Casteldaccia: la morte di 5 operai lascia sgomenti, ennesimo incidente sul lavoro grave e inaccettabile

Incidente sul lavoro a Casteldaccia: cinque lavoratori perdono la vita e un sesto è in gravi condizioni. La Cisal indice per domani, martedì 7 maggio, uno sciopero generale di 4 ore nel settore privato, a partire dall’inizio del turno di lavoro, "mentre dalle 9 terremo un sit-in di fronte alla Prefettura di Palermo”.   Palermo, 6 maggio 2024 – "L'incidente sul lavoro che a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ha portato alla morte di cinque operai e al ferimento di un sesto, ci lascia sgomenti. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e chiediamo che si accertino al più presto le cause di questo ennesimo incidente sul lavoro, grave e inaccettabile. La sicurezza sul lavoro è un'emergenza nazionale e come tale va affrontata a ogni livello, coinvolgendo sindacati, imprese e istituzioni". Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federerenergia Cisal in merito all'incidente sul lavoro avvenuto a Castaldaccia, nel Palermit

FELTRINELLI POINT, COMUNICAZIONE E RICERCA, TRE APPUNTAMENTI A MESSINA

Comunicazione e ricerca sociale al Feltrinelli Point Messina: tre appuntamenti, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, con tematiche vicine, approcci rigorosi e visioni ampie che si integrano
Messina, 13/10/2013 – Giovedì 17 ottobre, alle 18, si presenta “Quota zero. Messina dopo il terremoto: la ricostruzione infinita” (Donzelli, 2013). Interverrà l’autore, Pietro Saitta, ricercatore in Sociologia generale all’Università di Messina, autore di saggi su sociologia urbana e dell’ambiente,
immigrazione e criminologia critica (tra i quali “Economie del sospetto” per Rubbettino, 2006, e “Getting By or Getting Rich? The Formal, Informal and Criminal Economy in a Globalised World” per Eleven, 2013). Con lui ne discuteranno Carmelo Celona dipartimento Edilizia privata, Comune di Messina, Biagio Oriti, segretario provinciale Fillea Cgil Messina, Berardino Palumbo, professore ordinario di Antropologia, Università di Messina.

Martedì 22 ottobre alle ore 18 si presenta “Il segreto di Cybernella. Governance dell’accoglienza e pratiche locali di integrazione educativa” (Euno, 2013). Con l’autrice Mara Benadusi, ricercatrice dell’Università di Catania in Discipline demoetnoantropologiche, vincitrice della Mary Fran Myers Scholarship, Natural Hazards Center, Colorado, interverranno Dario De Salvo, storico della pedagogia, Università di Messina), Patrizia Panarello, pedagogista dell’Università di Messina e assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Messina), Pietro Saitta, sociologo, Università di Messina.

Venerdì 25 ottobre alle ore 18, il Cesv presenta “Parlare civile” (Bruno Mondadori 2013), progetto di comunicazione sociale della testata Redattore Sociale. Parteciperanno Santi Mondello, presidente del Cesv, Antonio D’Alessandro, presidente di Parsec Consortium che con Stefano Trasatti è coordinatore del progetto editoriale, Raffaella Maria Cosentino, tra le autrici del libro (con Giorgia Serughetti e Federica Dolente), l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Messina, Antonino Mantineo, Elisabetta Raffa, direttore responsabile della testata www.messina.sicilians.it, e Fabio Rossi, docente di Linguistica italiana (Università di Messina). Coordinerà l’addetto stampa del Cesv Marco Olivieri.

Mischiando storiografia, sociologia urbana, etnografia e storie di vita, “Quota zero” presenta i non-eroi della storia e del presente di Messina, “la cui caratteristica principale è costituita dalla loro capacità di subire ad oltranza e di non sapere rinunciare all’essere monadi in balia di una ‘intelligenza collettiva’ che opera all’unisono contro di essi”. Non le manda a dire, insomma, Pietro Saitta. “Quota Zero” è considerato un libro importante sul Mezzogiorno: ne parlerà “addirittura con encomi esagerati”, la rivista scientifica “Archivio di studi urbani e regionali”, il “Sole 24 ore” lo ha definito “davvero notevole” e “brillante”. Loredana Lipperini in Fahreneit (Rai Radio3) lo ha elogiato. Non a caso tanta buona stampa. Messina – dice Saitta - “anticipa le tendenze del capitalismo post-fordista, fatta di lavori a tempo, bassi salari, faticosi, sporchi. E, al contempo, vede aumentare a dismisura la forbice tra un nucleo ristrettissimo – praticamente un monopolio o un’oligarchia – di persone ricchissime e il resto”. Il “resto” è il tema del libro.

“Quota zero” prova a lanciare “uno sguardo critico sul presente. Ma anche a comprendere che Messina è un posto molto più significativo di quello che normalmente crediamo, e non soltanto per lo Stretto, la focaccia, i cannoli e la granita. Messina è un luogo privilegiato per comprendere il capitalismo e la modernità”. Nel frattempo, però, la politica ha poco tempo di leggere, o, almeno, Saitta non ha avuto alcun commento. “In generale, e senza particolari riferimenti, credo che la politica sia soprattutto lo specchio delle borghesie. Ricordiamo che Pasolini, ne ‘La ricotta’, fa dire a Orson Welles: ‘In Italia, il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d’Europa’. Era, credo, il 1963. Non penso sia cambiato molto da allora”. E, infatti, per superare le condizioni in cui vive Messina “ci vorrebbe innanzitutto una borghesia. Voglio dire, una vera borghesia. Una borghesia, in generale, più colta, più avanzata politicamente, maggiormente volta al pubblico e non al privato, di quanto non sia la borghesia messinese nel suo complesso”.

Oggetto del “Segreto di Cybernella” è invece la scuola italiana multiculturale che tra due concezioni - “ghetto” oppure “oasi” - perde, anzi non trova, la linea della normalità. Tra il piano delle intenzioni e quello della prassi, tra “buonismo” che cancella pezzi di realtà e “cattivismo” che introduce pregiudizi, l’agenzia educativa per eccellenza disperde spesso energie e spesso non intercetta i problemi reali. Mara Benadusi non ci sta. E così torna sui banchi di scuola, in alcuni casi fisicamente, per guardare la questione da quanti più punti di vista sia possibile. “A conti fatti, di frequente l’alunno “straniero” viene letto solo o soprattutto per le carenze da colmare, tipica tra tutte la minore conoscenza della lingua italiana rispetto ai suoi compagni nati da genitori italiani”. Ma, appunto, “si fa presto a dire “straniero”: “Tra gli alunni stranieri quelli nati in Italia rappresentano ormai il 44,2%: li abbiamo formati nelle nostre scuole fin dai primi livelli di istruzione e spesso (a parte il colore della pelle) sono difficilmente distinguibili per attitudini, preferenze, gusti, modo di vestire da tanti coetanei della loro classe. Lo stesso Ministro Profumo, che pure ha mostrato di essere su posizioni più aperte della Gelmini, quando si è trattato di indicare la strada per ‘cambiare modo di fare scuola’ ha indicato che il problema maggiore è quello legato all’ora di religione, ormai obsoleta per come viene iniziata nelle nostre scuole. D’accordissimo, ma poi? Che altro?”.

Lo sguardo in profondità della ricercatrice non perde di vista, insomma, lo scenario generale. Per far questo, Benadusi ha proceduto “per piccoli tasselli, per entrare nella scuola, nelle classi, nei corridoi frequentati dalle cricche di studenti e professori, ma anche dentro il quartiere, nei locali della circoscrizione, nelle piazze, tra le baracche del campo rom da cui vengono i bambini iscritti nel plesso, perché nessuna scuola può abbassare completamente la saracinesca rispetto allo spazio circostante”. “Vorrei – conclude Benadusi – che l’incontro del 22 lasciasse delle domande aperte e il desiderio di cercare risposte nel confronto con i contesti scolastici che sono a ciascuno più prossimi. Vorrei dialogare con chi a scuola ci vive, perché ci ha studiato, ci studia, ci insegna, ci fa ricerca, ci accompagna i figli ogni giorno, la gestisce, la dirige, la pensa, la vuole cambiare, la fa”.

Persone che agiscono nella società, e che si impegnano per “farla” diversa, e migliore, sono i giornalisti di Redattore Sociale. “Non esistono parole sbagliate, esiste un uso sbagliato delle parole” è lo slogan che ha scandito le presentazioni di “Parlare civile”, un viaggio in 8 capitoli alla ricerca della comunicazione più precisa e accurata su temi come Disabilità, Genere e orientamento sessuale, Immigrazione, Povertà ed emarginazione, Prostituzione e tratta, Religioni, Rom e Sinti, Salute mentale; un minidizionario di 25 parole chiave a cui se ne legano quasi 350. “Parlare civile” – si legge nella quarta di copertina - non è una nuova opera di denuncia della cattiva informazione, né uno strumento di censura o di intralcio al lavoro giornalistico e neppure un repertorio del politically correct. È un libro di servizio che, senza ideologia e attraverso opinioni diverse, cerca di indicare una direzione responsabile alla comunicazione pubblica, giornalistica e politica, di chiarire i dubbi e contestualizzare l'uso di termini spesso abusati nelle cronache quotidiane. Un aiuto, insomma, per quella manutenzione delle parole che dovrebbe essere costante e naturale per ogni comunicatore”.

Già presentato a Roma dalla presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, "Parlare civile" è un manuale ma anche un blog e un sito web, dedicato ai principali temi a rischio discriminazione e al linguaggio per parlarne. E più “fili” lo legano a Messina. L’impegno quotidiano del Cesv, anzitutto, ma anche quello di Fondazione di Comunità di Messina, di cui Parsec Consortium è uno dei co-fondatori. Dice infatti, Antonino D’Alessandro, che, appunto, sarà presente a Messina venerdì 25: “L'impegno ad usare un linguaggio non discriminatorio da parte dei comunicatori professionali in primis è uno degli elementi che porta alla costruzione di un modello di comunicazione sociale su cui sta lavorando la Fondazione, basato innanzitutto sulla capacità di ascoltare le persone in difficoltà e diffondere le loro opinioni senza alcun interferenza. Il riconoscimento pieno dei cosiddetti ‘portatori di bisogni’ come portatori di contenuti parte proprio dall'uso di un linguaggio rispettoso e congruo alla realtà dei fatti”.

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