Carlo Isaia, funzionario dell’ispettorato del lavoro con l'accusa di rivelazione del segreto d’ufficio: avverti Elio Sauta che stava per essere effettuata un’ispezione amministrativa all’Aram.

In particolare i rappresentanti legali dei centri di formazione,attraverso la compiacenza di società, i cui titolari erano legati da vincoli di parentela o di fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato, inducendo così in errore gli enti pubblici nella fase di erogazione dei finanziamenti.

La locale Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, hanno dato esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad una misura di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di undici soggetti messinesi, a seguito del provvedimento emesso dal G.I.P..

Ai destinatari delle misure cautelari viene contestato il delitto di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti da tre centri di formazione professionale operanti nella provincia di Messina: L.U.Me.N. (Libera Università Mediterranea di Naturopatia), A.R.A.M. (Associazione per le Ricerche nell’Area Mediterranea) ed A.N.Co.L. (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro).

Le indagini hanno scandagliato l’attività posta in essere dai predetti enti negli ultimi anni, consentendo agli investigatori di appurare l’esistenza di un sistema grazie al quale venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l’attività degli enti.

Più in particolare, sono state provate prestazioni totalmente simulate, sovrafatturazione delle spese di gestione relative agli affitti, al noleggio delle attrezzature e alla pulizia dei locali in cui venivano tenuti i corsi di formazione.

Grazie a tali artifici, i rappresentanti legali dei centri di formazione, attraverso la compiacenza di società i cui titolari erano ad essi legati da vincoli di parentela e/o di fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato, inducendo così in errore gli enti pubblici nella fase di erogazione dei finanziamenti.

Attraverso tali illeciti comportamenti, i centri in questione, che hanno come scopo l’organizzazione – senza fini di lucro – di corsi formativi nell’ambito dei progetti approvati dalla Regione Siciliana, e da questa interamente finanziati mediante denaro proveniente direttamente dalle casse regionali, dello Stato e dell’Unione Europea per il tramite del Fondo Sociale Europeo, hanno ottenuto finanziamenti per importi di gran lunga superiori ai costi effettivamente sostenuti, con conseguenti enormi sprechi di denaro pubblico ed illeciti arricchimenti.

Stamani, la locale Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, hanno dato esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad una misura di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di undici soggetti messinesi, a seguito del provvedimento emesso dal G.I.P..

Ai destinatari delle misure cautelari viene contestato il delitto di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti da tre centri di formazione professionale operanti nella provincia di Messina: L.U.Me.N. (Libera Università Mediterranea di Naturopatia), A.R.A.M. (Associazione per le Ricerche nell’Area Mediterranea) ed A.N.Co.L. (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro).

Le indagini hanno scandagliato l’attività posta in essere dai predetti enti negli ultimi anni, consentendo agli investigatori di appurare l’esistenza di un sistema grazie al quale venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l’attività degli enti. Più in particolare, sono state provate prestazioni totalmente simulate, sovrafatturazione delle spese di gestione relative agli affitti, al noleggio delle attrezzature e alla pulizia dei locali in cui venivano tenuti i corsi di formazione.

Grazie a tali artifici, i rappresentanti legali dei centri di formazione, attraverso la compiacenza di società i cui titolari erano ad essi legati da vincoli di parentela e/o di fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato, inducendo così in errore gli enti pubblici nella fase di erogazione dei finanziamenti.

Attraverso tali illeciti comportamenti, i centri in questione, che hanno come scopo l’organizzazione – senza fini di lucro – di corsi formativi nell’ambito dei progetti approvati dalla Regione Siciliana, e da questa interamente finanziati mediante denaro proveniente direttamente dalle casse regionali, dello Stato e dell’Unione Europea per il tramite del Fondo Sociale Europeo, hanno ottenuto finanziamenti per importi di gran lunga superiori ai costi effettivamente sostenuti, con conseguenti enormi sprechi di denaro pubblico ed illeciti arricchimenti.

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