Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

Perché non c'è pace? I big data spiegano perché

I giornali spiegano perché un Paese non è pacifico Ricercatori di Cnr-Isti, Scuola Normale Superiore di Pisa, e Università̀ di Stoccolma hanno sfruttato i big data di una piattaforma supportata da Google e strumenti di Intelligenza artificiale per spiegare l’indice di pace di un Paese. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Epj data science. L’Indice della pace globale (Gpi) è un tentativo di classificare i Paesi del mondo in base alla loro “pacificità”. Secondo questo indicatore, l’Islanda è il primo Paese, l’Afghanistan l’ultimo e l'Italia è al 32esimo posto. 

Roma, 31 gennaio 2022 - Il Gpi viene prodotto su base annuale dall'Institut for Economics and Peace attraverso indagini istituzionali e governative. Un gruppo di ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie dell’informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isti), della Scuola Normale Superiore di Pisa, e dell’Università̀ di Stoccolma ha dimostrato che i nuovi flussi di dati digitali, combinati con le potenzialità dell'Intelligenza artificiale (Ia), possono aiutare a rendere queste misurazioni più economiche e frequenti e anche spiegare quali sono i fattori che caratterizzano un Paese pacifico. Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Epj Data Science. I ricercatori hanno utilizzato i dati del “Global database of events location and tone” (Gdelt), una piattaforma supportata da Google che raccoglie notizie relative a 163 Paesi, per dimostrare che l’attenzione dei media su determinati argomenti sono indicativi del Gpi di un Paese e consentono di svelare, con l’aiuto dell’Ia, il suo profilo socioeconomico, politico e militare. 

Ad esempio, l’indice di pace per il Portogallo è determinato principalmente dalle novità che riguardano la cooperazione economica, mentre quello del Pakistan è collegato a notizie riguardanti l’utilizzo di forze militari e carri armati. Per il nostro Paese valgono soprattutto news su aiuti umanitari, asili politici e disobbedienza alle leggi. “Se consideriamo che le spese militari indeboliscono sempre di più i Paesi già dilaniati dalla guerra, per i governi e la comunità internazionale è fondamentale prevedere tempestivamente i cambiamenti nello stato di pace e i fattori che lo stanno determinando”, afferma Vasiliki Voukelatou ricercatrice Cnr-Isti e prima firmataria della pubblicazione. 

“Il database Gdelt e strumenti di intelligenza artificiale possono contribuire a più frequenti stime dell'indice di pace globale e dei fattori che lo determinano come le proteste, i conflitti, l’utilizzo di forze armate, gli aiuti umanitari, le sanzioni amministrative e le attività diplomatiche". Lo studio può essere di supporto per decisori politici e stakeholder. “Questa ricerca è un passo importante verso uno strumento che consente a ricercatori, a politici e alle società non governative come l'Onu di reagire tempestivamente alla situazione conflittuali di un Paese, attuando politiche adeguate a prevenire effetti negativi sulla società e contribuire efficacemente a una pace duratura”, conclude Luca Pappalardo, ricercatore del Cnr-Isti e coordinatore dello studio. 

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