Casteldaccia: la morte di 5 operai lascia sgomenti, ennesimo incidente sul lavoro grave e inaccettabile

Incidente sul lavoro a Casteldaccia: cinque lavoratori perdono la vita e un sesto è in gravi condizioni. La Cisal indice per domani, martedì 7 maggio, uno sciopero generale di 4 ore nel settore privato, a partire dall’inizio del turno di lavoro, "mentre dalle 9 terremo un sit-in di fronte alla Prefettura di Palermo”.   Palermo, 6 maggio 2024 – "L'incidente sul lavoro che a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ha portato alla morte di cinque operai e al ferimento di un sesto, ci lascia sgomenti. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e chiediamo che si accertino al più presto le cause di questo ennesimo incidente sul lavoro, grave e inaccettabile. La sicurezza sul lavoro è un'emergenza nazionale e come tale va affrontata a ogni livello, coinvolgendo sindacati, imprese e istituzioni". Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federerenergia Cisal in merito all'incidente sul lavoro avvenuto a Castaldaccia, nel Palermit

IL SACRIFICIO DELLA GLORIOSA CORAZZATA ROMA SALVÒ LA PATRIA

L’Aquila, 08/09/2011 -  Il sacrificio della gloriosa corazzata Roma salvò la Patria. I trilli del fischietto da nostromo salutano il 68mo anniversario dall’affondamento dell’ammiraglia della Regia Marina Italiana. Le manifestazioni europee dedicate. Le ultime tragiche ore della colossale nave affondata dai tedeschi il 9 settembre 1943. Persero la vita 1393 uomini su un equipaggio di 2021 uomini guidati dall’Ammiraglio Carlo Bergamini.
Innumerevoli gli episodi di abnegazione per salvare i compagni feriti o gravemente ustionati. Segnali acustici batimetrici dagli abissi del mare della Sardegna. La “Roma” è stata ritrovata? La Marina Militare Italiana scandaglia i fondali del Golfo dell’Asinara. Il documentario “Inferno di Fuoco” mette luce punti finora trattati con poca chiarezza. Da anni la Confederazione italiana tra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane, è impegnata perché il 9 Settembre venga riconosciuta come Giornata del Riscatto Nazionale. Tutto ebbe inizio il pomeriggio dell’8 settembre 1943 quando la radio annuncia l’armistizio tra Italia e le Nazioni alleate.

(di Nicola Facciolini)

I trilli del fischietto da Nostromo salutano il 68mo anniversario dall’affondamento dell’ammiraglia della Regia Marina Italiana, la magnifica corazzata Roma. Le manifestazioni europee dedicate si svolgono venerdì 9 settembre 2011 a: Viareggio (Lucca) ore 19, presso il Circolo Nautico Versilia in Piazza Palombari dell'Artiglio, dove viene celebrato con un incontro aperto al pubblico il 68° Anniversario dell’affondamento della Regia Nave Roma. Introduce la conferenza il Presidente del Circolo Avv. Roberto Righi. Saranno presenti alcuni superstiti della Roma, il Contrammiraglio Florindo Cerri e il Duca Vittorio Catalano Gonzaga di Cirella, Presidente dell’Associazione Regia Nave Roma; a Barletta, ore 18, presso il monumento dedicato ai Caduti della Corazzata Roma, alla presenza di un picchetto d’onore dell’82° Reggimento Fanteria di Torino; a Mahon (Minorca, Baleari) presso il Mausoleo al cimitero cittadino (www.regianaveroma.org) spagnolo.
“E’ il giorno dell’annuncio dell’armistizio, quasi alle ore 16.00, quando nel mare tra l’Asinara e le Bocche di Bonifacio, la Corazzata Roma, colpita a morte soltanto pochi minuti prima, sta terminando la sua breve agonia…”(dal libro “Un pomeriggio di settembre. La fine della Corazzata Roma nel diario di un marinaio” di Andrea Amici – Editore De Ferrari Genova, 2006).
Segnali acustici batimetrici giungono dagli abissi del mare della Sardegna. La “Roma” è stata ritrovata? Novità potrebbero giungere molto presto dall’attività di ricerca. Da anni la Confederazione italiana tra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane, è impegnata perché il 9 Settembre venga riconosciuta come Giornata del Riscatto Nazionale, crisi politico-economica permettendo. Un sostegno e un impegno che rende finalmente onore alla scelta di Fedeltà e Sacrificio dei Marinai italiani con il giusto riconoscimento delle Istituzioni repubblicane e della Nazione. Perché la loro fu la prima eroica Resistenza. Insieme a quella degli eroi-martiri del Regio Esercito Italiano nella Capitale e a Cefalonia. Insieme a quella attiva e passiva dei patrioti, dei partigiani, degli Italiani sulla terraferma. Con loro rinacque la Patria ferita. Grazie al loro sacrificio fu possibile la lotta di Liberazione dal giogo nazifascista. Ufficiali, sottufficiali, marinai e personale civile in quel 9 settembre 1943 scrissero una pagina gloriosa della nostra Storia, il primo passo verso la conquista della Libertà fondata per l’Italia sulla Resistenza e sulla Costituzione repubblicana del 1948.
L’armistizio fu firmato il 3 settembre 1943 ma non divulgato. L’8 settembre gli Anglo-americani decisero di annunciare unilateralmente la resa dell’Italia. E si scatenò l’inferno sull’intera Nazione sconfitta, dilaniata dall’invasione distruttiva delle forze di occupazione germaniche e dalla guerra civile fratricida. Ma la pagina gloriosa della corazzata Roma fu la “prima luce” per squarciare il velo di oscurità caduto sull’Italia fin dal 1938 con le famigerate e ignobili leggi razziali. Il sacrificio della Regia Nave Roma fu primo estremo tentativo di massa di tutti gli Italiani (nel caos più totale nelle nostre Forze Armate) di arginare l’abisso della Storia e di salvare la Patria. Nel tratto di mare della Sardegna compreso tra l’estremità settentrionale dell’Asinara e le Bocche di Bonifacio, al largo di Castelsardo, alle ore 15:59 del 9 settembre 1943, dopo soli 12 minuti dall’inizio dell’attacco, si compì il tragico destino della corazzata Roma. Venne affondata dagli aerei tedeschi mentre navigava scortata dal gruppo navale salpato da La Spezia. Morirono 1393 marinai, tra cui 2 ammiragli e 86 ufficiali d’equipaggio, i superstiti furono 620. Innumerevoli gli episodi di abnegazione per salvare i compagni feriti o gravemente ustionati. La Roma fu attaccata da 15 bombardieri tedeschi, con un nuovo tipo di bombe-razzo “intelligenti” radiocomandate FX-1400 sganciate da grande altezza. Insieme alla corazzata ammiraglia, colarono a picco i due cacciatorpediniere “Da Noli” e “Vivaldi”. La sua agonia fu documentata con una serie di foto scattate dall’incrociatore “Attilio Regolo”. L’affondamento della Roma non fu solo un deliberato atto di vendetta dei tedeschi per il presunto “tradimento italiano”, ma la conseguenza di un piano per salvare lo Stato e la monarchia sabauda elaborato dallo Stato Maggiore della Marina e rimasto segreto per anni. Il pomeriggio dell’8 settembre 1943 la radio dà la notizia dell’armistizio tra Italia e le Nazioni alleate. A bordo delle navi italiane di base a La Spezia c’è fermento, molti vorrebbero continuare a combattere anche se la prospettiva di farla finita con la scellerata guerra a fianco dei nazisti “traditori” della Russia, è allettante. Il comandante di squadra, l’Ammiraglio Bergamini, ed i suoi ufficiali sono indignati. Hanno ricevuto l’ordine di portare tutta la flotta italiana in un porto alleato. Un ordine che non vorrebbero eseguire perché contrario al loro senso dell’onore. Alle ore 3 del 9 settembre la Grande Squadra navale salpa dalla base, ma l’ammiraglio dà ordine di non dirigere verso gli anglo-americani. Naviga per dodici ore e nel golfo di Bonifacio è attaccata da aerei tedeschi, fino al giorno prima alleati dell’Italia, con bombe radiocomandate nuovissime, vere antesignane delle moderne armi “intelligenti”(predator) usate nei vari teatri operativi “umanitari” dopo l’Undici Settembre 2001. Due ordigni colpiscono in pieno la corazzata Roma, la nave più bella mai posseduta dall’Italia, che esplode generando una colonna di fumo alta 1.500 metri, simile la fungo di una bomba nucleare, ed affonda con i suoi 1.393 uomini. Marinai italiani dimenticati dalla cultura, dal cinema e dalla memoria per 60 lunghi anni, fino al racconto dei due film-documentari di Leonardo Tiberi e Carlo Cestra che si snodano attraverso i fatti della storia e le decisioni prese in quelle tragiche ore. Perché la corazzata Roma non si difese? E’ possibile che a bordo fosse in atto un forte contrasto tra ufficiali e marinai che da una parte non volevano sparare sull’ex alleato e rifiutavano la resa con quelli che dall’altra intendevano ubbidire all’ordine del Re? Le vittime dell’affondamento potevano essere risparmiate? Il mistero dura ancora oggi perché finora nessuno ha mai visto e fotografato il relitto. E pensare che la “Roma” riposa molto più in superficie rispetto ai 4 mila e passa metri del “ Titanic” nell’Oceano Atlantico! Molti locali dovrebbero essere ancora intatti e forse lì dentro potrebbe esserci anche qualcosa in grado di svelare il vero motivo della fine della corazzata. Tra gli speciali del Dvd (dur. 70 minuti) di Tiberi troviamo: le origini delle navi da guerra e la galleria fotografica. Il documentario, prodotto dall’Istituto Luce in collaborazione con “The History Channel”, fu presentato a Roma il 23 marzo 2007. Tra i libri dedicati alla tragedia della corazzata “Roma” ricordiamo anche:“Per l’onore dei Savoia. 1943-1944: da un superstite della corazzata Roma” (di Catalano Gonzaga di Cirella Arturo, Mursia, pp. 208, anno 2003). L’autore di queste pagine, ufficiale della corazzata Roma, svela inquietanti retroscena politico-militari di quel tragico episodio.
Ma cosa accadde quel tragico 9 settembre 1943? L’Europa tutta è nel turbine dalla Seconda Guerra Mondiale alla quale anche l’Italia partecipa dal giugno 1940. In un primo tempo le vicende belliche sembrano favorevoli all’Asse Italia-Germania-Giappone, ma con l’ingresso in guerra degli Stati Uniti il 7 dicembre 1941, le cose cambiano e l’Italia, dopo il bombardamento della Capitale, è costretta a sfiduciare Mussolini e ad arrendersi. La notizia dell’armistizio viene diffusa l’8 settembre 1943. La stessa notte le squadre navali italiane ancorate a La Spezia e a Genova ricevono l’ordine di salpare per sfuggire ai tedeschi che potrebbero occupare i porti. Della squadra navale ancorata a La Spezia, comandata dall’Ammiraglio Carlo Bergamini, fanno parte: le corazzate “Roma”, “Italia” e “Vittorio Veneto”; gli incrociatori “Eugenio di Savoia”, “Montecuccoli”, “Attilio Regolo”; i cacciatorpediniere “Legionario”, “Grecale”, “Mitragliere”, “Fuciliere”, “Carabiniere”, “Velite”, “Artigliere” e “Oriani”; e le unità in avanscorta “Pegaso”, “Orsa”, “Orione” e “Impetuoso”. Della squadra navale ancorata a Genova, al comando dell’Ammiraglio Luigi Biancheri, fanno parte gli incrociatori “Garibaldi”, “Duca D'Aosta”, “Duca degli Abruzzi” e la torpediniera “Libra”.
Nella notte, alle ore 2.25 del 9 settembre, la flotta ordinata, silenziosa e ubbidiente lascia il Golfo di La Spezia diretta a La Maddalena. Passando a nord di Capo Corso, si riunisce alle ore 6.30 alla 8^ Divisione incrociatori, partita da Genova. Destinazione La Maddalena, in Sardegna, dove è previsto anche l’arrivo del Re! Al centro della formazione le tre corazzate, a sinistra e a dritta le due divisioni incrociatori e le due squadriglie di cacciatorpediniere. Alle ore 9 la formazione fa rotta per 218 gradi, accosta per rotta sud, passando a ponente della Corsica. Alle ore 10 viene avvistato un ricognitore inglese che fa alcuni larghi giri e si allontana. Alle 10.29 viene avvistato un ricognitore tedesco. Poco dopo le ore 12 la formazione assume la linea di fila con i sei incrociatori in testa e i cacciatorpediniere ai fianchi delle corazzate. L’isola dell’Asinara è già in vista. Una squadriglia di cacciatorpediniere riceve l’ordine di entrare in porto a La Maddalena. Poi quest’ordine viene tempestivamente modificato: sono le ore 14.45. Supermarina comunica che La Maddalena è stata occupata dai tedeschi. Immediata inversione di rotta delle unità navali. Sono le ore 15.10, al largo dell'Asinara in cielo appaiono, in tre ondate, 15 bombardieri bimotore tedeschi “DO-217/K2” decollati dall’aeroporto di Istrés presso Marsiglia. Gli aerei lanciano bombe, le tristemente note FX/1400 radiocomandate. Le navi rispondono al fuoco ma è tutto inutile. Gli aerei volano a 6-7 mila metri d’altezza. Alle ore 15 e 47 la corazzata “Roma” viene colpita due volte. La prima bomba cade tra i due complessi da 90 di dritta (n.9 e n.11) a un metro dalla murata, trapassa lo scafo causando una grossa falla e scoppia in mare. L’esplosione sotto lo scafo blocca due delle quattro eliche sistemate a poppa. Immediata è la caduta della velocità della corazzata “Roma” sotto i 16 nodi. Quattro caldaie poppiere e le relative macchine si allagano. La seconda bomba colpisce la “Roma” alle 15.52 fra il torrione di comando, vicinissimo al fumaiolo di prora, e la torre n.2 di grosso calibro. La bomba perfora il ponte corazzato, il locale turbodinamo e scoppia nel locale motrice di prora. La nave è ferita a morte. La torre n.2 è proiettata in mare. Quasi 2000 tonnellate di acciaio sono strappate violentemente dalla nave. La corazzata si ferma, sbanda di 10 gradi a dritta. Poi le fiamme raggiungono il deposito di munizioni di prora, la santabarbara: l’esplosione è devastante. La grande nave, orgoglio della Regia Marina Italiana, 46.000 tonnellate di stazza, si spezza in due e, in soli 12 minuti, affonda rapidamente trascinando con sé 1393 marinai di cui 1193 dell’equipaggio della nave e 200 del Comando Forze Armate da Battaglia presenti a bordo della nave ammiraglia. Fra essi l’Ammiraglio Carlo Bergamini, il Contrammiraglio Stanislao Caraciotti, il comandante della nave C.V. Adone Del Cima e 85 ufficiali. Anche la corazzata “Italia” viene colpita, ma la micidiale bomba radiocomandata attraversa la fiancata della nave ed esplode in acqua. La nave può proseguire. Sul mare in calma relitti e molti naufraghi. Vengono recuperati 628 superstiti tra i quali molti feriti e 25 cadaveri. Il comando viene assunto dall’Ammiraglio Romeo Oliva. La flotta punta verso Sud. L’Attilio Regolo e i cacciatorpediniere Carabiniere, Fuciliere e Mitragliere si fermano a raccogliere pietosamente i morti e parte dei 628 superstiti, proseguono poi per Port Mahon, capoluogo di Minorca (Baleari), in Spagna. Le torpediniere Impetuoso e Pegaso, anch’esse impegnate nel recupero dei morti e dei superstiti, proseguono poi per l’isola di Majorca dove vengono autoaffondate. La Spagna è neutrale: la convenzione internazionale prevede che le navi impegnate in guerra possano sostare solo 24 ore nei porti neutrali. Le navi non si riforniscono di nafta da tanti giorni. E’ impossibile riprendere la navigazione senza quei rifornimenti che la Spagna non può concedere...Sono settimane, mesi e anni di sofferenze indicibili per i nostri marinai. Per loro la guerra è finita! In occasione del 65° anniversario dell’affondamento della corazzata “Roma”, Carlo Cestra ha prodotto e diretto il documentario Inferno di Fuoco che mette luce alcuni punti finora trattati con poca chiarezza. Grazie alla disponibilità dell’Ufficio Storico della Marina Militare e del comandante Pier Paolo Bergamini, è stato possibile, per la prima volta, sulla base solo ed esclusivamente di documenti ufficiali della Marina Militare Italiana, raccontare in maniera obiettiva i fatti avvenuti nei giorni 7, 8 e 9 settembre del 1943. Ai Caduti del mare, Gaspare Romano, uno dei sopravvissuti della corazzata Roma, scrisse questa poesia:

Eroi senza nome

Tu che passi da Via G. Pullino
e dalle Piazze Augusto Albini
e G. Vallari
se entri nel Parco leggi:
CADUTI DEL MARE
9 settembre 1943.
Noi siamo in fondo al mare
con le nostre navi.
Tutto ci fu negato dalla
sorte avversa:
le carezze
delle nostre mamme
il conforto delle nostre spose,
il grido gioioso dei nostri figli.
Nulla abbiamo chiesto
in ricompensa.
Tutto abbiamo donato
alla Patria con amore.
Ricordateci!


Da 18 anni la Marina Militare Italiana scandaglia i fondali del Golfo dell’Asinara. La vera caccia si è aperta da quattro anni. Sono già state compiute diverse campagne di rilevamenti, grazie alla disponibilità della Comex, il gruppo di ricerche sottomarine italo-francese guidato da Henri Germani Deleuze, già direttore scientifico delle spedizioni di Jacques Costeau. Forse alle coordinate 41°08' Nord e 08°09' Est, sopra un lungo e stretto canyon sottomarino, è stato ricevuto un debole segnale acustico. Siamo a circa 45 chilometri dalla costa, ad una profondità variabile tra i 1300 e i 1800 metri. Nel successo della scoperta della corazzata “Roma”, spera l’ultimo sopravvissuto dell’affondamento, l’Associazione dei familiari delle 1.393 vittime, la Marina Militare che ha rilasciato il suo “nulla osta” all’operazione, gli storici, gli appassionati.
Il relitto della corazzata Roma, con le sue 46mila tonnellate di ferro, ovviamente “resterà lì dov’è – ha già annunciato il capo di Stato maggiore, l’Ammiraglio Paolo La Rosa – quale sacrario dei nostri marinai caduti per la Patria pochi giorni prima dei fatti di Cefalonia. Il mare è il luogo migliore dove i nostri eroi possono riposare. Una nave affondata è lo scrigno della gloria”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Nicola Facciolini

Commenti

  1. Sono molto interessato agli orari del combattimento; infatti trovo molto strano che fino alle 14,30 non vi sia stata azione da parte di Richtofen (comandate il gruppo di bobardamento tedesco) ; trovo molto bassa la velocità di crociera (12 ore da Spezia a Bonifacio); trovo molto strano il non ritrovamento del relitto.

    E' mia opinione che intorno alle 14.00 sia avvenuto qualcosa che ha modificato le decisioni operative dei comandanti italiani e tedeschi.

    Giovanni Pesce

    RispondiElimina

Posta un commento

NEBRODI E DINTORNI © Le cose e i fatti visti dai Nebrodi, oltre i Nebrodi. Blog, testata giornalistica registrata al tribunale il 12/3/1992.
La redazione si riserva il diritto di rivedere o bloccare completamente i commenti sul blog. I commenti pubblicati non riflettono le opinioni della testata ma solo le opinioni di chi ha scritto il commento.