Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

Democrazia partecipata: i dieci Comuni dell’Area Metropolitana di Messina che andranno alle amministrative a giugno

 

VERSO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI GIUGNO APPROFONDIMENTO SUI PROCESSI DI DEMOCRAZIA PARTECIPATA NEI DIECI COMUNI DEL MESSINESE CHE ANDRANNO AL VOTO. Lettera aperta di “Spendiamoli Insieme” a candidati e cittadini. “La democrazia partecipata diventi tema di dibattito elettorale”. 

29/03/2024 - Sono dieci i Comuni dell’Area Metropolitana di Messina che andranno a elezioni amministrative a giugno (in contemporanea con le Europee). È ancora troppo presto per sapere se i candidati renderanno o meno la democrazia partecipata tema di dibattito elettorale. Ma il team del progetto di monitoraggio civico “Spendiamoli Insieme”, realizzato da Parliament Watch Italia con il sostegno di Fondazione CON IL SUD, ci prova a far sì che lo diventi, verificando quanto succede in ciascuno dei 10 Comuni. Una sorta di “lettera aperta” ai futuri candidati alle amministrative e, ancor di più, ai cittadini elettori per ricordare che «la democrazia partecipata è una cartina di tornasole del dialogo – o della mancanza di dialogo – tra amministratori e amministrati, perché è una partecipazione che non si esaurisce nei pochi giorni di una tornata elettorale, ma, al contrario, si sviluppa tutto l’anno, tutti gli anni».

Il monitoraggio civico di “Spendiamoli Insieme”, basato su tutte le notizie che

si riesce a trovare sul web, dagli atti ufficiali agli articoli di stampa, consente di

controllare se, come e quando sia stata attuata gran parte degli obblighi di

legge. Basta cliccare sul Comune che interessa e sull’anno o gli anni di cui si

vuole sapere di più. «Il consiglio per tutti i cittadini che si ritroveranno da qui

ad un paio di mesi ad andare alle urne – conclude il team di ricercatori - è

quello di dare un’occhiata a cosa succede nel proprio Comune su

www.spendiamolinsieme.it. Sia per essere consapevoli dei propri diritti sia per

chiedere ai candidati che tali diritti siano pienamente garantiti».


Intanto, però, ecco l’analisi Comune per Comune, da quello che ha fatto meglio

in tema di democrazia partecipata (Falcone) a quelli che dovrebbero fare

meglio (Brolo, Forza d’Agrò, Leni, Oliveri, Rometta e Spadafora) sino a quelli

che hanno fatto peggio (Condrò, Longi, Mandanici).


Il Comune che ha fatto meglio in tema di democrazia partecipata

In tema di democrazia partecipata ha fatto bene negli ultimi anni Falcone

(2.785 abitanti), Comune oggi commissariato. La cittadina ha circa 8/9 mila

euro annui disponibili per la democrazia partecipata e nel 2019 ha adottato un

regolamento che, tra l’altro, coinvolge i minorenni dai 16 anni in su. A Falcone

inoltre si registra una buona partecipazione (per dirne una nel 2023 furono 6 i

progetti presentati e 240 i votanti che scelsero quello da finanziare). Qualche

nota dolente però si trova andando indietro nel tempo. Nel 2021 non è

arrivata alcuna proposta e la destinazione dei fondi è stata decisa dal Comune.

Nel 2020 a fronte di zero progetti dei cittadini, la scelta è stata fatta tra

proposte della Commissione Consultiva per la Democrazia Partecipata e con

appena 21 votanti. Ora comunque le cose vanno meglio. Resta da vedere lo

svolgimento del processo nel 2024.


I Comuni che devono fare meglio in tema di democrazia partecipata

Negli ultimi anni qualcosa si è ingarbugliato nel processo di democrazia

partecipata di Brolo (5.753 abitanti). La cittadina dispone di 9/10 mila euro

annui e ha un regolamento del 2020 che ammette a partecipazione anche i

16enni e i 17enni). Però nel 2021 non si è votato perché le sole 3 proposte

presentate risultavano tutte finanziabili; nel 2022 contrariamente a quanto

previsto dal regolamento l'avviso non prevedeva la partecipazione dei

minorenni e, inoltre, non si riesce a trovare il numero dei votanti; nel 2023

hanno votato in tutto 62 persone (quando nel 2020, anno per il quale il dato è

noto, erano state 358). Tanti elementi che rendono evidente la necessità di

comunicazione e sensibilizzazione rispetto alla democrazia partecipata e

all’opportunità che rappresenta.


Succede pure a Forza d’Agrò (848 abitanti). Per la democrazia partecipata la

cittadina dispone ogni anno di circa 4/5 mila euro e ha un regolamento del

2019. E però nel 2021 hanno votato in 30, nel 2022 appena in 10 e nel 2023

addirittura 5. Numeri che sono così bassi da denunciare, pur in una cittadina

molto piccola, una mancata partecipazione. Anche qui coinvolgimento e

informazione risultano indispensabili.


A Leni (681 abitanti), tranne che nel 2020 quando risulta una spesa, niente

processi di democrazia partecipata, niente raccolta di proposte, niente

espressione di preferenze. E restituzione al mittente dei circa 10 mila euro

annui a disposizione. Però il regolamento di democrazia partecipata, è stato

approvato giusto l’anno scorso e presenta alcuni spunti molto positivi in

termini di partecipazione, per esempio il fatto che sono ammessi i minorenni a

partire dai 14 anni. Vedremo quindi quest’anno se arriva il cambio di marcia.


Oliveri (2.048 abitanti) ha ogni anno circa 7/8 mila euro per la democrazia

partecipata e il regolamento, datato 2019, ammette a partecipazione anche

16enni e 17enni. Tuttavia nel 2021 si faticò ad ottenere le proposte (con tanto

di rinvio di scadenze ne arrivarono in tutto tre, di cui una fu rigettata perché

presentata da un non residente e le due rimaste furono entrambe ammesse a

finanziamento). Nel 2022 al momento di scegliere tra sei proposte nessun

cittadino si presentò a votare. E l’anno scorso il processo non è stato

realizzato. Il caso di Oliveri è emblematico: alla cittadinanza, con tutta

evidenza, andrebbero dedicate azioni e attenzioni in più. Il coinvolgimento, nel

caso della democrazia partecipata, non è un optional. È proprio il senso di tutta

la procedura.


Anche Rometta (6.529 abitanti) è un caso emblematico. Le “carte” della

democrazia partecipata sono a posto (il regolamento, datato 2020, ha perfino

spunti di particolare interesse, come l’ammissione degli istituti scolastici

pubblici a presentare le proposte progettuali); i fondi si spendono (ogni anno si

tratta di circa 7.500 euro); i cittadini votano (nel 2023, per fare un esempio, i

votanti furono 625). E però a “conquistare” i fondi sono sempre le “luminarie”

natalizie, peraltro proposte dalla stessa associazione. È successo nel 2021

(quando vinse anche un secondo progetto, quello della Consulta Giovanile,

inerente manifestazioni sportive sulla spiaggia). E poi è successo di nuovo nel

2022 e nel 2023, con le luminarie unica proposta finanziata. Ma la democrazia

partecipata non è un abbonamento. Possibile che non ci sia nient’altro di

buono da realizzare con i fondi annuali?


A Spadafora (4.682 abitanti) il processo di democrazia partecipata, basato su

un regolamento del 2018, sembra andare a singhiozzo. Lo si deduce dal fatto

che l’anno scorso fu presentato un solo progetto, ammesso automaticamente

al finanziamento, saltando ovviamente la fase della votazione. Nel 2022 invece

a esprimere la propria preferenza furono 888 cittadini. Davvero una

percentuale alta. E a guadagnarsi i finanziamenti furono due progetti.

D’altronde nel 2021 il tavolo tecnico ammise una sola proposta delle tre

raccolte, e ancora una volta niente voto. Insomma anche qui c’è decisamente

qualcosa da migliorare.


I Comuni che hanno fatto peggio in tema di democrazia partecipata

Condrò (464 abitanti) ha circa 7.500 euro annui disponibili per la democrazia

partecipata e un regolamento del 2020. E però i cittadini possono solo

scegliere l’area tematica, ovvero l’ambito, in cui far ricadere le attività

finanziate con i fondi annui. Che significa? Significa – come dimostrano i dati –

che non c’è partecipazione. L’anno scorso, per capirci, hanno votato in 7. E

negli anni precedenti qualche volta il processo non si è attivato, qualche altra

non si sono rintracciati gli atti (l’avviso, l’esito, l’impegno di spesa). Insomma,

poco di buono e molto da migliorare.


A Longi (1.350 abitanti) nel regolamento di democrazia partecipata, datato

2017, la fase della votazione da parte dei cittadini per scegliere il progetto da

realizzare non è prevista. Le scelte – per i 4/5 mila euro annui disponibili - le fa

il Comune. A scanso di equivoci, lo stesso avviso che avvia il processo di

quest’anno informa che “l’amministrazione (salvo eventuali diverse e

meritevoli proposte progettuali) intende destinare l’importo all’acquisto di

attrezzature per eventi socio-culturali ricreativi e manifestazioni varie”. Un

modo neanche troppo raffinato di scoraggiare le proposte da parte dei

cittadini, “relegate” dentro una parentesi.


Pure a Mandanici (531 abitanti) qualcosa non torna. La cittadina ha fondi annui

di democrazia partecipata attorno ai 5 mila euro e un regolamento adottato

nel 2019. Cosa succede qui? Nel 2021 furono raccolte 26 proposte, tutte

relative all’area tematica “spazi ed aree verdi” e destinate in maggioranza ad

“arredo urbano, acquisto di cestini per la raccolta differenziata e le deiezioni

canine e di sanificatori”. Nel 2022 stessa storia: 20 proposte, se così vogliamo

chiamarle, tutte riferite a “spazi ed aree verdi” e votate all’acquisto di fioriere.

Nel 2023 il copione si ripete. L’area tematica cambia, perché si tratta di

“attività sociali, culturali e sportive”, le proposte presentate sono 17 e la

maggioranza riguarda attività ricreative per gli anziani. L’unanimità sfiorata

tutti gli anni potrebbe pure essere prova di una comunità particolarmente

coesa, ma il meccanismo risulta comunque scorretto, anzitutto in riferimento

alla normativa. La fase di raccolta dei progetti e quella di espressione della

preferenza sembrano infatti essere unificate.


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