Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

USURA A BROLO. IMPRENDITORE OPPRESSO DAL CAPPIO DELL’USURA, 2 NUOVE MISURE CAUTELARI

BROLO E MESSINA: IMPRENDITORE OPPRESSO DAL CAPPIO DELL’USURA DENUNCIA I SUOI AGUZZINI. DUE NUOVE MISURE CAUTELARI ESEGUITE DAI CARABINIERI.

Messina, 18 dic 2019 - All’alba di oggi, a Rometta Marea e Messina, i Carabinieri della Compagnia di Patti hanno eseguito un’ordinanza applicativa di due misure cautelari del divieto di dimora nel comune di Brolo, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti (ME), Dott. Ugo Domenico Molina, su richiesta della locale Procura della Repubblica, guidata dal Procuratore
Angelo Cavallo, nei confronti di due messinesi, il 44enne La Spina Andrea ed il 40enne
Marchese Alessandro, ritenuti responsabili di estorsione aggravata in concorso tra loro e con
Calabrò Fortunato, coinvolto nell’ambito della stessa indagine e già tratto in arresto.

Il provvedimento cautelare scaturisce dalla medesima attività investigativa sviluppata dalla
Compagnia Carabinieri di Patti e coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica Dott.ssa
Giorgia Orlando, i cui esiti avevano consentito di ricostruire la drammatica vicenda di un
imprenditore brolese che, strangolato dal cappio dell’usura e sull’orlo della disperazione,
aveva deciso di denunciare tutto ai carabinieri, dando così il via ad un’indagine che lo scorso
14 novembre aveva portato, in prima battuta, proprio all’arresto di Calabrò Fortunato e del
commerciante messinese Chiaia Franco, rispettivamente colpiti da ordinanza di custodia
cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari.

A seguito di quella prima operazione, infatti, la Procura di Patti, ed i militari della Sezione
Operativa, hanno approfondito ulteriormente le indagini, definendo il ruolo dei due indagati La
Spina e Marchese il cui coinvolgimento era emerso già dalle prime dichiarazioni rese dalla
vittima. I due nuovi indagati, infatti, insieme al citato Calabrò, tra l’ottobre del 2017 ed il
marzo 2018, si sono resi protagonisti di molteplici incursioni presso il magazzino
dell’imprenditore, già piegato dal peso della crisi e dei debiti, al fine di impossessarsi
gratuitamente o a prezzi irrisori di grandi quantitativi di merce, consistente in prodotti
calzaturieri.

Partendo sempre dalle dichiarazioni rese dalla vittima, i carabinieri, mediante individuazioni
fotografiche, analisi delle celle del traffico telefonico ed altri documenti, hanno individuato in
La Spina Andrea, il commerciante di Rometta che una notte, in compagnia del Calabrò, si era
recato presso il magazzino dell’imprenditore con il furgone del proprio negozio ed aveva
caricato un grande quantitativo di merce. In quella circostanza la merce stessa non è stata
prelevata gratuitamente ma “acquistata” al prezzo di 3,50 euro per paio di scarpe e, tra l’altro,
gli aguzzini hanno cercato di costringere l’imprenditore a redigere un fittizio documento di
trasporto, al fine di giustificare la presenza del carico in caso di un controllo da parte delle
forze dell’ordine. Nel momento in cui la vittima, disperata, si è lamentata per l’ingente danno
economico subito, i malviventi le hanno lapidariamente risposto di “farsi i fatti propri”.
Inoltre, è stato accertato come il Marchese Alessandro, sempre in compagnia del Calabrò ed in
orario notturno, si fosse recato presso il magazzino della vittima per portare a termine altri
prelievi coattivi: addirittura in un caso gli indagati hanno impiegato ben due giornate

lavorative per selezionare e caricare 468 paia di scarpe prelevate gratuitamente. In quel
frangente, tra l’altro, gli stessi aguzzini, non paghi della loro azione, hanno costretto il
malcapitato imprenditore a regalare anche due paia di scarpe proprio alla figlia del Marchese.
Le risultanze investigative raccolte, quindi, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di
colpevolezza a carico degli odierni indagati, consentendo così all’Autorità Giudiziaria di emettere il
secondo provvedimento cautelare, in esecuzione del quale, questa mattina, La Spina Andrea e
Marchese Alessandro sono stati colpiti dalla misura del divieto di dimora nel comune di Brolo.
Ancora una volta si coglie l’occasione per rimarcare la centralità delle denunce da parte delle
vittime di usura ed estorsione, quale necessario strumento utile per spezzare la spirale di
oppressione. La presenza capillare dell’Arma dei Carabinieri sul territorio e l’attenzione e la
sensibilità della Procura della Repubblica di Patti verso tali reati possono consentire una pronta
ed efficacie azione di contrasto a questi reati che troppo spesso, per paura o per vergogna, non
vengono denunciati.

Commenti