La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto al Gip il giudizio immediato per i giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell'articolo pubblicato da L'Espresso sull'intercettazione tra il Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta e il suo medico personale Matteo Tutino. Nella telefonata viene fatto riferimento all'allora assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. Tutino è accusato di falso, truffa e peculato. Secondo la ricostruzione di Messina e Zoppi, i due giornalisti ora indagati, Tutino avrebbe detto a Crocetta che «Lucia Borsellino va fatta fuori. Come il padre». L’intercettazione è stata smentita dalla Procura di Palermo. Messina e Zoppi sono ora indagati per calunnia e pubblicazione di notizie false e esagerate
06/10/2015 - La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto il giudizio immediato per Maurizio Zoppi e Piero Messina, i giornalisti che lo scorso mese di luglio pubblicarono su l’Espresso la notizia riguardante un’intercettazione nella quale il chirurgo Matteo Tutino, parlando con il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta dell’ex assessore alla Salute, Lucia Borsellino, avrebbe detto "questa va fatta saltare come suo padre". Il rinvio a giudizio lascerebbe intendere che tale notizia (per la Procura falsa?) non avrebbe trovato riscontro nelle intercettazioni agli atti della Procura stessa. I due giornalisti vengono così accusati di calunnia e diffusione di notizie false ed esagerate, secondo la richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore Francesco Lo Voi, dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal pm Claudio Camilleri.
Lo stesso procuratore Francesco Lo Voi, dopo la pubblicazione della notizia da parte dei due cronisti Messina e Zoppi, smentì l’esistenza dell’intercettazione. L’accusa può chiedere l’immediato, saltando la fase dell’udienza preliminare, quando la prova del reato è evidente e nei 90 giorni dalla commissione del reato. Il gip dovrà decidere se accogliere l’istanza.
Messina e Zoppi sostengono di aver ascoltato l’intercettazione alla quale hanno fatto riferimento ma la Procura della Repubblica ne ha negato l'esistenza agli atti del procedimento nel quale il dott. Matteo Tutino è indagato per truffa. Zoppi e Messina potranno optare per il rito abbreviato o scegliere il giudizio ordinario.
I FATTI
Su L'Espresso in edicola il 16 luglio 2015con il titolo "Il medico a Crocetta: «La Borsellino va fatta fuori come il padre", l'articolo esclusivo di Piero Messina e Maurizio Zoppi. Intercettato al telefono il chirurgo Matteo Tutino, ora agli arresti, parla di Lucia, la figlia del magistrato ucciso da Cosa Nostra usando queste pesantissime parole. E il presidente della Regione Sicilia, dall'altro capo del telefono, ascolta e tace
- Il medico a Crocetta: «La Borsellino va fatta fuori come il padre»
Lucia Borsellino «va fermata, fatta fuori. Come suo padre». Come Paolo Borsellino, il giudice assassinato il 19 luglio 1992. Sono parole pesantissime, intercettate pochi mesi fa. A pronunciarle non è un boss, ma un medico di successo: Matteo Tutino, primario dell’ospedale palermitano Villa Sofia. All’altro capo del telefono c’è il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che ascolta e tace. Non si indigna, non replica: nessuna reazione di fronte a quel commento macabro nei confronti dell’assessore della sua giunta, scelto come simbolo di legalità in un settore da sempre culla di interessi mafiosi. Lo rivela l'Espresso nel numero in edicola domani.
Rosario Crocetta e Matteo Tutino hanno condiviso molto. Il chirurgo estetico da anni è il suo medico personale. Un rapporto intenso, proseguito fino all’intervento della magistratura che il 29 giugno lo ha arrestato con l’accusa di falso, abuso d'ufficio, truffa e peculato, contestando un intreccio perverso tra incarichi pubblici e affari privati. Anche in quelle ore, Tutino ha chiamato Crocetta sul cellulare per avvertire il più famoso dei suoi pazienti: «Mi stanno arrestando».
Non ha avuto nessun sostegno, soltanto il consiglio di rivolgersi a un buon avvocato. Gli stralci di queste intercettazioni sono confermate dai magistrati e dagli investigatori che lavorano all’inchiesta: questa volta, dicono, «si va fino in fondo».
L’indagine è solo all’inizio e promette un autunno caldissimo nei palazzi del potere palermitano. Ma il primo effetto è arrivato proprio con le dimissioni di Lucia Borsellino, per scelta etica e perché ha scoperto di essere bersaglio delle offese del medico personale del suo presidente. Il segnale arriverà forte e chiaro: né Lucia, né i suoi familiari parteciperanno quest’anno alla commemorazione della strage di via D’Amelio.
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