Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

Povertà assoluta: nel Mezzogiorno valori più elevati delle altre ripartizioni (10,3%, dal 10,7 del 2022)

Resta stabile la povertà assoluta, la spesa media cresce ma meno dell’inflazione Spesa delle famiglie in valori correnti ancora in aumento per l’inflazione Nel 2023, secondo le stime preliminari, la spesa media mensile cresce in termini correnti del 3,9% rispetto all’anno precedente. In termini reali invece si riduce dell’1,8% per effetto dell’inflazione (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo), senza particolari differenze tra le famiglie più o meno abbienti. 

25 MARZO 2024 - Povertà assoluta familiare e individuale stabile Secondo le stime preliminari, nel 2023, le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti (erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8%; quota pressoché stabile rispetto al 9,7% del 2022). Invariata anche l’intensità della povertà assoluta a livello nazionale (9,7%). 

 Si conferma il forte disagio economico fra i minori 

L’incidenza di povertà assoluta familiare per ripartizione mostra, nel 2023, il valore più elevato nel Mezzogiorno (10,3%, coinvolgendo 866mila famiglie), seguito dal Nord (8,0%, un milione di famiglie) e dal Centro (6,8%, 365mila famiglie).

 L’incidenza individuale conferma il quadro tratteggiato in precedenza, con il Mezzogiorno che mostra i valori più elevati (12,1%), sebbene, rispetto al 2022, il Nord presenti segnali di peggioramento (9,0% dall’8,5%; 2,4 milioni di persone). L’intensità della povertà assoluta, cioè la distanza media della spesa per consumi delle famiglie povere dalla soglia di povertà, nel 2023 rimane stabile rispetto all’anno precedente (18,2%), con dinamiche differenziate fra le ripartizioni: è in crescita nel Nord (18,6%, dal 17,6% del 2022), mentre segna una riduzione nel Mezzogiorno (scende al 17,9%, dal 19,3%). 

 La presenza di figli minori continua a essere un fattore che espone maggiormente le famiglie al disagio

L’incidenza di povertà assoluta si conferma più marcata per le famiglie con almeno un figlio minore (12,0%), mentre per quelle con anziani si attesta al 6,4%. Nel 2023, l’incidenza di povertà assoluta individuale per i minori è pari al 14%, il valore più alto della serie storica dal 2014; i minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta, nel 2023, sono pari a 1,3 milioni. Rispetto al 2022, le incidenze di povertà sono stabili anche tra i giovani di 18-34 anni (11,9%) e tra gli over65 (6,2%), che restano la fascia di popolazione a minore disagio economico. 

Per le famiglie con persona di riferimento (p.r.) di 18-44 anni, dunque in piena età attiva, si continuano ad osservare nel 2023 valori elevati dell’incidenza di povertà assoluta, che superano l’11% (rispettivamente, 11,8% per le famiglie con p.r. 18-34 anni e 11,7% per le famiglie con p.r. di 35-44 anni); tali famiglie registrano, peraltro, il valore più elevato per l’intera serie storica dal 2014. 

La povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata si attesta all’8,2% (era il 7,7% nel 2022), raggiungendo il picco dell’intera serie storica dal 2014; per le famiglie con p.r. dipendente si segnala, invece, un peggioramento significativo: 9,1% nel 2023 (dall’8,3% del 2022), anche in questo caso il valore più elevato della serie. Fra i non occupati l’incidenza rimane elevata per le famiglie con p.r. in cerca di occupazione (20,6%), mentre si conferma più contenuta per le famiglie con p.r. ritirata dal lavoro.

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