Ponte sullo Stretto, un’opera che non serve alla Sicilia, non serve alla Calabria, non serve all’Italia

Ponte sullo Stretto. Di Paola (M5S): Il Ministro Salvini restituisca il miliardo e trecento milioni scippati ai siciliani. Siracusano, a Messina in scena i soliti professionisti del ‘no’. Ponte sullo Stretto: Federconsumatori aderisce al corteo nazionale del 29 novembre, contro  un’opera che non serve alla Sicilia, non serve alla Calabria, non serve all’Italia. Messina 29 novembre 2025 - "Oggi sarò in piazza con i cittadini e le associazioni “No Ponte” per dire no al progetto del ponte sullo Stretto. Un’opera costosissima e rischiosa, che mette a repentaglio territorio, ambiente e sicurezza sismica, mentre le risorse potrebbero essere investite in infrastrutture realmente utili per il Sud. La prossima settimana presenterò un’interrogazione parlamentare al Ministro delle Infrastrutture per chiedere chiarimenti su gravi criticità evidenziate dalla Corte dei conti: mancata trasparenza sulle interlocuzioni con la Commissione europea, carenze nelle valutazioni ambientali, violazio...

RIINA JR. A 'PORTA A PORTA', BINDI: "LA RAI DEVOLVA ALLE VITTIME DELLA MAFIA I PROVENTI PUBBLICITARI DELLA PUNTATA"

Bindi: "Non è stata l'intervista di un figlio su un padre, ma di un condannato per mafia, figlio del capo di cosa nostra,che fino a pochi mesi fa lanciava messaggi di morte dal carcere."La Rai devolva alle vittime della mafia i proventi pubblicitari della puntata".
Grasso: "Il servizio pubblico non deve avere limiti all'informazione, ma deve imporre un diverso grado di responsabilità e di serietà. Non si può banalizzare la mafia… ". Così il presidente del Senato, Grasso, a proposito dell'intervista di Salvo Riina nella puntata di ieri a 'Porta a Porta' condotta da Bruno Vespa.


07/04/2016 - "Non ho visto 'Porta a Porta' per non aumentare lo share, lo confesso, l'ho vista oggi: non è stata l'intervista di un figlio su un padre, ma di un condannato per mafia, figlio del capo di cosa nostra,che fino a pochi mesi fa lanciava messaggi di morte dal carcere". Così il capo della commissione Antimafia, Bindi, in audizione con i vertici Rai, sull'intervista di Vespa ieri a Salvo Riina."La Rai devolva alle vittime della mafia i proventi pubblicitari della puntata".Messaggio gravissimo dire "puntata riparatrice",aggiunge Bindi.

"Il servizio pubblico non deve avere limiti all'informazione, ma deve imporre un diverso grado di responsabilità e di serietà. Non si può banalizzare la mafia, non ci si deve prestare a operazioni commerciali e culturali di questo tipo, e una puntata riparatoria non giustifica, anzi sembra mettere sullo stesso piano il punto di vista della mafia e quello dello Stato". Così il presidente del Senato, Grasso, a proposito dell'intervista di Salvo Riina nella puntata di ieri a 'Porta a Porta' condotta da Bruno Vespa.

Questa è "una fase di transizione": abbiamo deciso prima "di occuparci dell'informazione giornalistica in senso stretto" e poi "dal primo settembre bisognerà riuscire ad avere una supervisione che lavori sui contenuti giornalistici ovunque essi siano".Lo annuncia il dg Rai Antonio Campo Dall'Orto, in Commissione Antimafia dopo l'intervista del figlio di Riina a Porta a Porta. Dall'Orto ha anche detto che il direttore editoriale Rai, Verdelli, ha ritenuto che l'intervista "potesse contribuire al dibattito sulla mafia".

"Quel racconto ha moltissime cose che lo rendono insopportabile. Prima di tutto non rinnegare il padre e dare dall'inizio alla fine un'intervista da mafioso. Quale è". Così la presidente della Rai, Monica Maggioni, in audizione in commissione Antimafia dopo l'intervista di Porta a Porta a Riina jr. Ma, precisa Maggioni, nell'atteggiamento della Rai "nessun tipo di negazionismo". "Vittima ed aguzzino non avranno mai lo stesso rilievo in un Paese in cui la mafia ha rappresentato e rappresenta una ferita così grande".

Il presidente dell’Unci, Alessandro Galimberti su Riina jr a Porta a Porta: inaccettabile non ricordagli anche i giornalisti uccisi dalla mafia.
Il punto non è invocare la censura preventiva – sempre sbagliata in una democrazia compiuta – ma piuttosto l’utilizzo della professione e del ruolo che essa dà. È inaccettabile trattare il figlio di Riina come ingenuo rampollo di una famiglia normale, dimenticando tra l’altro di ricordargli che lui stesso è stato condannato per mafia. Come è inaccettabile dimenticare di ricordargli che tra le centinaia di omicidi commissionati dai cosiddetti corleonesi, oltre a magistrati appartenenti alle forze dell’ordine, ci sono anche giornalisti che si opponevano all’omertà imperante e all’ovvietà della convenienza. E dietro quel fiume di sangue ci sono famiglie normali, quelle sì, oltraggiate una volta di più.

Biagi intervistò il boss Buscetta agli albori del suo pentimento, Marrazzo dieci anni prima fece parlare il capo bastone di Gioia Tauro, Piromalli, ma entrambi senza il corollario e l’affettazione di un salottino buono per tutte le portate.

Quelle interviste – non a muso duro, ma a domande dure, senza sconti né timidi rimbalzi – hanno contribuito ad attaccare la gramigna mafiosa. A differenza, forse, delle comparsate dei Casamonica prima e di Riina jr poi, su cui resta il gusto mieloso di un giornalismo cerchiobottista.

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