Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

MESSINA: LA CASA DELLO STUDENTE E IL VALORE DEI BENI COMUNI

Messina, 11/04/2014 - Sono passati quasi due mesi da quando il Teatro Pinelli Occupato e gli studenti del Collettivo Unime hanno fatto della Casa dello Studente una ZTL (Zona temporaneamente liberata). Non basta leggere i giornali o informarsi sul web per avere un'idea chiara su quanto sta succedendo a Messina, ma bisogna andare a vedere di persona, coi proprio occhi, ciò che sta succedendo in quel luogo e noi di Unidea l'abbiamo fatto. Arriviamo alla casa dello studente forse nel momento sbagliato, proprio nel mezzo di una riunione dei membri di questi gruppi.
Serve più partecipazione sembra. Guidati da un ragazzo del Collettivo, Mattia Monaco, abbiamo fatto un giro per questa gigantesca struttura e abbiamo potuto vedere dal vivo quello che è veramente la Casa dello Studente. Centinaia di stanze vuote, corridoi senza fine, quattro piani di desolazione, non una zona comune, un'aula per le conferenze o qualsiasi altra cosa che potrebbe fungere da luogo di riunione.

La casa dello studente è un enorme edifico vuoto in pieno centro. Dovrebbe essere un dormitorio per gli studenti e, invece, è solo una palese dimostrazione di quanto valore abbia, oggi, per le nostre istituzioni il diritto allo studio: un involucro vuoto, come lo sono quelle innumerevoli stanze. Rappresenta uno dei tanti posti a Messina lasciati al degrado, all'incuria e a una lenta morte.
Ci fanno vedere la piccola biblioteca che hanno allestito e ci raccontano le iniziative che hanno accompagnato questa protesta. Chiediamo ai ragazzi che supporto hanno avuto dalle istituzioni. Hanno uno sguardo interrogativo, non capiscono cosa intendiamo. Quando specifichiamo “con l'amministrazione comunale” rispondono scettici, dicendo che non hanno ricevuto nessuna risposta convincente fin'ora. Quando specifichiamo “con le istituzioni universitarie” sono ancora più confusi, non sanno di cosa stiamo parlando, rispondono “Chi?”.

Gli chiediamo dei rappresentanti degli studenti nel Senato Accademico, ci rispondono che sono stati abbastanza assenti a parte un interrogatorio. Gli chiediamo dei rappresentanti all'ERSU, diretti interessati al degrado di questa struttura, ci dicono che non li hanno mai visti. Quando facciamo il nome di alcuni di loro la loro espressione si può interpretare in un solo modo: “non pervenuti”. Anzi ci chiedono di sottolineare questo aspetto, la totale assenza degli studenti che noi abbiamo chiamato a rappresentarci e che invece rispondono con l'indifferenza (che è ancora peggio di una cattiva amministrazione).

La protesta di questi ragazzi riesce comunque ad andare avanti e ne avvicina sempre di nuovi che hanno la possibilità di usufruire delle tante aule studio, allestite per dare un segnale su come l’Università possa essere non solo conoscenza ma anche aggregazione.
Sulla scia della protesta e delle battaglie per i beni comuni che ha avuto inizio alcuni anni fa col referendum sull'acqua pubblica promosso da Stefano Rodotà, sembra che anche a Messina sia soffiato quel vento di riconquista di una dimensione pubblica che non sia più merce di scambio di rapporti clientelari.

Quest’occasione rischia di essere sprecata se le Istituzioni non sapranno far tesoro del messaggio che i giovani stanno lanciando. Sono loro, i ragazzi del Teatro Pinelli e del Collettivo Unime, per primi ad affermare che l'autogestione non è una soluzione che va bene per tutto. Per la Casa dello Studente non va bene. Certo chiedono la creazione di uno spazio all'interno della struttura che sia gestito solo da studenti, ma non è questo il punto.

L’impegno delle Istituzioni a far funzionare le strutture e la collaborazione dei giovani nel renderle il più aperte possibili, dà la possibilità di mettere i beni comuni a disposizione di tutti, anche in un periodo in cui non si può investire in nuove assunzioni.
E' necessario scuotere i cittadini dal loro torpore, far loro acquisire la consapevolezza che certi luoghi, certe strutture, non appartengono a chissà quali autorità ma sono un bene comune, appartengono a tutti noi, ed è giusto che chi li gestisce lo faccia avendo come obbiettivo quello di garantire la possibilità di usufruirne.

Protesta e proposta si intrecciano a tal punto da non far capire dove finisce l’una e inizi l’altro. Ma forse a volte sono necessari questi gesti estremi, queste proteste contro un cattivo modo di amministrare, se sono l'unico modo di farci capire che è necessario che certi beni siano di appartenenza della collettività. Ed è necessario farlo capire anche alle istituzioni, perché non si va da nessuna parte con la sola protesta, è necessario collaborare per costruire (ed anche questo è il senso dell'assessorato ai beni comuni fatto nella nostra città). E' arrivato ormai il momento che anche a Messina torni ad essere al centro dell'attività politica il valore dei beni comuni.


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