Un principe a Ficarra: “Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo”
Messina, 22/11/2014 - Sabato 22 novembre, alle 18.00, presso “La Feltrinelli Point” di Messina, i giornalisti Vincenzo Bonaventura e Marco Olivieri presentano il libro di Maria Antonietta Ferraloro “Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo” (Pacini Editore, 2014), alla presenza dell’autrice.
È l’estate del 1943. In fuga da Palermo, mentre infuria la guerra, tra gli ultimi giorni di luglio e la prima decade di agosto, il principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa e la moglie, la psicoanalista Licy Wolff Stomersee, trovano riparo a Ficarra, sui Nebrodi, non molto lontano dalla villa dei Piccolo a Capo d’Orlando. A ricostruire la permanenza (per tre mesi) dell’autore del Gattopardo, in un periodo particolarmente difficile, tra lo sbarco degli Alleati e le rappresaglie tedesche, è la studiosa siciliana Maria Antonietta Ferraloro, insegnante e Dottoressa di Ricerca in Storia della cultura (Università di Catania). “Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo” (Pacini Editore) è un saggio dotato di rigore, capacità interpretativa, scrupolosità scientifica e passione nel ricostruire non solo la vicenda, passata inosservata, ma il mondo culturale ricco e complesso di uno scrittore atipico, che diverrà celebre dopo la sua morte. Scrive la studiosa: “L’idea di una ricognizione sui luoghi del Gattopardo ha in me radici profonde. Malgrado l’importanza, nel dibattito contemporaneo, del grande tema della spazialità questo lavoro su Giuseppe Tomasi di Lampedusa non nasce dal semplice bisogno di aderire a una linea di ricerca che ha ormai acquisito un credito crescente tra gli studiosi – anche se vi trae strumenti e spunti.
Il perno invisibile sul quale ruotano le pagine di questi saggi è un altro. Trova il suo terreno più fertile in una motivazione decisamente intima, personale. Ho vissuto sino a vent’anni a Ficarra. Sono cresciuta ascoltando le favolose vicissitudini dei baroni Lucio, Casimiro e Agata Giovanna Piccolo di Calanovella. Gli aneddoti, anche feroci – penso a Giuseppe, il figlio perduto di Lucio, e alla sua esistenza segnata sin dal concepimento dal dolore –, che riguardavano le loro vite straordinarie e misteriose, consumate al riparo da sguardi indiscreti nella prigione dorata di villa Vina. Sono cresciuta, soprattutto, assieme alle storie che gli adulti di allora intrecciavano, come un “cunto” antico, sul soggiorno ficarrese di Lampedusa e sul suo celebre romanzo, nel quale si dicevano sicuri che fossero confluiti episodi e persone del paese”.
Con una scrittura efficace e coinvolgente al tempo stesso, l’autrice inserisce questa nota intima nel quadro di un’accurata operazione metodologica che prende spunto da Michail Bachtin, con il suo "Estetica e romanzo". Ovvero, l'intuizione del cronotopo, una categoria che lo studioso russo ha introdotto in letteratura per indicare l’interdipendenza reciproca fra i vettori temporali e spaziali all’interno di un’opera. Un’intuizione che spiega l’analisi della scrittura di Tomasi di Lampedusa – oltre al Gattopardo, le Lezioni, i Racconti e gli epistolari – in rapporto ai luoghi e agli spazi vissuti e trasfigurati nell’opera letteraria.
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SINOSSI
Nell’estate del 1943 Giuseppe Tomasi di Lampedusa giunse da sfollato a Ficarra, accompagnato
dalla madre e dalla moglie. Vi sarebbe rimasto poco più di tre mesi. Da luglio infuriava
ormai la battaglia di Sicilia e l’isola viveva uno dei suoi momenti più tragici. Considerato
sino ad ora una semplice tappa di passaggio nella vita dello scrittore, il soggiorno nel borgo
dei Nebrodi costituisce, invece, un momento ben identificabile della sua biografia e occupa
un piccolo ma riconoscibile spazio nel grande affresco del Gattopardo. Tomasi se ne servì,
com’era sua consuetudine, al pari di un seme narrativo. Il libro ricostruisce quel soggiorno
e, soprattutto, lo riconsegna al particolare contesto storico di riferimento – un lasso di tempo
cruciale per le sorti dell’Italia e della guerra.
E, mentre riannoda i fili del legame viscerale e
antico che questo maestro del ’900 ha sempre instaurato con i luoghi dove è vissuto, compie
un viaggio testuale dentro le più profonde strutture narrative, concettuali, cronotopiche di un
classico tra i più amati, interrogandosi sui rapporti tra territorio e immaginario, tra storia e
letteratura e sull’imperscrutabile mistero dell’arte.
Maria Antonietta Ferraloro insegna Lettere nella scuola secondaria di I grado. Ha conseguito
il dottorato di ricerca in Storia della cultura. Come cultore della materia in Letteratura italiana
collabora con il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. Si è occupata
di Leonardo Sciascia, del rapporto tra letteratura e spazio e di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Per la saggistica, è stata finalista al Premio Internazionale “Città di Castello” (2013).
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