Fondi Ue: ecco come in Italia si bruciano i soldi del Pnrr, nelle mani della criminalità organizzata

Le mani della criminalità organizzata sui Fondi Ue: ecco come in Italia si bruciano i soldi del Pnrr.  La metà delle indagini relative alle frodi sui fondi Ue riguardano l'Italia (6 su 12 miliardi complessivi di danno stimato). E sulla maggior parte di queste c'è l'ombra della criminalità organizzata, attratta dal richiamo del flusso consistente di denaro. 4 mag 2024 - È quanto emerso il 29 e il 30 aprile a Bruxelles, nel corso dei due giorni di studio, approfondimento e confronto giuridico dedicati alla Procura europea, alle sue competenze e ai riflessi più significativi della sua azione giudiziaria. Un appuntamento che si è concluso con l'affermazione di un dato che non può lasciare indifferenti anche coloro che non sono professionisti del settore legale: l'Italia è al centro delle indagini Eppo.   Pur essendo stato pubblicato pochi giorni fa il Report 2023 - 2023 in numbers | European Public Prosecutor’s Office (europa.eu) - l'analisi dell'andamento delle

L'AUTONOMIA SCOLASTICA E GLI AUGURI DI NATALE DEL MINISTRO CARROZZA


No! Condorcet no! Gli auguri che il ministro Carrozza ha ampiamente diffuso per il Natale e l’inizio del nuovo anno, rappresentati da una frase del matematico girondino del 700, sono nel segno delle larghe intese, un governo di destra-sinistra-centro, con la chiamata dei ministri e dei sottoministri in base al famoso “Cencelli”. In aggiunta il solito vecchio tentativo di risvegliare il pubblico dell’istruzione con un coinvolgimento cibernetico e i cittadini (quei pochi che leggono i giornali) con un messaggio demagogico. Ancora?
23/01/2014 - Ancora, pur essendo ministro della Repubblica, non è consapevole dei mali della scuola, del processo storico che ha prodotto le pagelle negative dell’Europa? Ancora, pur essendosi insediata da quasi un anno, non ha riunito intorno a sé tutte le forze, le agenzie, le burocrazie che sovrintendono questo “mostro” rappresentato dall’istruzione, dalla formazione dei giovani, dalla cultura nel nostro paese?


Ancora ha bisogno di consigli di genitori sprovveduti e permissivi che determinano con i loro comportamenti l’essere sdraiati dei figli, di docenti scivolati nella scala sociale per un sempre maggiore immiserimento, di studenti che fuggono dalle loro responsabilità in una società che, come dice Eugenio Scalfari, assiste impotente e complice al deperimento della figura del padre, all’annullamento della tradizione, e si configura, secondo gli esperti psicologi, immersa in un’epoca di transizione, definita “dalle passioni tristi”?

Ancora è preda dell’ossessione dei “talenti”, mentre i giovani cervelli sono in fuga dalla depressione, dalla miseria, dalle raccomandazioni che dominano in luogo della meritometria? Talenti non ne sono mancati in Italia, ben rivolti all’interesse individuale. Gli ultimi ai quali il ministro sembra affezionata erano i prediletti del bocconiano Monti e hanno combinato guai inauditi alla povera gente e al ceto medio senza stanare neppure un ricco dalla tana dei suoi privilegi. Ancora parole vuote come uguaglianza, opportunità, giustizia, ormai spogliate, denudate, stuprate dai privilegi della politica, dalle ruberie mai punite, dall’indifferenze di un popolo che si nutre, come ai tempi di Nerone, di “panem et circenses”?

Ancora non ha letto la letterina dell’ASASI che ha più volte disseminato ogni tipo di rilievo idoneo a comprendere i mali della scuola e a trovarne la soluzione? Leggere (rileggere) le profetiche parole di Antonio Gramsci sui mali endemici della scuola e dell’università: no, vero? Meglio come fonte ispiratrice il matematico Condorcet, di origini nobiliari (era marchese) e educazione gesuitica che, durante l’esplosione della Rivoluzione Francese, fece parte dei Girondini, il gruppo più moderato della rivoluzione, capace di opporsi alla liquidazione rapida della monarchia come l’ultimo residuo dell’Ancien Régime.

Queste sono le parole di Gramsci, intellettuale organico, imprigionato per le proprie idee, e non intellettuale prestato alla politica, già facente parte di una casta di borghesi moderati e tesi a conservare e non a rinnovare: “Nelle università il professore insegna dalla cattedra alla massa degli ascoltatori, cioè svolge la sua lezione, e se ne va. Per la massa degli studenti i corsi non sono altro che una serie di conferenze, ascoltate con maggiore o minore attenzione, tutte o solo una parte: lo studente si affida alle dispense, all’opera che il docente stesso ha scritto sull’argomento o alla bibliografia che ha indicato.

Ogni insegnante tende a formare una sua “scuola”, ha suoi determinati punti di vista. Su determinate parti della sua scienza, che vorrebbe veder sostenuti da “suoi seguaci o discepoli”. Nella stessa facoltà c’è concorrenza tra professori di materie affini per contendersi certi giovani che si siano già distinti con una recensione o un articoletto o in discussioni scolastiche (dove se ne fanno). Il professore allora guida veramente il suo allievo.
Questo costume, salvo casi specifici di camorra, è benefico, perché integra la funzione delle università. Dovrebbe, da fatto personale, da iniziativa personale, diventare funzione organica. Intorno a certi professori c’è ressa di procaccianti, che sperano raggiungere facilmente una cattedra universitaria.

Oltre la scuola, nei vari gradi, quali altri servizi non possono essere lasciati all’iniziativa privata, ma in una società moderna, devono essere assicurati dallo Stato e dagli enti locali (comuni e province)? Il teatro, le biblioteche, i musei di vario genere, le pinacoteche, i giardini zoologici, gli orti botanici, ecc. È da fare una lista di istituzioni che devono essere considerate di utilità per l’istruzione e la cultura pubblica. È da osservare che proprio questi servizi sono da noi trascurati quasi del tutto; esempio le biblioteche e i teatri. I teatri esistono in quanto sono un affare commerciale: non sono considerati servizio pubblico. Data la scarsezza del pubblico teatrale e la mediocrità delle città, in decadenza.

In Italia invece abbondano le opere pie e i lasciti di beneficenza: forse più che in ogni altro paese. E dovuti all’iniziativa privata. Male amministrati e mal distribuiti. La scuola unitaria di cultura generale dovrebbe proporsi di immettere nell’attività sociale i giovani dopo averli portati a un certo grado di maturità e capacità, alla creazione intellettuale e pratica e di autonomia nell’orientamento e nell’iniziativa. Ma questa trasformazione dell’attività scolastica domanda un allargamento inaudito dell’organizzazione pratica della scuola, cioè degli edifici, del materiale scientifico, del corpo insegnante, ecc. Il corpo insegnante specialmente dovrebbe essere aumentato, perché la efficienza della scuola è tanto maggiore e intensa quanto più piccolo è il rapporto tra maestro e allievi, ciò che prospetta altri problemi non di facile e rapida soluzione.

Tornando, quindi, al messaggio di auguri è bene ricordare a tutti che l’istruzione non è mai eguale, perché, pur partendo da moduli teorici uguali, passa attraverso la diversità delle persone e dei contesti. Per rimanere nella città di Palermo, una cosa è insegnare a Borgonuovo e allo Zen, (dove le scuole sono abbandonate dallo Stato ad eroi dirigenti e docenti), un’altra al Liceo Meli e al Garibaldi, frequentate dalla piccola, media e alta borghesia, un’altra cosa al CEI, scuola religiosa alto borghese che adotta criteri gestionali spesso sovvenzionati anche dallo Stato, un’altra cosa nelle scuole della Provincia, scuola pubblica gestita spesso con criteri privatistici.

L’eguaglianza dei diritti non può essere mantenuta se prima non viene instaurata in modo serio e costante. Il privilegio che identifica i politici e gli alti burocrati e le caste che dominano in ogni luogo della città con i loro clienti adusi ad una ben remunerata adulazione, favorisce ed acuisce la disuguaglianza, e l’annullamento dei diritti come nella Sicilia postbellica i mafiosi erano complici dei feudatari. La superiorità naturale di alcuni uomini rispetto alla massa non contribuisce affatto al bene di tutti perché è rivolta al narcisismo e alla vanità. E i piccoli, i furbi, i parvenus (culi arrinisciuti come si dice dalle nostre parti),come dimostra il bellissimo film di Paolo Virzì, Il CAPITALE UMANO, in questa ecumene sperduta nel mare del vizio e della corruzione, sanno soltanto seguire, imitare e superare i grandi malfattori.

Gaetano Bonaccorso
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