Sammartino: sospeso dai pubblici uffici il vicepresidente della Regione Siciliana, voto di scambio

Sicilia, VicePresidente sospeso dai pubblici uffici per corruzione. Caso Sammartino. Di Paola (M5S): “Risultati elettorali eclatanti potrebbero essere frutto di corruttela”.  Sospensione vicepresidente Regione, M5S Ars: “Questione morale fondamentale, Schifani batta un colpo sulla vergognosa deriva della politica”.  Antoci: "Quadro agghiacciante. La classe politica siciliana deve autoriformarsi".  Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione "isole" al parlamento europeo col Movimento 5 Stelle.    Palermo, 17/04/2024 -  Sospeso dalle funzioni pubbliche per un anno il vice presidente della Regione, assessore regionale all'Agricoltura   Luca Sammartino,  indagato per corruzione.  Il provvedimento è stato emesso nell'ambito di indagini del nucleo investigativo dei Carabinieri del comando provinciale di Catania.  Sammartino ha prontamente risposto a quanto gli viene addebitato:  " Ho scritto una nota al presidente della Regione Siciliana, Renato Sch

VIOLENZA SESSUALE E STEREOTIPI SUI RUOLI DI GENERE: LA SICILIA AI PRIMI POSTI

25 NOV 2019 - Gli stereotipi sui ruoli di genere più comuni sono: “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l'uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%). Quello meno diffuso è “spetta all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (8,8%).
 Il 58,8% della popolazione (di 18-74 anni), senza particolari differenze tra uomini e donne, si ritrova in questi stereotipi, più diffusi al crescere dell’età (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei giovani) e tra i meno istruiti.
 Gli stereotipi sono più frequenti nel Mezzogiorno (67,8%), in particolare in Campania (71,6%) e in Sicilia, e meno diffusi al Nord-est (52,6%), con il minimo in Friuli Venezia Giulia (49,2%).

 Sul tema della violenza nella coppia, il 7,4% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune
circostanze che “un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo”, il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto. Rispetto al controllo, invece, sono più del doppio le persone (17,7%) che ritengono accettabile sempre o in alcune circostanze che un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l'attività sui social network della propria moglie/compagna.

 Sardegna (15,2%) e Valle d’Aosta (17,4%) presentano i livelli più bassi di tolleranza verso la violenza; Abruzzo (38,1%) e Campania (35%) i più alti. Ma nelle regioni le opinioni di uomini e donne sono diverse.
 Alla domanda sul perché alcuni uomini sono violenti con le proprie compagne/mogli, il 77,7% degli intervistati risponde perché le donne sono considerate oggetti di proprietà (84,9% donne e 70,4% uomini), il
75,5% perché fanno abuso di sostanze stupefacenti o di alcol e un altro 75% per il bisogno degli uomini di
sentirsi superiori alla propria compagna/moglie. La difficoltà di alcuni uomini a gestire la rabbia è indicata dal
70,6%, con una differenza di circa 8 punti percentuali a favore delle donne rispetto agli uomini.
 Il 63,7% della popolazione considera causa della violenza le esperienze violente vissute in famiglia nel
corso dell’infanzia, il 62,6% ritiene che alcuni uomini siano violenti perché non sopportano l’emancipazione
femminile mentre è alta ma meno frequente l’associazione tra violenza e motivi religiosi (33,8%).

 A una donna che ha subito violenza da parte del proprio compagno/marito, il 64,5% della popolazione
consiglierebbe di denunciarlo e il 33,2% di lasciarlo. Il 20,4% della popolazione indirizzerebbe la donna verso i
centri antiviolenza (25,6% di donne contro 15,0% di uomini) e il 18,2% le consiglierebbe di rivolgersi ad altri
servizi o professionisti (consultori, psicologi, avvocati, ecc.). Solo il 2% suggerirebbe di chiamare il 1522.
 Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Addirittura
il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non
lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro
modo di vestire è elevata (23,9%). Il 15,1%, inoltre, è dell’opinione che una donna che subisce violenza
sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile.

 Per il 10,3% della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false (più uomini, 12,7%, che
donne, 7,9%); per il 7,2% “di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà
intendono sì”, per il 6,2% le donne serie non vengono violentate. Solo l’1,9% ritiene che non si tratta di
violenza se un uomo obbliga la propria moglie/compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà.
 Il quadro che emerge dalla lettura dei risultati del modulo sugli stereotipi sui ruoli di genere e sulla
violenza sessuale, incluse le opinioni sull’accettabilità della violenza nella coppia e sulle sue possibili cause,
mostra cinque profili: due rappresentano gli individui con le convinzioni più stereotipate (36,3%), due quelle
meno stereotipate (62%) e un gruppo si qualifica per l’indifferenza rispetto al tema (1,8%).

La rilevazione statistica sugli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza, realizzata
dall'Istat nel quadro di un Accordo di collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la
Presidenza del Consiglio, consente di analizzare modelli culturali e fattori che influenzano gli atteggiamenti
verso la violenza contro le donne.

La violenza contro le donne e, in particolare, la violenza domestica, rappresentano fenomeni multiformi e
complessi, la cui conoscenza è essenziale per lo sviluppo delle politiche di contrasto e la costruzione del
sistema di monitoraggio della violenza contro le donne. Questi fenomeni sono radicati nella cultura di genere
ed è per questo che si rende necessario rilevare i modelli stereotipati legati ai ruoli delle donne e degli uomini
così come l’immagine sociale della violenza. Il radicamento degli stereotipi sui ruoli di genere, da una parte, e
l’atteggiamento verso i comportamenti violenti, dall’altra, sono, infatti, le chiavi di lettura per comprendere il
contesto culturale in cui le relazioni violente trovano genesi e giustificazione. La loro conoscenza è essenziale
per comprendere meglio le cause della violenza e monitorarle nel tempo, al fine di valutare, almeno
parzialmente, l’impatto sulla popolazione delle politiche inerenti la prevenzione della violenza in termini di
cambiamento culturale.

Poche le differenze tra uomini e donne rispetto agli stereotipi sui ruoli di genere
Nel corso della rilevazione è stato chiesto agli intervistati il loro grado di adesione su alcune affermazioni
stereotipate riguardo il ruolo della donna nella sfera lavorativa ed economica, le decisioni familiari e la
gestione della casa. Con almeno una delle affermazioni il 58,8% della popolazione si dichiara molto o
abbastanza d’accordo, il 22,4% molto d’accordo.
Più in dettaglio, il 27% della popolazione esprime la propria adesione a un solo quesito, il 15,8% a due e il
15,9% a 3 o più. Il 22,5% della popolazione, senza sostanziali differenze fra uomini e donne, non è d’accordo
con alcuno degli stereotipi considerati.

Gli stereotipi sono più diffusi tra le persone più avanti negli anni (65,7% dei 60-74enni contro 45,3% dei
giovani), tra i meno istruiti (79,6% fra coloro senza titolo di studio o con licenza elementare contro 45% dei
laureati) e tra chi ha una professione come operaio o lavoratore in proprio/coadiuvante.
Il Sud e la Sicilia presentano quote più alte di persone che sono d’accordo con gli stereotipi sottoposti. Il
valore massimo si stima in Campania dove il 71,6% della popolazione concorda con almeno uno stereotipo, il
minimo in Friuli Venezia Giulia (49,2%).
Se tra maschi e femmine non emergono particolari differenze sul territorio nazionale, a Bolzano, in Lombardia
e in Basilicata le donne rivelano opinioni meno aperte rispetto agli uomini della stessa area geografica; al
contrario sono gli uomini dell’Abruzzo, della Calabria, della Liguria, del Veneto, della Puglia e del Molise ad
avere più pregiudizi rispetto alle donne.

Ancora diffuso lo stereotipo del successo nel lavoro più importante soprattutto per l’uomo
Lo stereotipo più comune è quello inerente il successo nel lavoro; infatti il 32,5% delle persone tra i 18 e i 74
anni si dichiara molto o abbastanza d’accordo sull’affermazione che per l’uomo, più che per la donna, sia
molto importante avere successo nel lavoro. L’opinione che gli uomini siano meno adatti a occuparsi delle
faccende domestiche è il secondo stereotipo (31,4%), seguito dalla convinzione che sia soprattutto l'uomo a
dover provvedere alle necessità economiche della famiglia (27,9%). Meno radicata, invece, l’idea che in
condizioni di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli uomini rispetto alle donne
(16,1%). Solo l’8,8% ritiene che spetti all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia.
Guardando alle opinioni sulle singole affermazioni, non risaltano grandi differenze tra uomini e donne, con
alcune eccezioni. Gli uomini sono più convinti che debbano essere loro a prendere le decisioni in famiglia (il
10,7% è molto o abbastanza d’accordo contro il 7,1% delle donne) mentre le donne sostengono che per
l’uomo è più importante avere successo nel lavoro rispetto alle donne (34,7% di donne e 30,3% di uomini).
Solo per i titoli di studio più bassi la differenza si inverte: sono molto o abbastanza d’accordo il 45,3% delle
donne contro il 49,6% degli uomini.

E' l'uomo che deve prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia
In condizioni di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli uomini rispetto alle donne
E' soprattutto l'uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia
Per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro
Gli uomini sono meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche

Le differenze tra i diversi livelli di istruzione influenzano le opinioni su chi debba provvedere alle necessità
economiche della famiglia. Il 54,7% di chi ha un titolo di studio elementare o non ha titolo di studio ritiene che
sia l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche contro il 10,8% dei laureati; per gli uomini queste
differenze sono ancora più marcate (66% e 13,2%).
Nella stessa direzione va lo stereotipo circa l’inadeguatezza degli uomini a svolgere le faccende domestiche,
che distanzia di circa 35 punti percentuali chi ha un titolo di studio elevato da chi non lo possiede. In questo
caso però, sono le donne a presentare di più lo stereotipo, il 55% delle donne con basso titolo di studio contro
il 51,9% degli uomini nella stessa posizione. Le donne laureate sono meno d’accordo con questa
affermazione (15,9% dei casi contro 21,9% per gli uomini).

Pochi ritengono accettabile la violenza fisica nella coppia, ma il controllo è lecito
Il 91% delle persone di 18-74 anni ritiene che non sia mai accettabile che “un ragazzo schiaffeggi la sua
fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo”, il 92,3% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni
tanto, l’80,6% che un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l'attività sui social network della propria
moglie/compagna.
Il controllo è invece tollerato (per il 16,8% dei cittadini in alcune circostanze e per lo 0,9% sempre) soprattutto
tra i più giovani (30,3% dei ragazzi di 18-29 anni e 27,1% delle ragazze della stessa fascia d’età).
I laureati manifestano livelli più bassi di tolleranza (15,1%) con differenza tra le laureate (13,6%) e i laureati
(16,9%).
Sul territorio la quota di chi ritiene il controllo accettabile in alcune circostanze supera il 20% al Sud e in
Sicilia, Abruzzo 26,1%, Basilicata 25,2%, Campania e Sicilia 23,2%, Molise 22,5%, Calabria 21,5%, Puglia
20,4%. L’alto valore della Basilicata, tuttavia, va letto alla luce delle differenze molto marcate tra uomini e
donne: l’accettabilità del controllo è, infatti, pari al 35,9% per gli uomini e al 14,6% per le donne.
La quota di persone che ritiene accettabile “sempre” o almeno “in alcune circostanze” la violenza o il controllo
nella coppia è pari al 25,4% (27,3% uomini e 23,5% donne). I livelli minimi sono riscontrabili in Sardegna e in
Valle d’Aosta (rispettivamente 15,2% e 17,4%). L’Abruzzo (38,1%) e la Campania (35%) hanno, invece, livelli
più elevati di tolleranza ma, mentre in Abruzzo sono soprattutto gli uomini ad avere questa opinione (il 47,2%
degli uomini ritiene accettabile la violenza contro il 29,2% delle donne), la Campania non è connotata da
elevate differenze di genere (39,5% di uomini contro 30,8% di donne). Le differenze di genere sono quasi
nulle in Sicilia e in Lombardia, mentre in alcune regioni del Nord (Veneto, Valle d’Aosta e Provincia autonoma
di Trento) e in Umbria sono le donne a presentare percentuali maggiori di accettabilità.

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