Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

LA FAVOLA DI MARIA DI FILIPPO PUGLIA

C'era una volta
era l'inizio delle favole
che venivano raccontate ai bambini.
C'era una volta una donna il cui nome
era Maria e indicava una nazione,
un territorio assai sublime e suggestivo,
le cui ricchezze davano al mondo il segno indelebile
del passaggio dell'uomo e dell'artista, che tutto trasformò in un
museo gigantesco, il cui tetto fu disegnato dall'architetto
divino, che diede all'arte il movimento del cielo.
Ma, venne il giorno dell'uomo moderno ed esperto, dell'uomo
sapiente che tutto vuole e tutto trasforma a suo piacimento.
Anche se stesso: il Manager.
La bella donna fu succube di tal uomo e con lei i suoi figli,
nacque così la nuova favola da raccontar agli adulti.
All'inizio fu un gioco di parole per portare il
cambiamento presunto.
L'uomo moderno si presentò ai figli della donna
con il referendum per il re.
Ma! Maria era già governata dal re.
Qual'era dunque il senso di tal referendum?
Il manager si presentò ai figli di Maria
con il nuovo slogan della favola:
“Vuoi la monarchia o il re”
gridò a gran voce
secondo i dettami dei fautori
dell'impervio inganno;
i figli,
ignari dell'altrui pensiero,
risposero in coro: il re!
E allora votate
Re – pubblica!
È così che nacque la favola moderna,
che porta in seno un nuovo slogan:
“Se sarò eletto”.
Si proprio così
se sarò eletto, ci sarà lavoro per tutti.

Già, lavoro per tutti!
Questo lo recita
anche la costituzione,
è il primo articolo.
Ma già è vero, questa è una favola.
Nella terra di donna Italia v'è
posto solo per gli uomini
stolti e per coloro che han scelto
come obiettivo di vita
il nulla, tradotto in politico.
Infatti, la favola racconta
di una repubblica democratica
fondata sul lavoro, per chi
come loro segue la direzione
dell'esser gravido nell'occupar
poltrone e non far nulla.
La poltrona è l'obiettivo
da raggiungere a ogni costo,
il nulla la meta
da donare
alla donna
credulona
che lascia
vuote le
poltrone
al politico
che si fregia
di appartener
alla casta,
creando
se v'è
bisogno
altri posti
per gli
amici
che altrimenti
rimarrebbero a mani vuote e senza posto.
Vedi il Ministero che del lavoro
deve dar conto e per questo
ha bisogno di dar posto a
quattro amici che per tal
ruolo divengon
sottosegretari
recanti il sol compito
d'occupar le
poltrone
per lor
create.
Ed ecco
che il mistero è svelato
e il lavoro è risolto.
Con la carta che ancor recita
la sovranità del popolo,
non recando tra le righe,
che la democrazia si tanto
decantata, non è altro
che una dittatura assai allargata.
Non v'è un uomo al comando,
ma un insieme
che dettan regole celate
con l'intento del volpino
che tutto vuole e nulla scrive.
Il cittadino da par sua
rimane succube e ignora
tal si voglia inganno riportare
e segue pecorone il volere
di coloro che con l'inganno
dicon di cambiare il mondo.
Ma come quel capitano,
distratto ai nostri occhi,
porta la nave a naufragar;
a pagar non è colui che sbaglia,
ma il popolo tutto,
che crede alle favole
del narratore burlesco
che gioco si prende
del finto sovrano
che ha scritto e
cantato il testo
repubblicano.

Filippo Puglia


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