Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro

Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro.  Una dipendente dell’Ufficio del processo presso il tribunale di Catania ha chiesto e ottenuto la proroga del distacco presso un’altra sede lavorativa, a tutela della sua incolumità. 8 mag 2024 - Dopo essere stata assunta a tempo determinato, la dipendente è stata vittima di violenze, regolarmente denunciate, che l’hanno costretta a chiedere il distacco dalla propria sede lavorativa perché non si sentiva più al sicuro. Il Tribunale di Catania le aveva però concesso il distacco fino a settembre 2024. Nel frattempo, la donna aveva denunciato altri reati contro la sua persona e il ritornare nella sede assegnatagli avrebbe messo a serio repentaglio la sua incolumità. Per tale ragione si è rivolta allo studio legale Leone-Fell & C. per ottenere la necessaria tutela. “Vista la gravità della situazione, abbiamo inoltrato un’istanza al ministero di Giustizia – spiegano i legali Francesco Leone, Simona Fell e Davide Marceca ch

DA OGGI OTTAVIA PICCOLO A MESSINA, GRANDE PROTAGONISTA DE “LA COMMEDIA DI CANDIDO”

Si troverà al centro di un divertente triangolo illuminista, fra storia e fantasia, composto da Denis Diderot, Jean Jacques Rousseau e Voltaire
24/02/2010 - Torna sul palcoscenico del Teatro Vittorio Emanuele un’attrice molto amata dal pubblico di Messina: Ottavia Piccolo. È la protagonista della divertente pièce di Stefano Massini “La commedia di Candido”, con la regia di Sergio Fantoni, in programma dal 24 al 28 febbraio. Accanto a lei Vittorio Viviani. Significativo ed esemplificativo il sottotitolo: “Avventura teatrale di una gran donna, tre grandi e un grande libro (con tutto lo scompiglio che seguì)”.
La gran donna è Augustine, un terremoto di invenzioni, uno scrigno di trovate, che ogni momento ne tira fuori una. Forse perché un tempo faceva l’attrice, sui palcoscenici più malfamati del 1700 parigino. Lei finisce in un triangolo impazzito fra tre signori di mezza età, appunto i tre grandi: Denis Diderot, Jean Jacques Rousseau e Voltaire (tutti interpretati da Viviani). E il grande libro? È il famoso “Candido”.
Così la storia procede tra invenzioni e verità storica. Perché al tempo, nel Settecento dei Lumi, risulta che Voltaire stesse terrorizzando il mondo dalla sua villa di Ginevra. Questa non è un’invenzione: risponde al vero. Voltaire minacciava infatti di dare alle stampe un certo libretto satirico – piuttosto cattivo – in cui in un colpo solo avrebbe messo alla berlina tutti i potenti del suo tempo, tutti i valori, tutti i suoi colleghi.

“Questo simpatico libretto – spiega il regista Fantoni - si sarebbe chiamato ‘Candido’”. E aggiunge: “Diderot teme per la propria Enciclopedia. Rousseau ha i brividi perché sa che Voltaire lo odia da sempre. I sovrani di mezza Europa tremano all’idea di essere svergognati. I gesuiti si preparano alla censura immediata. Ed ognuno di loro si precipita alla controffensiva: ciascuno per sé e Dio per tutti. Ma comunque tutti contro Voltaire. Augustine si trova impelagata in questo turbinio. Le toccherà un’avventura rocambolesca – sempre sul filo del rasoio – fra le fisime di Diderot, le sontuose colazioni di Voltaire e il tinello fatiscente di Rousseau. Un vortice di travestimenti. Una carambola di finzioni. Un gioco di teatro nel teatro che si moltiplica all’infinito”.
Gli altri interpreti sono Massimiliano Giovanetti, Natalia Magni, Francesca Farcomeni, Alessandro Pazzi, Desirée Giorgietti.

Teatro Vittorio Emanuele: 24, 26 e 27 febbraio, ore 21; 25 e 28 febbraio, ore 17,30
Prezzi: platea 30 euro (ridotto 23), prima galleria 20 euro (15), seconda galleria 8 euro (5)

NOTA DELL’AUTORE

1759-2009: nella prossima ricorrenza di 250 anni dalla scrittura del “Candido”, ho scritto un testo che è un ironico, graffiante, imprevedibile omaggio alla più grande invenzione di Voltaire. Chi si aspetta di trovare una celebrazione del testo originale resterà deluso. Mi sono infatti divertito a ritrarre in forma teatrale la faccia più scanzonata e irriverente dell’Età dei Lumi. Intorno alle pagine del “Candido” ruota quindi una macchina teatrale rocambolesca, una vera e propria avventura mascalzona che al tempo stesso immortala e deride la stagione dell’Illuminismo. I fatti sono veri: basta leggere “Visita a Rousseau e Voltaire” di James Boswell per darmi atto che ho inventato fino a un certo punto. Immaginate che in un’Europa innamorata di Voltaire inizi a girar voce di un nuovo pericolosissimo libretto dove il grande filosofo metterebbe alla berlina colleghi, Stati, Chiesa, Eserciti. Trapela che il libretto si intitolerà “Candido”: di certo si sa solo questo. Nei salotti non si sparla d’altro, nei circoli letterari c’è attesa e i pensatori di ogni dove tremano all’idea che Voltaire li svergogni. Ma anche le segreterie di Stato, le Ambasciate e il Clero si mobilitano terrorizzati da quel che potrà scatenare la penna del pensatore di Ginevra. E’ in questo clima spionistico che ho collocato il mio testo, tutto giocato su un libro che dette scandalo ancor prima di essere pubblicato (sotto falso nome). Insomma: il “Candido” nacque come un libro scomodo.
Pruriginoso. E forse è per questo che lo trovo irresistibilmente simpatico.
“Candido” fu pubblicato nel febbraio 1759. Fu immediatamente condannato da molti Stati europei e proibito da ordini ecclesiastici e dal Consiglio di Ginevra. Messo all’indice come libro pericoloso.

Il 2 marzo 1759 ne fu ordinata l’immediata distruzione. Questo in realtà ne moltiplicò a dismisura il successo, tanto che arrivò a contare 13 edizioni nel solo anno 1759, consacrandosi come uno dei principali trionfi editoriali europei dal tempo dell’invenzione della stampa.
Voltaire per proteggersi dalle accuse non ne riconobbe a lungo la paternità, diffondendolo come “manoscritto del dottor Ralph tedesco”. Il suo avversario Jean-Jacques Rousseau si vantò per circa un decennio di non aver mai letto il libro né di avere intenzione di farlo. In realtà, da alcune lettere e rimandi, sappiamo che lo aveva letto e con attenzione. Oggi “Candido” è considerato uno dei capolavori più moderni dell’intera età dei Lumi, e al tempo stesso una caricatura di acutissima cattiveria su tutto il mondo sociale, politico e culturale del 1700.

NOTE DI REGIA

Immaginatevi una donna formidabile. Il suo nome è Augustine. Questa donna è un terremoto di invenzioni, uno scrigno di trovate: ogni momento ne tira fuori una. Forse perché un tempo faceva l’attrice, sui palcoscenici più malfamati del 1700 parigino.
Ora, immaginatevi che questo portento di donna finisca dentro una storia mille volte più grande di lei. Più precisamente: immaginatevi che finisca in un triangolo impazzito fra tre signori di mezza età non proprio sconosciuti, di nome Denis Diderot, Jean Jacques Rousseau e lo splendido Voltaire.
Perché il caso vuole che l’ultimo di questi tre stesse terrorizzando il mondo dalla sua villa di Ginevra. Questa non è un’invenzione: risponde al vero. Voltaire minacciava infatti di dare alle stampe un certo libretto satirico – piuttosto cattivo – in cui in un colpo solo avrebbe messo alla berlina tutti i potenti del suo tempo, tutti i valori, tutti i suoi colleghi. Insomma: tutto quanto.
Questo simpatico libretto si sarebbe chiamato “Candido”.
Immaginatevi un caos senza precedenti. Diderot teme per la propria Enciclopedia. Rousseau ha i brividi perché sa che Voltaire lo odia da sempre. I sovrani di mezza Europa tremano all’idea di essere svergognati. I gesuiti si preparano alla censura immediata. Ed ognuno di loro si precipita alla controffensiva: ciascuno per sé e Dio per tutti. Ma comunque tutti contro Voltaire. E tutti contro il “Candido”.
La nostra Augustine si trova impelagata in questo turbinio. Le toccherà un’avventura rocambolesca – sempre sul filo del rasoio – fra le fisime di Diderot, le sontuose colazioni di Voltaire e il tinello fatiscente di Rousseau. Un vortice di travestimenti. Una carambola di finzioni. Un gioco di teatro nel teatro che si moltiplica all’infinito.
Immaginatevi infine uno spettacolo colorato. Coloratissimo. Un susseguirsi di scene incalzanti dove si rincorrono – fioretti e sciabole - duelli di battute spietate, senza un attimo di tregua. Ma in questa favola-avventura di pieno Settecento fra filosofi e parrucche c’è molto che ci riguarda da vicino: dalla libertà di pensiero al riscatto femminile, dalla lotta contro le guerre ingiuste fino all’integralismo religioso. D’altra parte sono questi i temi del “Candido”. E chi non è d’accordo, se la prenda con Voltaire.

Insomma: immaginate uno spettacolo divertente su temi molto seri. Una commedia dove grandi domande sono travestite da sberleffi. Perché “non c’è miglior modo di pensare che farlo ridendo”: anche questa frase la scrisse il signor Voltaire…
(febbraio 2008, Sergio Fantoni e Stefano Massini)

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