Ex primario di Chirurgia plastica del Policlinico Universitario di Messina ai domiciliari per truffa ai danni dello Stato
Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Messina, Direzione Distrettuale Antimafia. Oggi, su delega della Procura della Repubblica di Messina, i militari
dell’Arma dei Carabinieri e i Finanzieri dei rispettivi Comandi Provinciali di
Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare agli
arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Messina, nei confronti di Francesco Stagno d’Alcontres, ex primario di Chirurgia plastica del Policlinico Universitario di Messina, nonché di misure
interdittive, dall’esercizio della professione sanitaria, nei confronti di due sue
collaboratrici, Antonina Fazio e Cristina Alì. Numerosi i reati contestati: concussione, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, truffa aggravata ai danni dello Stato. Indagati, in concorso tra di loro, i rappresentanti di svariate aziende farmaceutiche, gravitanti nel mondo della “Chirurgia Plastica”.
Messina, 5 dic 2025 - Le indagini, coordinate dalla Procura di Messina -Dipartimento specializzato
nelle attività investigative in materia di reati contro la Pubblica
amministrazione- e delegata ai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-
Finanziaria della Guardia di Finanza di Messina e ai Carabinieri della Sezione
di Polizia Giudiziaria della medesima Procura peloritana, si sono articolate in
una serie complessa di attività di intercettazioni, telefoniche, ambientali e
telematiche, nonché nell’acquisizione di copiosa documentazione, disvelando
numerose condotte corruttive e di truffa aggravata ai danni dello Stato,
accertate fra il maggio 2024 ed il gennaio 2025 -allo stato- ritenute
ascrivibili all’allora dirigente dell’Unità UOC di chirurgia plastica presso
l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico G. MARTINO di Messina.
I numerosi reati contestati, concussione (art. 317 c.p.), corruzione (art. 318
c.p.), induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319-quater c.p.),
truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640, comma 2, c.p.) vedono come
indagati, in concorso tra di loro, i soggetti di cui sopra unitamente con i
rappresentanti di svariate aziende farmaceutiche, gravitanti nel mondo della
“Chirurgia Plastica”, aventi, a loro volta, rapporti di appalto per la fornitura di
prodotti medicali con il Policlinico Universitario di Messina.
Il primario, in particolare, abusando del ruolo di pubblico ufficiale ricoperto,
in grado di incidere sul rinnovo degli appalti per la fornitura di prodotti
medicali e sullo stanziamento delle relative somme di denaro, da parte
dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, avrebbe fatto in modo di ottenere
significativi contributi economici dalle stesse aziende farmaceutiche in
rapporto di appalto con il Policlinico Universitario di Messina, sotto forma di
sponsorizzazioni, iscrizioni e cene sociali, in occasione della organizzazione
del congresso promosso dalla associazione, del quale era il responsabile
scientifico.
L’evento, svoltosi lo scorso anno, in una nota località turistica
peloritana, rientrava tra le iniziative volte alla divulgazione scientifica,
aggiornamento per i soci e programmi annuali di attività formativa ECM.
Tali contributi economici venivano ottenuti, nella maggior parte dei casi,
mediante semplici richieste o, sporadicamente, mediante minacce esplicite,
ai fornitori dell’Azienda Pubblica, prospettando, come corrispettivo,
facilitazioni nel rinnovo dell’appalto per la fornitura dei prodotti medicali, da
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parte del Policlinico Universitario, ovvero la cessazione del rapporto di
appalto stesso.
Dall’esame analitico della documentazione contabile della società incaricata
di organizzare il congresso di chirurgia plastica, allo stato si è potuto stimare
in oltre 700.000,00 euro, l’ammontare complessivo delle somme di denaro
incassate a titolo di sponsorizzazioni, iscrizioni, pernotti e cene sociali dei
medici partecipanti all’evento.
Nei confronti dell’allora primario è stato altresì ipotizzato il reato di truffa
aggravata ai danni dello Stato, in quanto con artifizi e raggiri, avrebbe
attestato la sua presenza in servizio mediante l’alterazione di sistemi di
rilevamento della presenza all’interno del Reparto, allo scopo di recarsi fuori
dal nosocomio per svolgere anche attività professionale privata.
Per la medesima ipotesi delittuosa, è stata denunciata anche una dirigente
medico dell’Azienda Ospedaliera e stretta collaboratrice del primario, in
violazione dell’obbligo di esclusività assunto con l’Azienda Sanitaria, per aver
svolto reiteratamente attività sanitaria in ambienti esterni, talvolta anche in
collaborazione con lo stesso primario, conseguendo indebiti compensi
altrimenti preclusi.
In diverse circostanze, inoltre, il primario avrebbe permesso, ad una
ostetrica, di esercitare abusivamente la professione di infermiera di sala
operatoria in una clinica privata, per la quale è richiesta specifica
abilitazione.
In considerazione della serialità, della determinazione e dell’efficacia dei
tentativi di inquinamento probatorio posti in essere dal primario e riscontrati
dall’attività investigativa, il G.I.P. ha ritenuto di applicare nei suoi confronti la
misura cautelare restrittiva degli arresti domiciliari, allo scopo di
interrompere il suo legame con la rete relazionale creata da questi,
impedendo ogni ulteriore compromissione delle prove.
Parimenti, sia la dirigente medica che l’ostetrica sono state destinatarie della
misura interdittiva del divieto di esercitare la professione sanitaria per 12
mesi.
Contestualmente alla misure cautelare personale e alle due interdittive, sono
stati eseguiti due sequestri preventivi, l’uno, per oltre 48mila euro, nei
confronti del primario, quale profitto dei reati di corruttela e truffa aggravata
ai danni della P.A., per essersi assentato dal lavoro, alterando i sistemi di
rilevamento delle presenze e del sequestro preventivo; l’altro, nei confronti
della dirigente medico, per la somma di 9.700 euro, quale provento del reato
di truffa aggravata ai danni della P.A., pari alle somme dalla stessa percepite
come indennità di esclusività, non ottemperata, con l’Azienda Universitaria
Ospedaliera.
Quanto sopra, ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca costituzionalmente garantito e nel
rispetto dei diritti degli indagati che, in considerazione dell’attuale fase delle indagini
preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti le
responsabilità e con la precisazione che il giudizio, che si svolgerà in contraddittorio con le
parti e le difese davanti al giudice terzo e imparziale, potrà concludersi anche con la prova
dell’assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli indagati medesimi e la eventuale
restituzione dei beni sequestrati.
Si dispone altresì la pubblicazione, sul sito Web della Procura, del presente
comunicato.

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