01/02/2016 - Non sono d'accordo con i dati pubblicati da Eurispes perché non tengono conto di alcuni elementi importanti. Primo fra tutti, l'economia italiana per l'80% è nelle mani di grandi gruppi, posizionati (come giro d'affari) oltre gli € 5.000.001,00. Essendo oltre tale soglia non sono soggetti agli studi di settore. Non essendo soggetti a tale strumento, come tutti gli altri operatori, la maggior parte di loro se ne vanno a pareggio di bilancio o con pochi euro di utile da sottoporre a tassazione in Italia.
A tal proposito vi allego un documento redatto nel 2010. Eccolo, questa è una sintesi
Nel sistema economico del nostro paese c'è una esagerata evasione fiscale, ed è bene individuabile. Ciò è riconducibile alle grandi imprese, grandi società di consulenza e grandi società di revisione (quelle che superano € 5.000.000,00 di giro di affari che strumentalmente hanno rapporti con l'estero), che hanno in mano la gran parte degli scambi economici in tutti i settori dell'economia e della consulenza nel nostro Paese.
Paradossalmente sono quelle che risultano, dal punto di vista contabile amministrativo le più corrette, impeccabili e con i bilanci certificati da grandi Società di Revisione internazionale. A conferma di ciò vi sono i costanti controlli fiscali che non producono mai risultati di rilievo.
Purtroppo questi grandi gruppi non producono mai o quasi mai reddito da sottoporre a tassazione (*) (IRES per la società, IRPEF per le persone fisiche), mirano sempre al pareggio di bilancio o con pochissimo utile, malgrado detengano la gran parte della economia sotto il loro dominio.
Quale sarà il mistero di ciò? Nessun mistero, è sotto gli occhi di tutti qualora si volesse vedere; purtroppo non si vuole vedere, perché chi fa le norme in questo paese obbedisce alla logica dei padroni del Feudo Italia. (*)
Esempio, tornando ai soggetti che superano € 5.000.000,00 di giro d'affari, basterebbe applicare gli Studi di Settore anche a loro, mettendo tutte le imprese a competere sullo stesso piano. Il non avere applicato gli Studi di Settore a tutti i soggetti, ha fatto sì che si distruggessero le piccole imprese, di conseguenza la distruzione del sistema produttivo italiano.(*)
Ripeto, un esempio usato in diverse occasioni, 100 produttori di un certo prodotto, alimentare, siderurgico, edilizio, consulenza, di piccolo credito e assicurativo, ecc, ecc, con volume d'affari mediamente di € 300,000,00 ciascuno, e comunque inferiore a € 5.000.000,00 quindi soggetti agli Studi di Settore che devono obbligatoriamente produrre reddito (almeno che non abbiano subito una catastrofe: incendio/alluvione).
Un'altra impresa con € 30.000.000,00 di giro di affari (quindi non soggetta agli Studi di Settore) si può permettere di andare in pareggio di bilancio (*) o con pochi euro di utile, senza pagare alcunché di IRES, risultando inattaccabile fiscalmente. Quel che è peggio con questo modo di agire hanno fatto fallire tutte le aziende sottoposte agli Studi di Settore loro concorrenti che pagavano le tasse nel nostro Paese. (*)
L'esempio vale per tutti settori merceologici e professionali.
Francesco Caizzone
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