Marcello Viola resta Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano

  Il dott. Marcello Viola, originario di Cammarata (AG), resta Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano. Il Consiglio di Stato rigetta l’appello del dott. Romanelli. Il Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, con delibera del 7 aprile 2022, ha disposto la nomina a Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano del dott. Marcello Viola. 2 mag 2024 - La nomina del dott. Viola è stata impugnata, innanzi al TAR Lazio - Roma, sia dal dott. Romanelli (Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Milano) sia dal dott. Amato (Procuratore della Repubblica di Bologna). Il dott. Marcello Viola ( nella foto a sinistra ), con il patrocinio degli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impdiduglia, si è costituito in giudizio, chiedendo il rigetto di entrambi i suddetti ricorsi. In particolare, gli avv.ti Rubino e Impiduglia hanno sostenuto la legittimità della delibera di nomina del dott. Viola e la palese infondatezza delle censure mosse dai

Danilo Dolci, Calamandrei: "Cosa sono le leggi se non correnti di pensiero?"

Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste, da Enrico e da Meli Kontelj, di nazionalità slovena. Il padre, dipendente delle ferrovie, conduce la famiglia in Lombardia: qui Danilo compie i primi studi. I suoi interessi spaziano dai Dialoghi di Platone ai grandi poeti del Romanticismo tedesco ai classici del pensiero orientale. Lo appassiona, inoltre, la musica.


29/01/2023 - A tracciare il suo profilo biografico è Giuseppe Barone in "La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo biografico di Danilo Dolci": "Dolci matura presto un forte senso di avversione al fascismo. Nel tortonese, dove risiede nei primi anni del conflitto, cominciano a tenerlo sotto controllo: è stato visto strappare manifesti di propaganda al regime. Nel 1943 rifiuta di vestire la divisa repubblichina ed è arrestato a Genova: riesce a fuggire riparando in Abruzzo.

"Le prime opere che pubblica sono due manuali di scienza delle costruzioni a uso degli studenti di architettura. Per guadagnare qualcosa, insegna presso una scuola serale a Sesto San Giovanni: tra gli operai che siedono dietro i banchi c’è anche Franco Alasia, col quale inizia un importante e fecondo rapporto di amicizia e collaborazione. Alla fine degli anni Quaranta è già conosciuto a apprezzato autore di versi: nel 1947 è nella rosa dei finalisti del Premio Libera Stampa di Lugano, con Andrea Camilleri, Maria Corti, Pier Paolo Pasolini, David Maria Turoldo, Andrea Zanzotto. Nel 1950 Dolci compie una scelta fondamentale per tutto il suo percorso successivo: a un passo dal completamento degli studi, abbandona l’Università e va a vivere a Nomadelfia, «la città dove la fraternità è legge», una comunità di accoglienza per bambini sbandati dalla guerra, sorta nell’ex campo di concentramento nazifascista di Fossoli (Modena) per volontà di don Zeno Saltini, guardata con sospetto dai benpensanti e considerata un pericoloso covo di sovversivi dalla gretta classe dirigente di quegli anni e dalle stesse gerarchie cattoliche".
Profilo biografico, sin qui tratto da: La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo biografico di Danilo Dolci, di Giuseppe Barone Dante & Descartes, Napoli, 2° edizione 2004.

Nel 1952 sceglie la Sicilia per combattere la mafia

Nel 1952 si trasferisce in Sicilia, a Trappeto (Partinico) dove promuove lotte nonviolente contro la mafia, la disoccupazione, l'analfabetismo e la fame. L'assenza dello stato e le disparità sociali,  l'affermazione dei diritti umani e civili sono l'obiettivo delsuo  impegno sociale e gli varranno il soprannome di "Gandhi italiano".
Nella sua attività di animazione sociale e di lotta politica, Danilo Dolci ha sempre impiegato con coerenza e coraggio gli strumenti della nonviolenza.

Il 14 ottobre 1952, a Trappeto, Dolci dà inizio alla prima delle sue numerose proteste nonviolente, il digiuno sul letto di Benedetto Barretta, un bambino morto per la denutrizione. In questa occasione si stabilisce un dialogo intenso e duraturo fra Danilo Dolci e il filosofo nonviolento Aldo Capitini.
Nel 1953 Dolci sposa Vincenzina, vedova di un contadino marinaio di Trappeto, morto per malattia, madre di cinque figli: Turi, Matteo, Pino, Giacomo e Luciano. Con Vincenzina avrà altri cinque figli: Libera, Cielo (in omaggio a Cielo d'Alcamo, Amico (musicista e continuatore dell'opera del padre, Chiara e Daniela. 

Nel gennaio del 1956, a San Cataldo, oltre mille persone danno vita ad uno sciopero della fame per protestare contro la pesca di frodo, tollerata dallo Stato, che priva i pescatori dei mezzi di sussistenza. Ma la manifestazione è presto sciolta dalle autorità, con la motivazione che «un digiuno pubblico è illegale». 

L'arresto di Dolci nel febbraio del 1956

Il 30 gennaio 1956, a Partinico, tra Palermo e Trapani, viene attuato lo sciopero alla rovescia: l'idea è che, se un operaio, per protestare, si astiene dal lavoro, un disoccupato può scioperare invece lavorando. Centinaia di disoccupati si organizzano per riattivare pacificamente una strada comunale abbandonata; ma i lavori vengono fermati dalla polizia e Danilo Dolci viene arrestato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, istigazione a disobbedire alle leggi e invasione di terreni. 
L'episodio suscita indignazione nel Paese e provoca numerose interrogazioni parlamentari. Il processo ha enorme risalto sulla stampa, e tra i suoi avvocati difensori c'è il grande giurista Piero Calamandrei, che scrive:

«Il Pubblico Ministero] ha detto che i giudici non devono tenere conto delle "correnti di pensiero". Ma cosa sono le leggi se non esse stesse delle correnti di pensiero? Se non fossero questo non sarebbero che carta morta. [...] E invece le leggi sono vive perché dentro queste formule bisogna far circolare il pensiero del nostro tempo, lasciarci entrare l'aria che respiriamo, metterci dentro i nostri propositi, le nostre speranze, il nostro sangue, il nostro pianto. Altrimenti, le leggi non restano che formule vuote, pregevoli giochi da legulei; affinché diventino sante esse vanno riempite con la nostra volontà.»
(Piero Calamandrei, dall'arringa tenuta il 30 marzo 1956 davanti al tribunale penale di Palermo)

Testimoni come Carlo Levi e Elio Vittorini 

Nel processo sfilarono tra i molti testimoni della difesa Carlo Levi ed Elio Vittorini. Dalla parte di Danilo Dolci si schierarono tra gli altri: Giorgio La Pira, Guido Piovene, Renato Guttuso, Bruno Zevi, Bertrand Russell, Alberto Moravia, Norberto Bobbio, Cesare Zavattini, Ignazio Silone, Enzo Sellerio, Aldo Capitini, Paolo Sylos Labini, Eric Fromm, Jean-Paul Sartre, Aldous Huxley, Jean Piaget. 
Nella sua arringa, Calamandrei disse pure: 

«Anche oggi l'Italia vive uno di questi periodi di trapasso, nei quali la funzione dei giudici, meglio che quella di difendere una legalità decrepita, è quella di creare gradualmente la nuova legalità promessa dalla Costituzione», e aggiunse «Vorrei, signori Giudici, che voi sentiste con quale ansia migliaia di persone in tutta Italia attendono che voi decidiate con giustizia, che vuol dire anche con indipendenza e con coraggio questa causa eccezionale: e che la vostra sia una sentenza che apra il cuore della speranza, non una sentenza che ribadisca la disperazione».

Dolci fu condannato a 50 giorni di carcere e molti giovani volontari accorsero a sostenere la sua attività a Partinico e a Palermo, dove nel frattempo aveva avviato diverse iniziative nei quartieri più poveri.

La Radio Libera di Partinico

Assieme a Pino Lombardo e Franco Alasia, Danilo Dolci fu promotore della prima radio italiana a infrangere il monopolio radiofonico della RAI: Radio Partinico Libera, un'altra iniziativa nonviolenta particolarmente creativa e clamorosa. Le trasmissioni ebbero inizio alle ore 17:31 del 25 marzo 1970 con un appello disperato: a più di due anni dal tremendo sisma che aveva devastato la Sicilia occidentale «si marcisce di chiacchiere e di ingiustizie, la Sicilia muore».
Non un solo edificio, infatti, era stato ricostruito, la gente continuava a vivere nelle baracche. 27 ore dopo l'inizio delle trasmissioni le forze dell'ordine provvedevano al sequestro degli impianti e alla chiusura dell'emittente. Fu un processo, ma senza conseguenze penali.

Premio Nobel per la Pace

Danilo Dolci ottenne nove candidature al Premio Nobel per la Pace. Nel 1968 l’Università di Berna gli conferì la laurea honoris causa in Pedagogia. Nel 1970 ottiene il Premio Socrate di Stoccolma «per l’attività in favore della pace e per i contributi di portata mondiale nel settore dell’educazione». L’anno successivo l’Università di Copenaghen gli assegna il Premio Sonning «per il suo contributo alla civilizzazione europea».
Nino Sorgi, il padre di Marcello Sorgi, avvocato di fama, “difensore dei deboli: dei contadini che occupavano le terre, degli operai che facevano a botte con la polizia, dei familiari delle vittime di mafia, dei giornalisti processati per le verità scomode, degli artisti, dei teatranti, dei poeti” difese Danilo Dolci in un memorabile processo. 

Inventare il futuro

Danilo Dolci rimane nella memoria e nel sentimento collettivo per le sue memorabili azioni. Una sua frase riecheggia nella memoria: “Nella Valle si è mosso un processo di superamento della soggezione, della passività, della paura. Si è mossa un’esperienza di essenziale lotta, di maturazione civile, che a poco a poco sta bonificando tutta la vita della Valle. Esperienza che però si dovrà, con ogni generazione, ricreare". (‘Nessi tra esperienza, etica e politica’, Ed. Lacaita, 1993). 
Un testamento per lo sviluppo, il lavoro e per il futuro.

m.m.
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Foto: Di MHM55 - Opera propria.

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