Associazione Consumatori ed Antiracket "Club". Lettera aperta al Presidente Comm. Antimafia on. Nello Musumeci sui rischi per la sicurezza dei testimoni di giustizia assunti dalla Regione Siciliana: "Al di là della mediaticità che il Governatore siciliano ha voluta dare alla notizia delle assunzioni dei Testimoni di Giustizia, esiste un rischio reale per la loro sicurezza dettata dalla facilità con cui è stata tratta la vicenda". La lettera aperta del Presidente associazione Antiracket Dott.sa Manuela Calbo al Presidente della Commissione Antimafia ARS, on. Nello Musumeci
Messina, 27 gennaio 2016 - Onorevole Presidente, il 16 giugno del 2015, in pompa magna e con tanto di conferenza stampa con volti incappucciati, il Presidente della Regione Siciliana on. Rosario Crocetta ha comunicato che 10 testimoni di giustizia avevano preso servizio nella sede romana e che in poco tempo si sarebbe provveduto all’assunzione di ulteriori 28 collaboratori. Oggi si apprende che nella legge di stabilità presentata all’ARS ed al vaglio della Commissione Bilancio, sarebbe presente un ulteriore articolo o comma dove sono previsti anomalamente stanziamenti di ulteriori € 500.000,00 per l’assunzione di altri 3 nuovi testimoni di giustizia, con cifre previste evidentemente per la sola corrente annualità e non come norma prevederebbe per contrattualità a tempo indeterminato.
Tralasciando le disfunzioni o gli errori amministrativi del Governo regionale, a cui sciaguratamente negli ultimi 3 anni ci siamo dovuti abituare e che garantiscono e garantiranno lavoro certo alla Procura contabile, quelle che preme la nostra associazione, notoriamente in campo nella lotta contro tutte le mafie e l’usura, è comprendere, e per questo abbiamo deciso di rivolgerci direttamente alla figura istituzionale siciliana più rappresentativa in quest’ambito, se i parametri di sicurezza per questi 38 neo dipendenti regionali in stato di protezione e tutela siano stati osservati e garantiti.
Già aveva stranito l’anomala conferenza stampa post firma contrattuale, a cui, seppur incappucciati, avevano preso parte alcuni testimoni di giustizia, ma sicuramente l’elemento di riflessione che desta più preoccupazione è l’annunciata presa in carico di questo personale presso la sede romana, con un chiaro concentramento di soggetti a rischio in un’unica sede e lontano, in alcuni casi, dai luoghi protetti dove vivono.
Bisogna pensare, Presidente, che i testimoni di giustizia, tra i quali sicuramente ci saranno anche soggetti che hanno cambiato le proprie genealità, potrebbero in una Regione così distratta, magari risultare in elenchi non segretati tra il personale regionale, con tanto di nuovi indirizzi e domicili, oppure, e sarebbe sicuramente da incoscienti, essere applicato quasi per intero in unica sede, con i consequenziali rischi per se stessi e per i colleghi.
Ciò sarebbe e risulterebbe gravissimo, soprattutto alla luce di norme di tutela per collaboratori e testimoni di giustizia, che attraverso accordo con il Ministero degli Interni, garantirebbe mobilità segretata tra Enti in tutto il territorio nazionale e quindi reale sicurezza per i soggetti vittime delle mafie.
Per quanto sopra ed a tutela di chi coraggiosamente ha deciso di intraprendere un azione diretta e personale contro il fenomeno criminoso nel territorio siciliano, La invitiamo nella Sua qualità a verificare che le parametrazioni di sicurezza e riservatezza previste per i testimoni di giustizia assunti dalla Regione Siciliana nel 2015 siano state rispettate, se tutti i testimoni abbiano accettato la proposta di assunzione e la sostenibilità giuridica ed amministrative di queste nuove assunzione previste nella prossima legge di stabilità.
Presidente la preghiamo di intervenire e di fare in modo di avere certezza che le assunzioni dei Testimoni di Giustizia da parte della Regione Siciliana, non si rivelino esclusivamente frutto di un’azione rischiosa e pericolosa da cui aver tratto spunto per una colorata e discutibile conferenza stampa.
Distinti saluti.
ll Presidente Ass. Consumatori ed Anti Racket “CLUB”
Dott.sa Manuela Calbo
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