Il presente rapporto, prodotto congiuntamente dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), presenta un’analisi approfondita delle malattie presenti sulle schede di morte di soggetti diagnosticati microbiologicamente tramite tampone rino/orofaringeo positivo al SARS-CoV-2.
Roma, 16/07/2020 -In base all’analisi condotta sulle schede di decesso,COVID-19 è la causa direttamente responsabile della morte, ossia è la causa iniziale, nell’89% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2. In questi casi, la morte è quindi causata direttamente da COVID-19, seppure spesso sovrapposto ad altre malattie preesistenti, e dalle sue complicanze. In altri termini è presumibile che il decesso non si sarebbe verificato se l’infezione da SARS-CoV-2 non fosse intervenuta. Nel restante 11% dei casi il decesso si può ritenere dovuto ad un’altra malattia (o circostanza esterna). In questi casi, COVID-19 è comunque una causa che può avercontribuito al decesso accelerando processi morbosi già in atto, aggravando l’esito di malattie preesistenti o limitando la possibilità di cure.
La quota di deceduti in cui COVID-19 è la causa direttamente responsabile della morte varia in base all’età, sebbene sia comunque elevata a tutte le età. Questa percentuale è dell’81%,nella classe 0-49 anni edaumenta nelle classi di età successive raggiungendo il valore massimo del 92% a 60-69 anni, per poi ridursi leggermente nelle ultime classi.
Per quanto riguarda l’analisi dell’11% dei decessi in cui COVID-19 non è causa iniziale (Figura 2), si riscontrano interessanti differenze se si considerano le diverse classi di età. Nei più giovani
(0-49 anni) le cause di morte predominanti sono i tumori, che rappresentano circa il 9,3% del totale in questa fascia di età.
Nella classe di età 50-59 anni oltre ai tumori (5,7%) troviamo il diabete (2,2%) e alcune malattie del sistema circolatorio (3,1%). Nelle età più avanzate la distribuzione per causa è più eterogenea, ma i tumori restano ancora la causa iniziale di morte più frequente (è circa il 2,2% tra 60 e
79 anni), seguiti dalla cardiopatia ischemica, dalle malattie cerebrovascolari e dalle malattie croniche delle basse vie respiratorie.
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