I Racconti di Nonno Ros: Elogio della fantasia di Mimmo Mòllica, opera vincitrice del Premio Capannina 2014, ora potete acquistarlo pure in ebook formato Kindle di Amazon EUR 15,00
12/07/2016 - Mimmo Mòllica si diverte a dare voce a tutto quell’immaginario terso e primigenio, quasi selvatico, che, pur non essendo estraneo neanche al genere del racconto e del romanzo realistico, pur tuttavia è da questi sottoposto a un lavoro di sublimazione e in un certo qual modo, di nascondimento. Mòllica compie il disvelamento di un mondo intriso di incongruenze, tra vivente e meccanico, tra morale e pulsione, amore e disamore, gentilezza di modi e trivialità, straripante di immaginazione fantasiosa e al contempo reale poiché l’incongruo, come afferma Helmuth Plessner, è già insito nell’uomo stesso. Non a caso cito questo antropologo studioso che ha approfondito la materia del ridere e del piangere asserendone l’uguale importanza e dignità, e normale compresenza nell’espressività umana. A riguardo, e in particolare della vis comica come elevata componente del mondo emotivo ed espressivo dell’uomo, si occuparono già Platone, Aristotele, Kieerkegaard, Shopenhauer, Dreud, Baudelaire, Pirandello. E la fantasia, non come evasione dalla realtà o fuga, bensì dilatazione dello spazio intellettivo-interpretativo dell’umano esistere.
Un narrare affidato alla bellezza delle parole, con le quali l’Autore si diverte, giocandoci e gustandone la phonè . Ne I racconti di Nonno Ros, la “cosizzazione” e l’antropomorfismo di rodariana memoria “Come un essere umano la molitrice ha bisogno di riposo e rispetto…” si esplicitano in parole che grondano sentimento, di umana compassione e verità, dalle quali sprigiona una comicità complessa, romantica, che suscita un riso “filosofico”, dove si mescola allegria e dolore, e il paradosso serve a valorizzare l’apparentemente insignificante, a conferire alle cose semplici della vita, perfino agli oggetti, agli animali, alle piante, una legittima dignità: “Dalle mollette prospicienti il giardino, penzolava come un gattone accucciato il pigiama grigio…”.
Segno d’intelligente distacco da un miope antropocentrismo, e tangibile di riconoscenza al loro silenzioso esistere. “Il dio delle piccole cose” per chiosare il titolo del bellissimo romanzo della scrittrice indiana Arundhaty Roy. “Il bastarmi del poco e niente che serve”, per citare un verso tratto da una bellissima poesia di Mariangela Gualtieri, poetessa che apprezzo molto…
Ornella Fanzone
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