LE CASE RIFUGIO E LE STRUTTURE RESIDENZIALI NON SPECIALIZZATE PER LE VITTIME DI VIOLENZA, Anno 2023. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e contro la violenza domestica (Istanbul, 2011) prevede che gli Stati aderenti predispongano “servizi specializzati di supporto immediato, nel breve e lungo periodo, per ogni vittima di un qualsiasi atto di violenza che rientra nel campo di applicazione” della Convenzione.15 apr 2025 - A partire dalla ratifica in Italia della suddetta Convenzione i Piani nazionali contro la violenza hanno segnato un importante cambio di passo nella conoscenza del sistema della protezione delle donne vittime di violenza. L’Istat ha iniziato dal 2017 a rilevare dati sul Sistema della Protezione delle donne vittime di violenza. Nel 2018 sono state avviate le Indagini sulle prestazioni ed erogazioni dei servizi offerti dai Centri antiviolenza e analoga rilevazione sulle Case rifugio, nel 2020 è stata realizzata la rilevazione statistica sull’Utenza dei Centri antiviolenza, nonché la diffusione dei dati del numero di pubblica utilità Anti Violenza e Stalking 1522.
Nel 2023 sono state 7.731 le persone accolte nelle strutture residenziali specializzate (Case
rifugio) e non specializzate (Presidi residenziali assistenziali e socio-sanitari) per motivi legati alla
violenza di genere.
Sono 3.574 le donne vittime di violenza, di cui 3.054 ospiti di Case rifugio e 520 di presidi
residenziali.
Sono 4.157 i minori ospiti delle strutture: 2.875 sono i figli delle donne vittime di violenza accolte in
Casa rifugio, che potrebbero avere assistito o subito a loro volta la violenza, mentre 1.282 sono i
minori vittime di violenza ospiti in strutture non specializzate.
Nel 2023 è aumentata del 3,1% rispetto al 2022 l’offerta delle Case rifugio (sono 464), raddoppiate
rispetto al 2017 primo anno della rilevazione Istat.
Il tasso di copertura delle Case rifugio è tuttavia ancora basso (0,15 ogni 10mila donne in Italia)
con differenze territoriali importanti (si va dallo 0,21 del Nord-ovest allo 0,09 al Centro e al Sud).
Sono aumentate anche le donne ospiti delle Case rifugio, da circa 1.800 nel 2017 a oltre tremila
nel 2023.
Sono di più le donne ospitate nel Nord-est (1,5 per 10mila donne), nel Nord-ovest (1,2 per 10mila
donne) e nelle Isole (1,0), rispetto al Centro e al Sud (entrambe 0,7 per 10mila donne), rispetto al
valore di 1,0 del totale Italia.
In aumento anche i figli accolti, circa 2.900 nel 2023 (erano 2.670 nel 2022). Soltanto 10 Case non
accolgono i figli delle donne.
Il 97,6% delle Case rifugio riceve fondi pubblici, il 2,4% invece attinge solo a fondi privati.
Aumenta il numero delle Case rifugio
Nel 2023 è cresciuta l’offerta delle Case rifugio (CR), anche grazie all’aumento dei finanziamenti erogati
negli anni da parte del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio: le donne vittime
di violenza possono contare su 464 CR, il 3,1% in più rispetto alle 450 attive nel 2022, il doppio delle Case
attive nel 2017 (primo anno di riferimento dell’Indagine).
La distribuzione territoriale delle Case rifugio non è omogenea sul territorio nazionale. Nelle regioni del
Nord-ovest si trova il 36,4% delle Case, il 23,7% nel Nord-est, il 14,0% al Sud, il 13,8% nelle Isole e il 12,1% nel Centro.
Se si rapportano le strutture alla popolazione femminile cui potenzialmente sono rivolte, l’offerta delle Case
rifugio è pari a 0,15 per 10mila donne residenti in Italia; considerando esclusivamente le donne vittime di
violenza, l’offerta sale a 1,99 ogni 10mila vittime.
Le differenze territoriali risultano ancora più marcate quando si tiene conto della numerosità della
popolazione femminile nelle varie aree geografiche: l’offerta delle Case nel Nord-ovest (0,21 per 10mila
donne residenti), nelle Isole e nel Nord-est (rispettivamente 0,20 e 0,19 per 10mila donne residenti) è circa il
doppio dell’offerta al Centro e al Sud (0,09 in entrambe le aree).
I gestori sono in prevalenza soggetti privati
Le Case rifugio che hanno risposto alla Rilevazione 4 si caratterizzano per la natura privata del loro ente
promotore. Quattro Case su cinque (78,1% nel 2023; 82,1% nel 2022) hanno un ente promotore privato
qualificato nel sostegno e nell’aiuto alle donne vittime di violenza; il valore massimo si registra nelle Isole
(88,6%).
Le quote più elevate di promotori di natura pubblica, nella forma di enti locali in forma singola o associata,
sono invece al Centro (33,3%).
Inoltre, nella maggior parte dei casi (82,1%) l’ente promotore e quello gestore che fornisce il servizio
coincidono. Nei casi in cui il gestore è un ente diverso dal promotore (67 su 375), si tratta per lo più di un
promotore pubblico che delega a un ente privato l’erogazione dei servizi (86,6%).
Immagine di repertorio Amnesty International
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