Sud chiama Nord: "ATM, Il Tar ha buttato nel cesso il decreto dell’assessorato alle Infrastrutture"

SUD CHIAMA NORD: “Il TAR ci dà ragione. La legge non si piega alle lobby del trasporto pubblico locale”. Il TAR di Catania ha accolto il ricorso presentato dal Comune di Messina, sospendendo il provvedimento con cui la Regione Siciliana – sulla base di una circolare priva di fondamento normativo – aveva vietato all’ATM di proseguire il servizio di trasporto pubblico urbano esteso al Comune di Villafranca Tirrena. Messsina, 15 ott 2025 - La decisione dei giudici amministrativi conferma ciò che abbiamo sempre sostenuto: una circolare non può scavalcare la legge e non può essere utilizzata per mortificare la volontà del Parlamento siciliano.  “Il TAR – afferma Cateno De Luca, capogruppo di Sud chiama Nord – ha buttato nel cesso il decreto dell’assessorato alle Infrastrutture che, accogliendo il ricorso dei privati, voleva cancellare un servizio efficiente e apprezzato come quello dell’ATM verso Villafranca Tirrena. Avevamo ragione sulla bontà della norma e sulla correttezza dell’azion...

VIOLENZA SESSUALE E STEREOTIPI SUI RUOLI DI GENERE: LA SICILIA AI PRIMI POSTI

25 NOV 2019 - Gli stereotipi sui ruoli di genere più comuni sono: “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l'uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%). Quello meno diffuso è “spetta all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (8,8%).
 Il 58,8% della popolazione (di 18-74 anni), senza particolari differenze tra uomini e donne, si ritrova in questi stereotipi, più diffusi al crescere dell’età (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei giovani) e tra i meno istruiti.
 Gli stereotipi sono più frequenti nel Mezzogiorno (67,8%), in particolare in Campania (71,6%) e in Sicilia, e meno diffusi al Nord-est (52,6%), con il minimo in Friuli Venezia Giulia (49,2%).

 Sul tema della violenza nella coppia, il 7,4% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune
circostanze che “un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo”, il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto. Rispetto al controllo, invece, sono più del doppio le persone (17,7%) che ritengono accettabile sempre o in alcune circostanze che un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l'attività sui social network della propria moglie/compagna.

 Sardegna (15,2%) e Valle d’Aosta (17,4%) presentano i livelli più bassi di tolleranza verso la violenza; Abruzzo (38,1%) e Campania (35%) i più alti. Ma nelle regioni le opinioni di uomini e donne sono diverse.
 Alla domanda sul perché alcuni uomini sono violenti con le proprie compagne/mogli, il 77,7% degli intervistati risponde perché le donne sono considerate oggetti di proprietà (84,9% donne e 70,4% uomini), il
75,5% perché fanno abuso di sostanze stupefacenti o di alcol e un altro 75% per il bisogno degli uomini di
sentirsi superiori alla propria compagna/moglie. La difficoltà di alcuni uomini a gestire la rabbia è indicata dal
70,6%, con una differenza di circa 8 punti percentuali a favore delle donne rispetto agli uomini.
 Il 63,7% della popolazione considera causa della violenza le esperienze violente vissute in famiglia nel
corso dell’infanzia, il 62,6% ritiene che alcuni uomini siano violenti perché non sopportano l’emancipazione
femminile mentre è alta ma meno frequente l’associazione tra violenza e motivi religiosi (33,8%).

 A una donna che ha subito violenza da parte del proprio compagno/marito, il 64,5% della popolazione
consiglierebbe di denunciarlo e il 33,2% di lasciarlo. Il 20,4% della popolazione indirizzerebbe la donna verso i
centri antiviolenza (25,6% di donne contro 15,0% di uomini) e il 18,2% le consiglierebbe di rivolgersi ad altri
servizi o professionisti (consultori, psicologi, avvocati, ecc.). Solo il 2% suggerirebbe di chiamare il 1522.
 Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Addirittura
il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non
lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro
modo di vestire è elevata (23,9%). Il 15,1%, inoltre, è dell’opinione che una donna che subisce violenza
sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile.

 Per il 10,3% della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false (più uomini, 12,7%, che
donne, 7,9%); per il 7,2% “di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà
intendono sì”, per il 6,2% le donne serie non vengono violentate. Solo l’1,9% ritiene che non si tratta di
violenza se un uomo obbliga la propria moglie/compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà.
 Il quadro che emerge dalla lettura dei risultati del modulo sugli stereotipi sui ruoli di genere e sulla
violenza sessuale, incluse le opinioni sull’accettabilità della violenza nella coppia e sulle sue possibili cause,
mostra cinque profili: due rappresentano gli individui con le convinzioni più stereotipate (36,3%), due quelle
meno stereotipate (62%) e un gruppo si qualifica per l’indifferenza rispetto al tema (1,8%).

La rilevazione statistica sugli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza, realizzata
dall'Istat nel quadro di un Accordo di collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la
Presidenza del Consiglio, consente di analizzare modelli culturali e fattori che influenzano gli atteggiamenti
verso la violenza contro le donne.

La violenza contro le donne e, in particolare, la violenza domestica, rappresentano fenomeni multiformi e
complessi, la cui conoscenza è essenziale per lo sviluppo delle politiche di contrasto e la costruzione del
sistema di monitoraggio della violenza contro le donne. Questi fenomeni sono radicati nella cultura di genere
ed è per questo che si rende necessario rilevare i modelli stereotipati legati ai ruoli delle donne e degli uomini
così come l’immagine sociale della violenza. Il radicamento degli stereotipi sui ruoli di genere, da una parte, e
l’atteggiamento verso i comportamenti violenti, dall’altra, sono, infatti, le chiavi di lettura per comprendere il
contesto culturale in cui le relazioni violente trovano genesi e giustificazione. La loro conoscenza è essenziale
per comprendere meglio le cause della violenza e monitorarle nel tempo, al fine di valutare, almeno
parzialmente, l’impatto sulla popolazione delle politiche inerenti la prevenzione della violenza in termini di
cambiamento culturale.

Poche le differenze tra uomini e donne rispetto agli stereotipi sui ruoli di genere
Nel corso della rilevazione è stato chiesto agli intervistati il loro grado di adesione su alcune affermazioni
stereotipate riguardo il ruolo della donna nella sfera lavorativa ed economica, le decisioni familiari e la
gestione della casa. Con almeno una delle affermazioni il 58,8% della popolazione si dichiara molto o
abbastanza d’accordo, il 22,4% molto d’accordo.
Più in dettaglio, il 27% della popolazione esprime la propria adesione a un solo quesito, il 15,8% a due e il
15,9% a 3 o più. Il 22,5% della popolazione, senza sostanziali differenze fra uomini e donne, non è d’accordo
con alcuno degli stereotipi considerati.

Gli stereotipi sono più diffusi tra le persone più avanti negli anni (65,7% dei 60-74enni contro 45,3% dei
giovani), tra i meno istruiti (79,6% fra coloro senza titolo di studio o con licenza elementare contro 45% dei
laureati) e tra chi ha una professione come operaio o lavoratore in proprio/coadiuvante.
Il Sud e la Sicilia presentano quote più alte di persone che sono d’accordo con gli stereotipi sottoposti. Il
valore massimo si stima in Campania dove il 71,6% della popolazione concorda con almeno uno stereotipo, il
minimo in Friuli Venezia Giulia (49,2%).
Se tra maschi e femmine non emergono particolari differenze sul territorio nazionale, a Bolzano, in Lombardia
e in Basilicata le donne rivelano opinioni meno aperte rispetto agli uomini della stessa area geografica; al
contrario sono gli uomini dell’Abruzzo, della Calabria, della Liguria, del Veneto, della Puglia e del Molise ad
avere più pregiudizi rispetto alle donne.

Ancora diffuso lo stereotipo del successo nel lavoro più importante soprattutto per l’uomo
Lo stereotipo più comune è quello inerente il successo nel lavoro; infatti il 32,5% delle persone tra i 18 e i 74
anni si dichiara molto o abbastanza d’accordo sull’affermazione che per l’uomo, più che per la donna, sia
molto importante avere successo nel lavoro. L’opinione che gli uomini siano meno adatti a occuparsi delle
faccende domestiche è il secondo stereotipo (31,4%), seguito dalla convinzione che sia soprattutto l'uomo a
dover provvedere alle necessità economiche della famiglia (27,9%). Meno radicata, invece, l’idea che in
condizioni di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli uomini rispetto alle donne
(16,1%). Solo l’8,8% ritiene che spetti all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia.
Guardando alle opinioni sulle singole affermazioni, non risaltano grandi differenze tra uomini e donne, con
alcune eccezioni. Gli uomini sono più convinti che debbano essere loro a prendere le decisioni in famiglia (il
10,7% è molto o abbastanza d’accordo contro il 7,1% delle donne) mentre le donne sostengono che per
l’uomo è più importante avere successo nel lavoro rispetto alle donne (34,7% di donne e 30,3% di uomini).
Solo per i titoli di studio più bassi la differenza si inverte: sono molto o abbastanza d’accordo il 45,3% delle
donne contro il 49,6% degli uomini.

E' l'uomo che deve prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia
In condizioni di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli uomini rispetto alle donne
E' soprattutto l'uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia
Per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro
Gli uomini sono meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche

Le differenze tra i diversi livelli di istruzione influenzano le opinioni su chi debba provvedere alle necessità
economiche della famiglia. Il 54,7% di chi ha un titolo di studio elementare o non ha titolo di studio ritiene che
sia l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche contro il 10,8% dei laureati; per gli uomini queste
differenze sono ancora più marcate (66% e 13,2%).
Nella stessa direzione va lo stereotipo circa l’inadeguatezza degli uomini a svolgere le faccende domestiche,
che distanzia di circa 35 punti percentuali chi ha un titolo di studio elevato da chi non lo possiede. In questo
caso però, sono le donne a presentare di più lo stereotipo, il 55% delle donne con basso titolo di studio contro
il 51,9% degli uomini nella stessa posizione. Le donne laureate sono meno d’accordo con questa
affermazione (15,9% dei casi contro 21,9% per gli uomini).

Pochi ritengono accettabile la violenza fisica nella coppia, ma il controllo è lecito
Il 91% delle persone di 18-74 anni ritiene che non sia mai accettabile che “un ragazzo schiaffeggi la sua
fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo”, il 92,3% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni
tanto, l’80,6% che un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l'attività sui social network della propria
moglie/compagna.
Il controllo è invece tollerato (per il 16,8% dei cittadini in alcune circostanze e per lo 0,9% sempre) soprattutto
tra i più giovani (30,3% dei ragazzi di 18-29 anni e 27,1% delle ragazze della stessa fascia d’età).
I laureati manifestano livelli più bassi di tolleranza (15,1%) con differenza tra le laureate (13,6%) e i laureati
(16,9%).
Sul territorio la quota di chi ritiene il controllo accettabile in alcune circostanze supera il 20% al Sud e in
Sicilia, Abruzzo 26,1%, Basilicata 25,2%, Campania e Sicilia 23,2%, Molise 22,5%, Calabria 21,5%, Puglia
20,4%. L’alto valore della Basilicata, tuttavia, va letto alla luce delle differenze molto marcate tra uomini e
donne: l’accettabilità del controllo è, infatti, pari al 35,9% per gli uomini e al 14,6% per le donne.
La quota di persone che ritiene accettabile “sempre” o almeno “in alcune circostanze” la violenza o il controllo
nella coppia è pari al 25,4% (27,3% uomini e 23,5% donne). I livelli minimi sono riscontrabili in Sardegna e in
Valle d’Aosta (rispettivamente 15,2% e 17,4%). L’Abruzzo (38,1%) e la Campania (35%) hanno, invece, livelli
più elevati di tolleranza ma, mentre in Abruzzo sono soprattutto gli uomini ad avere questa opinione (il 47,2%
degli uomini ritiene accettabile la violenza contro il 29,2% delle donne), la Campania non è connotata da
elevate differenze di genere (39,5% di uomini contro 30,8% di donne). Le differenze di genere sono quasi
nulle in Sicilia e in Lombardia, mentre in alcune regioni del Nord (Veneto, Valle d’Aosta e Provincia autonoma
di Trento) e in Umbria sono le donne a presentare percentuali maggiori di accettabilità.

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