Malattie infettive: la vaccinazione per la prevenzione, una campagna di sensibilizzazione per le scuole a S. Stefano Camastra

M alattie infettive prevenibili mediante vaccinazione:  convegno e campagna di sensibilizzazione per le scuole, organizzata dall’Asp di Messina al Cineteatro "Glauco" di S. Stefano di Camastra. Commissario Giuseppe Cuccì, 'prevenzione e vaccinazioni essenziali per tutti’.  L'evento si terrà domani 30 aprile, dalle ore 9.00 alle 13.00, nel Cineteatro "Glauco" di S. Stefano di Camastra.  29/04/2024 -  Il direttore dell’unità operativa complessa Spem ( servizio, sanità, epidemiologia e medicina preventiva)  dell’Asp di Messina Salvatore Sidoti, in accordo con Custodia Antinoro che dirige l'Unità operativa di Comunicazione dell'azienda, ha organizzato un incontro per approfondire i temi legati all'importanza delle vaccinazioni e dei corretti comportamenti e stili di vita nella prevenzione delle malattie trasmissibili. Il convegno intende promuovere una campagna di sensibilizzazione destinata agli studenti delle prime quattro classi del Liceo Regional

SICILIA E SUD, SVIMEZ: UN DESERTO UMANO E INDUSTRIALE, PIU' MORTI CHE VIVI

La SVIMEZ ha presentato oggi a Roma il Rapporto 2014 sull’economia del Mezzogiorno. Di fronte all’emergenza sociale con il crollo occupazionale e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una “logica di sistema”.
Un Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013), non fare figli (continuano nel 2013 a esserci più morti che nati), impoverirsi (+ 40% di famiglie povere nell'ultimo anno) perché manca il lavoro (al Sud perso l'80% dei posti di lavoro nazionali tra il primo trimestre del 2013 e del 2014); l'industria continua a soffrire di più (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977 e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%



Roma, 28/10/2014 - Il Rapporto SVIMEZ 2014 evidenzia due grandi emergenze nel nostro
Paese: quella sociale con il crollo occupazionale, e quella produttiva con il rischio di
desertificazione industriale, che caratterizzano ormai per il sesto anno consecutivo il Mezzogiorno.
Nel caso del Mezzogiorno la peggior crisi economica del dopoguerra rischia di essere sempre più
paragonabile alla Grande Depressione del 1929. Gli effetti della crisi si sono fatti sentire anche al
Centro-Nord, e non certo per colpa del Sud; ma anche l'area più forte del Paese rischia di non
uscire dalla crisi finché non si risolve il problema del Mezzogiorno, in quanto una domanda
meridionale così depressa ha inevitabili effetti negativi sull'economia delle regioni centrali e
settentrionali. Secondo la SVIMEZ, dopo il fallimento delle politiche di austerità che hanno
contribuito all'aumento delle disparità tra aree forti e deboli dell'Ue, e' giunto il momento di
mettere in campo una strategia di sviluppo nazionale che ponga al centro il Mezzogiorno, e sia
capace di coniugare un'azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su alcuni ben individuati
drivers di sviluppo tra loro strettamente connessi.


Pil e Mezzogiorno nel 2013 - In base a valutazioni SVIMEZ nel 2013 il Pil è crollato nel
Mezzogiorno del 3,5%, approfondendo la flessione dell’anno precedente (-3,2%), con un calo
superiore di quasi due percentuali rispetto al Centro-Nord (-1,4%). Da rilevare che per il sesto anno
consecutivo il Pil del Mezzogiorno registra segno negativo, a testimonianza della criticità dell’area.
Il peggior andamento del Pil meridionale nel 2013 è dovuto soprattutto a una più sfavorevole
dinamica della domanda interna, sia per i consumi che per gli investimenti. Anche gli andamenti di
lungo periodo confermano un Paese spaccato e diseguale: negli anni di crisi 2007-2013 il Sud ha
perso -13,3% contro il 7% del Centro-Nord. Il divario di Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud nel
2013 è sceso al 56,6%, tornando ai livelli del 2003, oltre dieci anni fa.

A livello regionale nel 2013 segno negativo per tutte le regioni italiane, a eccezione del Trentino
alto Adige (+1,3%) e della stazionaria Toscana (0%). Anche le regioni del Centro-Nord, sono
tornate a segnare cali significativi, come l’Emilia Romagna (-1,5%), il Piemonte (-2,6%), il Veneto
(-3,6%), fino alla Valle d’Aosta (-4,4%). Nel Mezzogiorno la forbice resta compresa tra il -1,8%
dell’Abruzzo e il - 6,1% della Basilicata, fanalino di coda nazionale, che ha registrato un segno
così negativo per la crisi dell’industria meccanica e dei mezzi di trasporto. In posizione intermedia
la Campania (-2,1%), la Sicilia (- 2,7%), il Molise (-3,2%). Giù anche Sardegna (-4,4%), Calabria (-
5%) e Puglia (-5,6%).

Dal 2007 al 2013 negative tutte le regioni italiane - Guardando agli anni della crisi, dal 2007 al
2013, profonde difficoltà restano soprattutto in Basilicata e Molise, che segnano cali cumulati
superiori al 16%, accanto alla Puglia (-14,3%), la Sicilia (-14,6%) e la Calabria (-13,3%). Negli
anni di crisi ha perso oltre il 13% di prodotto anche la Sardegna. Cali superiori al 12% in Campania,
Marche e Umbria. Tra le regioni del Mezzogiorno è l’Abruzzo a registrare nel periodo in questione
un calo del prodotto relativamente più contenuto (oltre il -8%), in linea con l’Emilia Romagna, dato
comunque significativamente più positivo delle performances del Veneto e del Piemonte, che
accusano una perdita superiore ai 10 punti percentuali.

Pil per abitante e divari storici – In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2013 è sceso al
56,6% del valore del Centro Nord, tornando ai livelli del 2003, con un Pil pro capite pari a 16.888
euro. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 25.457 euro, risultante dalla media tra i 29.837
euro del Centro-Nord e i 16.888 del Mezzogiorno. Nel 2013 la regione più ricca è stata la Valle
d’Aosta, con 34.442 euro, seguita dal Trentino Alto Adige (34.170), dalla Lombardia (33.055),
l’Emilia Romagna (31.239 euro) e Lazio (29.379 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro
capite più elevato è stata l’Abruzzo (21.845 euro). Seguono il Molise (19.374), la Sardegna
(18.620), la Basilicata (17.006 euro), la Puglia (16.512), la Campania (16.291), la Sicilia (16.152).
La regione più povera è la Calabria, con 15.989 euro.
Il divario tra la regione più ricca e la più povera è stato nel 2013 pari a 18.453 euro: in altri termini,
un valdostano ha prodotto nel 2013 oltre 18mila euro in più di un calabrese.

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