Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

ROMANO (MPA) INTERVIENE SULLA QUESTIONE DEI BENI DEMANIALI IN SICILIA

26/05/2010 - Con un’interrogazione parlamentare a firma Romano, Musotto, Arena e Colianni, l’On. Fortunato Romano (Mpa) ha posto all’attenzione dell’Assemblea Regionale Siciliana la questione relativa al federalismo demaniale per sapere quali iniziative intenda adottare il Governo della Regione, per ottenere l’assegnazione, in forza dell’art. 32 dello Statuto, dei beni demaniali dello Stato
ricadenti nel territorio regionale e in particolare dei beni e delle aree non più utilizzati da RFI e da Trenitalia. Romano interviene così su un argomento assai dibattuto nelle ultime settimane sul c.d. “federalismo demaniale”, dibattito che registra ulteriori perplessità da parte dei deputati regionali circa l’attuazione delle prerogative dello Statuto autonomo della Regione, nel contenzioso con RFI.

La legge delega sul federalismo – si legge nel testo dell’interrogazione - dispone, da un lato, che gli enti territoriali siano in grado di gestire e di valorizzare meglio una parte di questi immobili pubblici secondo un “federalismo di valorizzazione”, come affermato dalla relazione illustrativa del decreto, dall’altro lato, che al decentramento delle funzioni pubbliche a favore di Regioni ed enti locali, deve fare seguito il trasferimento anche degli strumenti per la loro attuazione e tra questi strumenti, oltre ovviamente alle risorse finanziarie (imposte), rientra anche parte del capitale fisico, come sono i beni immobili, oggi appartenenti allo Stato.

In ragione di questa posizione, Romano ha sottolineato come il D.L. 25 settembre 2001, n. 351, c.d. Tremonti, convertito nella Legge 23 novembre 2001, n. 401 e successive modificazioni ed integrazioni, costituisce tuttora la disciplina fondamentale in tema di dismissione del patrimonio pubblico ed in particolare, il comma 6-quater dell’art. 1 dispone che “Sui beni immobili non più strumentali alla gestione caratteristica dell'impresa ferroviaria, di proprietà di Ferrovie dello Stato SpA o delle società dalla stessa direttamente o indirettamente controllate, che siano ubicati in aree naturali protette e in territori sottoposti a vincolo paesaggistico, in caso di alienazione degli stessi è riconosciuto il diritto di prelazione degli enti locali e degli altri soggetti pubblici gestori delle aree protette(…)”.

A fronte di questo – continua Romano - sono diversi gli aspetti critici del decreto messi in luce da vari osservatori, quali la possibilità prevista ad es. dalla norma di attribuire i beni immobili direttamente a fondi immobiliari costituiti da enti territoriali, ma a cui possono partecipare anche soggetti privati, il che esporrebbe al rischio di una svendita del patrimonio immobiliare pubblico. Rischio paventato dalla posizione recentemente assunta dal Consiglio di Stato che considera il bene patrimoniale ferroviario un bene di pubblico servizio, conseguentemente sottratto a qualsivoglia operazione di svendita a privati o ad enti differenti da quelli riconosciuti dall’ordinamento amministrativo dello Stato.

Tuttavia, in Sicilia è in atto un crescendo processo di dismissione di linee, stazioni ed immobili di vario tipo da parte di RFI, con messa all’asta di circa 50 immobili tra appartamenti e terreni e stazioni locali. Tale operazione – afferma Romano - determina una palese violazione dell’art. 32 dello Statuto della Regione Siciliana che stabilisce che “I beni del demanio dello Stato, comprese le acque pubbliche esistenti nella Regione, sono assegnati alla Regione, eccetto quelli che interessano la difesa dello Stato o servizi di carattere generale” ed il rango costituzionale di tale norma non consente a leggi ordinarie di introdurre discipline configgenti con essa.

Appare più che legittima, quindi, l'aspettativa da parte della Regione Siciliana – conclude Romano - ad avere restituiti dalle Ferrovie dello Stato i beni e le aree non più destinate ad assolvere al servizio pubblico, incautamente oggetto di aste.
Inoltre, l’on. Fortunato Romano, incontrandosi personalmente con l’Assessore ai trasporti e alla mobilità Nino Strano ha ottenuto la riutilizzazione e la valorizzazione della vecchia linea ferrata compresa tra Rometta e Milazzo, facendosi promotore delle istanze espresse dagli amministratori del comprensorio.

On. Fortunato Romano

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