Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

ZONA FALCATA MESSINA: RIQUALIFICAZIONE, FORTI PREOCCUPAZIONI PER LA SOPRAVVIVENZA DELLA CANTIERISTICA NAVALE

Messina 14/05/2014 - A seguito della riunione del 14/05/2014 tenutasi nella sede dell’Autorità Portuale tra il Presidente De Simone le OO.SS. circa l’accordo sottoscritto il 23 aprile u.s. tra l’Autorità Portuale stessa, l’Ente autonomo Portuale di Messina e la Regione Siciliana, riguardante il percorso di riqualificazione e sviluppo della Zona Falcata, la scrivente Confederazione Unitaria di Base (CUB), pur riconoscendo la necessaria e rapida riqualificazione volta al recupero delle aree, esprime forti preoccupazioni circa la possibilità di sopravvivenza
della cantieristica navale nell’area falcata, cantieristica già fortemente penalizzata a causa delle forti criticità, più volte denunciate da questa OO.SS all’Autorità Portuale, causate dall’incessante ormai decennale volontà tecnico-politica di riduzione degli spazi operativi ad essa destinati ed indispensabili per le proprie attività e che hanno concorso alla chiusura dei piccoli e medi cantieri costretti, loro malgrado e con aggravio di costi, a dirottare le lavorazioni in altre province. Inoltre si vuole necessariamente ignorare la naturale vocazione marinara della città la sua cantieristica navale, concentrata nella zona falcata di Messina, un tempo onore e prestigio e fonte di benessere della città. Le capacità imprenditoriali e l’elevata professionalità delle maestranze del settore erano riconosciute ed apprezzate in tutto il mondo. Oggi, le piccole attività cantieristiche sono del tutto sparite e le grandi e famose imprese, arsenale militare, cantieri Intermarine ex Rodriquez, cantieri Palumbo (ex SMEB) sono al collasso.

Non soltanto rischiano di sparire le ultime attività produttive rimaste in città, ma la stessa tradizione cantieristica messinese. L’ultima assunzione di un operaio nella cantieristica sfiora il decennio.
Le maestranze rimaste impegnate nel settore vanno riducendosi e si estingueranno probabilmente nell’arco del prossimo decennio. Forse solo allora il settore sarà attenzionato e su di esso si faranno dotte conferenze magari realizzando un “Museo di strutture industriali” da far visitare ai croceristi di passaggio, che doneranno qualche spicciolo alla memoria di un glorioso passato. Se tutto questo è generato in parte dall’alibi di una pretestuosa crisi internazionale, non si può negare che alcune imprese, come la Palumbo, sono fiorenti in altri luoghi, ma in difficoltà a Messina. Perché? Perché a Messina si è creata una circostanza di rigetto verso il settore?

Le scelte dell’Autorità Portuale negli anni sono state indirizzate verso altre direzioni che hanno, di fatto, ostacolato lo sviluppo della cantieristica (allungamento del molo Norimberga che ostacola le manovre dei traghetti ed ha reso difficile l’ingresso delle navi nel bacino di carenaggio, sottraendo quelle banchine vitali alla cantieristica per l’attività).
In tempi recentissimi il rifacimento della via S. Raineri riducendone la carreggiata ha reso estremamente difficoltoso l’ingresso nei cantieri dei grossi mezzi di trasporto industriale. La sottoscrizione dell’accordo, recentemente stipulato tra Autorità Portuale, l’Ente Autonomo Portuale di Messina e la Regione Siciliana, secondo quanto diffuso non fa che rafforzare le nostre preoccupazioni. Nell’art.2 dell’accordo si legge, infatti, che esso è stato effettuato per dare spedita attuazione agli interventi previsti dal P.R.P. adottato con delibera dell’A.P. n.4 del 27/03/2008.
Le nostre perplessità sul P.R.P., così come adottata dalla richiamata delibera, sono ben note perché riduce l’area destinata alla cantieristica che, inoltre, rimarrebbe soffocata dalla prevalenza di altre attività, come quella turistico-alberghiera, con essa inconciliabili.

Il mancato asservimento dell’intera superficie di 144.000 mq destinata a Punto Franco (il quale piaccia o no, continua ad esistere in forza del D.Lgs. n.179 del 01.12.2009) rimarrà sempre un impedimento all’attuazione del P.R.P. con la conseguenza che questo non sarà completamente attuato impedendone invero la continuazione, lo sviluppo e persino la sopravvivenza delle attività tradizionalmente esistenti (la cantieristica). Il risultato conseguente sarà in perfetto stile messinese la distruzione dell’esistente senza avere la capacità di realizzare alcunché.
Le opere, per altro, previste nel P.R.P. sono faraoniche, poiché richiedono tempi di attuazioni lunghissimi (si pensi allo smantellamento dell’inceneritore comunale ancora nemmeno cominciato ma le cui procedure sono state avviate da un decennio).

Lo stesso accordo, tanto pubblicizzato, sarebbe in linea con lo stile messinese di proclamare l’inesistente e l’irrealizzabile. Nello specifico riteniamo che il Commissario ad Acta dell’EAPM non ha il potere di cedere a terzi beni acquistati dall’Ente con atto pubblico di compravendita, né di cedere aree conferite allo stesso Ente dalla Regione, né di cedere opere realizzate dallo stesso Ente per mezzo di leggi regionali. Questi poteri non sarebbero previsti dallo statuto, né da alcun atto normativo vigente in materia.

Inoltre gli effetti dell’accordo, ormai sarebbero estinti automaticamente e di diritto in forza del 3° comma dell’articolo 5, poiché nei i 15 giorni successivi all’accordo non è avvenuta la consegna dei beni dell’Ente né sono stati abbandonati i giudizi tra le parti.
Prendiamo atto che il Presidente De Simone condivide l’opinione che la cantieristica rappresenta un settore vitale per l’economia della città, pur tuttavia se il P.R.P. elaborato con la gestione Garofalo, non viene sottoposto ad una radicale revisione, il sospetto che lo “storico accordo”, al netto delle rassicurazioni e i buoni propositi dello stesso De Simone, possa consegnare la Zona Falcata alla speculazione edilizia.


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