Centri antiviolenza, Case rifugio: in Sicilia e nelle Isole l'88,6% hanno un ente promotore privato

L’Istat e il Dipartimento per le Pari Opportunità rendono disponibile, tramite uno specifico sistema  informativo, un quadro integrato e tempestivamente aggiornato di informazioni ufficiali sulla  violenza contro le donne in Italia 2 . L’obiettivo è fornire dati e indicatori statistici di qualità che  offrano una visione di insieme su questo fenomeno attraverso l’integrazione di dati provenienti da  varie fonti (Istat, DPO, Ministeri, Regioni, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Centri antiviolenza,  Case rifugio e altri servizi come il numero di pubblica utilità Anti Violenza e Stalking. 14/04/2025 -  Nel 2023 sono state 7.731 le persone accolte nelle strutture residenziali specializzate (Case rifugio) e non specializzate (Presidi residenziali assistenziali e socio-sanitari) per motivi legati alla violenza di genere.  Sono 3.574 le donne vittime di violenza, di cui 3.054 ospiti di Case rifugio e 520 di presidi residenziali.  Sono 4.157 i minori ospiti de...

'CORSI D'ORO' A MESSINA: 10 ARRESTI ECCELLENTI, CADONO GLI DEI?

I provvedimenti di custodia cautelare comportano gli arresti domiciliari per Chiara Schirò, moglie dell'on. Francantonio Genovese; Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca; Concetta Cannavò, ex tesoriere del Partito Democratico messinese; Elio Sauta ex consigliere del Pd vicino all'on. Genovese; Melino Capone, ex assessore della giunta Buzzanca a Palazzo Zanca; Natale Lo Presti, Graziella Feliciotto, Nicola Bartolone, Natale Capone e Giuseppe Caliri. Per tutti sussiste l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche


Messina, 17/07"013 - Operazione della poliziaQuesta mattina in un operazione congiunta, la polizia e la guardia di finanza hanno dato esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad una misura di sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio nei confronti di undici messinesi.
I reati contestati sono l'associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di finanziamenti pubblici per progetti formativi con il coinvolgimento di tre centri di formazione professionale di Messina. Le indagini hanno permesso di scoprire l'esistenza di un sistema per gonfiare i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l'attività dei centri formativi.

I provvedimenti di custodia cautelare comportano gli arresti domiciliari per Chiara Schirò, moglie dell'on. Francantonio Genovese; Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca; Concetta Cannavò, ex tesoriere del Partito Democratico messinese; Elio Sauta ex consigliere del Pd vicino all'on. Genovese; Melino Capone, ex assessore della giunta Buzzanca a Palazzo Zanca; Natale Lo Presti, Graziella Feliciotto, Nicola Bartolone, Natale Capone e Giuseppe Caliri.

Per tutti sussiste l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. dall’esercizio del pubblico ufficio per 2 mesi Carlo Isaia, funzionario dell’ispettorato del lavoro con l'accusa di rivelazione del segreto d’ufficio: avverti Elio Sauta che stava per essere effettuata un’ispezione amministrativa all’Aram.

In particolare i rappresentanti legali dei centri di formazione,attraverso la compiacenza di società, i cui titolari erano legati da vincoli di parentela o di fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato, inducendo così in errore gli enti pubblici nella fase di erogazione dei finanziamenti.

La locale Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, hanno dato esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad una misura di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di undici soggetti messinesi, a seguito del provvedimento emesso dal G.I.P..

Ai destinatari delle misure cautelari viene contestato il delitto di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti da tre centri di formazione professionale operanti nella provincia di Messina: L.U.Me.N. (Libera Università Mediterranea di Naturopatia), A.R.A.M. (Associazione per le Ricerche nell’Area Mediterranea) ed A.N.Co.L. (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro).

Le indagini hanno scandagliato l’attività posta in essere dai predetti enti negli ultimi anni, consentendo agli investigatori di appurare l’esistenza di un sistema grazie al quale venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l’attività degli enti.

Più in particolare, sono state provate prestazioni totalmente simulate, sovrafatturazione delle spese di gestione relative agli affitti, al noleggio delle attrezzature e alla pulizia dei locali in cui venivano tenuti i corsi di formazione.

Grazie a tali artifici, i rappresentanti legali dei centri di formazione, attraverso la compiacenza di società i cui titolari erano ad essi legati da vincoli di parentela e/o di fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato, inducendo così in errore gli enti pubblici nella fase di erogazione dei finanziamenti.

Attraverso tali illeciti comportamenti, i centri in questione, che hanno come scopo l’organizzazione – senza fini di lucro – di corsi formativi nell’ambito dei progetti approvati dalla Regione Siciliana, e da questa interamente finanziati mediante denaro proveniente direttamente dalle casse regionali, dello Stato e dell’Unione Europea per il tramite del Fondo Sociale Europeo, hanno ottenuto finanziamenti per importi di gran lunga superiori ai costi effettivamente sostenuti, con conseguenti enormi sprechi di denaro pubblico ed illeciti arricchimenti.

Stamani, la locale Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, hanno dato esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad una misura di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di undici soggetti messinesi, a seguito del provvedimento emesso dal G.I.P..

Ai destinatari delle misure cautelari viene contestato il delitto di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti da tre centri di formazione professionale operanti nella provincia di Messina: L.U.Me.N. (Libera Università Mediterranea di Naturopatia), A.R.A.M. (Associazione per le Ricerche nell’Area Mediterranea) ed A.N.Co.L. (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro).

Le indagini hanno scandagliato l’attività posta in essere dai predetti enti negli ultimi anni, consentendo agli investigatori di appurare l’esistenza di un sistema grazie al quale venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l’attività degli enti. Più in particolare, sono state provate prestazioni totalmente simulate, sovrafatturazione delle spese di gestione relative agli affitti, al noleggio delle attrezzature e alla pulizia dei locali in cui venivano tenuti i corsi di formazione.

Grazie a tali artifici, i rappresentanti legali dei centri di formazione, attraverso la compiacenza di società i cui titolari erano ad essi legati da vincoli di parentela e/o di fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato, inducendo così in errore gli enti pubblici nella fase di erogazione dei finanziamenti.

Attraverso tali illeciti comportamenti, i centri in questione, che hanno come scopo l’organizzazione – senza fini di lucro – di corsi formativi nell’ambito dei progetti approvati dalla Regione Siciliana, e da questa interamente finanziati mediante denaro proveniente direttamente dalle casse regionali, dello Stato e dell’Unione Europea per il tramite del Fondo Sociale Europeo, hanno ottenuto finanziamenti per importi di gran lunga superiori ai costi effettivamente sostenuti, con conseguenti enormi sprechi di denaro pubblico ed illeciti arricchimenti.

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