Gioiosa Marea: «Le Pro Loco artefici del turismo sostenibile e di qualità», una rete di collaborazione tra le Associazioni Pro Loco

I l 1° Seminario di Studi «Le Pro Loco artefici del turismo sostenibile e di qualità», promosso dalla Pro Loco di Gioiosa Marea. Il seminario si è  avvalso della competente presenza del prof. Filippo Grasso, docente di  Scienze del turismo, della cultura e d'impresa  presso l'Università di Messina. Coinvolti, oltre alle Associazioni Pro Loco territoriali, i protagonisti della filiera turistica. Gioiosa Marea, 10 luglio 2025 -  Lo scorso 8 luglio 2025, presso il Circolo Roma di Gioiosa Marea si è svolto il 1° Seminario di Studi «Le Pro Loco artefici del turismo sostenibile e di qualità», promosso dalla Pro Loco di Gioiosa Marea con l'intento di creare una rete di collaborazione e sinergia tra le Associazioni Pro Loco aps di prossimità. Il seminario si è  avvalso della competente presenza del prof. Filippo Grasso, docente di Scienze del turismo, della cultura e d'impresa presso l'Università di Messina e riconosciuto esperto di turismo, che ha illustrato...

Vitti 'na crozza: ma il ‘cannuni’ è un castello, una torre

Che il teschio (‘crozza’ ), a colloquio col curioso (“fui curiusu”) di «Vitti ‘na crozza», sia 'morto' in guerra non è escluso (ma a 80 anni?), mentre non è dato per assodato che la crozza sia stata vista (vitti, cioè vidi) “supra ‘nu cannuni”, vale a dire sopra una “bocca da fuoco”, insomma sopra un’arma di artiglieria.

9 genn 2023 - E’ molto probabile, invece, che la «crozza» sia stata avvistata sopra una «torre cilindrica», vale a dire sopra la torre di un castello, quasi sempre dotati di torri cilindriche angolari, per il controllo del territorio circostante e denominate «cannuni». Castelli assai diffusi in Sicilia nelle epoche intorno al 1200, successivamente abbandonati e dei quali nella maggior parte dei casi rimangono oggi soltanto le mura, sebbene qualcuno di questi resti tutt’ora mirabilmente integro (Montalbano Elicona. Milazzo, Sperlinga, Maniace, Donnafugata, Mussomeli, Caccamo, etc).
Perché il 'doloroso' racconto di «Vitti ‘na crozza» (idda m'arrispunniu cu’ gran duluri=lei mi rispose con gran dolore) non è solo la sorte di chi morendo in guerra non ha avuto «rintocchi di campane», ma è racconto di solitudine e oblio, doloroso racconto di abbandono e di declino. E quanto più dolorosa per l’uomo possa essere una vita vissuta senza avere realizzato i propri sogni, tra le cocenti delusioni e la mancanza di un senso alla vita...

Voglio trovare un senso a questa vita,
anche se questa vita un senso non ce l'ha.
Voglio trovare un senso a questa storia,
anche se questa storia un senso non ce l'ha…
(Vasco Rossi, Un senso)

“In questo mondo nulla vi è di certo, tranne la morte e le tasse”, scriveva Benjamin Franklin, scienziato e politico americano (1706). “Ciò che mi fa più paura non è la morte, ma la sensazione di non aver vissuto appieno la vita” è la frase attribuita all’attrice Marilyn Monroe (1926-1962).

E intanto il tempo se ne va, / tra i sogni e le preoccupazioni…

“Si nni 'eru, si nni 'eru li mi anni / si nni 'eru si nni ieru 'un sacciu unni…” 
(Se ne andarono i miei anni / se ne andarono non so dove…)

Ecco!

Cannuni o cantùni
 
Ci sarebbe poi l’annosa questione del «trallallèro» in una canzone tanto triste e sconsolata, ma lo tralasciamo perchè vetusto e ormai noioso e torniamo al «cannone». Come sappiamo, la questione della 'paternità' del testo e della musica di «Vitti ‘na crozza» è stata (ed è) oggetto di dispute letterarie, lessicali e legali. Il testo (più che la musica) è stato rimaneggiato, alterato, ricostruito e immaginato più volte e variamente. In alcune versioni il «cannuni» diventa «cantùni», cioè ‘cantone’, tra queste la versione incisa da Rosanna Fratello. Così come «murìi» (morii) viene pronunciato "murivi", "murivu", "muria" o "morsi", a Catania.
Sull’uso di morire al passato remoto, nel repertorio siciliano spicca “Morsi cû morsi”, brano di carcerati cantato con successo da Rosa Balistreri:

Morsi cû morsi, cû m’amava persi, / comu finèru li jochi e li spassi! 
E' morto chi è morto, chi mi amava ho perso / oh, come sono finiti i giochi e gli spassi! 

Morto sul campo di battaglia, per la Patria, in miniera, in miseria o in guerra, è sempre "cû gran dulùri" che si lascia questa vita. Ancora più doloroso è lasciarla "senza toccu di campani", nell’abbandono, senza onoranze funebri, santa messa e funerale? 

Scrive e canta Fabrizio De Andrè:

Quando la morte mi chiamerà / nessuno al mondo si accorgerà / che un uomo è morto senza parlare / senza sapere la verità; / che un uomo è morto senza pregare / fuggendo il peso della pietà. […]
Questo ricordo non vi consoli / quando si muore si muore soli.

Mimmo Mòllica

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