Inventare e brevettare sono due cose ben diverse e lo stesso vale per l’invenzione del gelato e del cono gelato. Secondo l’informazione corrente (in rete) il cono gelato ha origini italiane ed è stato brevettato il 13 dicembre 1903 dall'emigrante di origini marchigiane Italo Marchioni, che negli USA si assicurò il brevetto del cono gelato. Francesco Procopio dei Coltelli, cuoco e pescatore di Aci Trezza (CT), nel 1686 preparava l’odierno gelato.
11/12/2022 - Italo Marchioni vendeva ghiaccioli al limone per le strade di New York, serviti in contenitori di vetro che finivano per rompersi o non venivano restituiti dai clineti. Prima provarono a fare il cono di carta, quindi pensarono ad un impasto commestibile, una cialda da tenere in mano: nel 1903 Italo Marchioni, originario del Cadore, lo brevettò a Washington. Il 13 dicembre 1903, Italo Marchioni (1868-1954), italiano residente a New York, ricevette il brevetto statunitense N. 746971 per l'invenzione del cono gelato. Marchioni, considerato l'inventore del cono gelato, vide però contestata la sua paternità.
La tradizione Siciliana del gelato è di derivazione araba: il sorbetto.
Francesco Procopio dei Coltelli, cuoco e pescatore nato ad Aci Trezza (CT) nel 1686, preparava l’odierno gelato con l’uso dello zucchero in sostituzione del miele.
A Parigi, Francesco Procopio, fu accolto come l’inventore del gelato ed aprì là nel 1686 il Café Procope, il più antico caffè d’Europa.
Il gelato nelle canzoni
Il gelato ha fatto il suo ‘ingresso’ nelle canzoni ben prima di Lucio Battisti, di Jovanotti e del Festival di Sanremo. Mina, Paolo Conte, Lucio Dalla e Gianna Nannini hanno ‘cantato’ il gelato nelle loro canzoni.
Mina, nel 1964, canta “Se mi compri un gelato/che sia proprio gelato/con le labbra gelate così/amore amore ti bacerò”.
Lucio Battisti ne “I giardini di marzo” (1972) canta, con le parole di Mogol, “Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati…”.
Nel 1978 Paolo Conte cantava “Un gelato al limon/gelato al limon/gelato al limon,/sprofondati in fondo a una città./Un gelato al limon/è vero limon”.
Pupo nel 1979 centrava il successo con “Gelato al cioccolato/ dolce e un po’ salato/tu, gelato al cioccolato”.
Gianna Nannini in “Fotoromanza” (1984) canta: “... è una fiamma che esplode nel cielo/questo amore è un gelato al veleno”.
Nella canzone “La mia moto” (1989) Jovanotti: “Per me una birra media e per te un gelato”.
Lucio Dalla: “Le pance sotto il sole, il gelato e l’ombrellone”.
Pino Daniele (1999) in “Come un gelato all’equatore” canta “Come un gatto in amore/come un gelato all’equatore/mi sciolgo col tuo amore”.
Ma vorrei soffermarmi su di una ‘prova d’autore’ del 1955, «Io, Mammeta e tu» di Domenico Modugno e Riccardo Pazzaglia e su quel primo appuntamento «'nu frato, 'na sora, 'na nepote» e «sola nun staje 'na vota, ascimmo sempre a tre».
Ti avevo detto, dal primo appuntamento,
di non portare nessuno con te.
"Domani chi lo sa,
vengo io soltanto, soltanto con mammá".
Invece un fratello, una sorella, una nipote,
sola non stai mai una volta,
usciamo sempre in tre.
Io, mámmeta e tu, / passiammo pe Tuledo, / nuje annanze e mámmeta arreto.
"Io, sòreta e tu,
jamm'ô bar ô Chiatamone:
"Vuó 'o cuppetto o vuó 'o spumone?"
"Chello ca costa 'e cchiù".
Io, tua sorella e tu,
andiamo al bar in via Chiatamone:
"Vuoi la coppetta o lo spumone?"
"Quello che costa di più!"
Ecco, lo «spumone» (quello che costa di più) sembra che risalga al XVII secolo a Parigi ad opera del pasticciere siciliano Francesco Procopio dei Coltelli, poi giunto a Napoli nel XIX° secolo, durante la dominazione Francese.
m.m.
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Foto di Alexa, licenza Pixabay
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