Fondi Ue: ecco come in Italia si bruciano i soldi del Pnrr, nelle mani della criminalità organizzata

Le mani della criminalità organizzata sui Fondi Ue: ecco come in Italia si bruciano i soldi del Pnrr.  La metà delle indagini relative alle frodi sui fondi Ue riguardano l'Italia (6 su 12 miliardi complessivi di danno stimato). E sulla maggior parte di queste c'è l'ombra della criminalità organizzata, attratta dal richiamo del flusso consistente di denaro. 4 mag 2024 - È quanto emerso il 29 e il 30 aprile a Bruxelles, nel corso dei due giorni di studio, approfondimento e confronto giuridico dedicati alla Procura europea, alle sue competenze e ai riflessi più significativi della sua azione giudiziaria. Un appuntamento che si è concluso con l'affermazione di un dato che non può lasciare indifferenti anche coloro che non sono professionisti del settore legale: l'Italia è al centro delle indagini Eppo.   Pur essendo stato pubblicato pochi giorni fa il Report 2023 - 2023 in numbers | European Public Prosecutor’s Office (europa.eu) - l'analisi dell'andamento delle

Rifondazione Comunista chiede di rendere pubblici gli elenchi delle aziende

Richiesta urgente a SE la Prefetta di Messina, Dott.ssa Maria Carmela Librizzi. Richiesta di rendere pubblici gli elenchi delle aziende in produzione con o senza deroghe rispetto a quanto disposto dal Dpcm 22 e 25 marzo 2020 e smi

Messina, 7 apr 2020 - Al fine di rendere edotti la popolazione, le associazioni sociali e le parti politiche dell’applicazione delle disposizioni citate in oggetto il Partito della Rifondazione Comunista chiede alla S. V. di rendere immediatamente pubblici gli elenchi delle aziende attive, ovvero ricomprese nei codici ATECO del DPCM 25 marzo (“produzioni essenziali”) e soprattutto di quelle che nelle ultime due settimane hanno richiesto deroghe per riaprire.

I sindaci e le Asl siano informati tempestivamente su ciascun territorio dei flussi e degli
spostamenti delle persone per le produzioni essenziali e per le deroghe concesse. Le prefetture
procedano con controlli massicci su tutte le produzioni attive. Al posto di App fantasiose per
controllare chi porta a spasso il cane, della quotidiana caccia mediatica ai “passeggiatori”, sarebbe
molto più utile mappare il movimento di migliaia di lavoratori che tutti i giorni sono obbligati a
muoversi per garantire le esigenze vitali di noi tutti e probabilmente anche di troppe produzioni
assolutamente non indispensabili.

L’elenco dei Codici ATECO prevede già maglie estremamente larghe, a titolo di esempio le
fabbriche di armi (a Cameri si continuano ad assemblare F35) e dell’aerospazio sono attive senza
bisogno di deroghe. Inoltre il meccanismo delle deroghe, attraverso il silenzio assenso, sta
consentendo riaperture ben oltre le produzioni essenziali. La farraginosità delle procedure,
l’inadeguatezza a volte delle prefetture su tale materia, il ritardo nell’attivazione dei tavoli con le
parti sociali, la difficoltà dei controlli e le furbizie delle aziende nel giocare con i codici ATECO,
rischiano di compromettere le misure di distanziamento sociale, unico argine al diffondersi del
virus. Esempio evidente il caso della Dayco di Manoppello.

Inoltre, se si chiede la riattivazione aziendale per codici ATECO marginali rispetto alle produzioni
principali, va ridotta proporzionalmente sia la presenza dei lavoratori, sia il numero di ore
settimanali lavorate, in base al peso in azienda di quello specifico codice ATECO, salvo la
riconversione di produzione. Questo vuol dire essere seri, il resto è irresponsabilità. Ad oggi
scarseggiano dispositivi di sicurezza per i professionisti della salute e dell’assistenza, le produzioni
nazionali di Dpi non soddisfano neppure le quotidiane necessità, come si può garantire quegli
stessi dispositivi a chi deve recarsi a lavoro in fabbrica?

Rifondazione Comunista ribadisce che servono risorse urgenti per il sostegno al reddito dei
lavoratori visibili e invisibili, e servono risorse immediate per il sostegno alle piccole e piccolissime
imprese che sono predominanti nel nostro tessuto economico. I ritardi di Governo e Regione
stanno di fatto mettendo artigiani e piccoli imprenditori nelle condizioni di dover scegliere tra la
salute di sé stessi e dei propri dipendenti, e il fallimento delle proprie aziende. Dall’altra parte le
grandi imprese hanno tutte le capacità per poter sopperire ad un mese di fermo e provvedere alla
propria ristrutturazione aziendale, visti gli enormi dividendi che negli ultimi anni hanno
accumulato. Di fronte al virus non siamo tutti uguali, perché già prima le differenze erano evidenti.
Ora la forbice delle disuguaglianze si allargherà ulteriormente. È il momento che la Banca centrale
Europea apra il proprio portafoglio, lo ha fatto dal 2009 per il salvataggio delle banche può farlo
per salvare i lavoratori europei.

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