Orchestra sinfonica siciliana: “Vergognoso quanto sta succedendo, presenterò un'interrogazione”

Cracolici: “Vergognoso quanto sta succedendo all'Orchestra sinfonica siciliana, presenterò interrogazione” Palermo, 29 Aprile - “Quello che sta succedendo all'Orchestra sinfonica siciliana è vergognoso: è assurdo che dopo mesi abbiamo un presidente che si è dimesso, un’incompatibilità del Sovrintendente e un governo regionale che non prende alcuna iniziativa per ridare delle garanzie e stabilità ai vertici della Foss. Tutto questo accade in un momento nel quale la cultura viene considerata solo un poltronificio e non uno strumento per attrarre e veicolare l'immagine di una Sicilia attiva e intraprendente”.  Lo dice Antonello Cracolici, deputato Pd all'Ars e primo firmatario di un'interrogazione presentata per “Far assumere iniziative immediate e per ridare certezza a un ente – aggiunge Cracolici – mentre il governo, ripiegato su logiche di occupazione del potere, non riesce neanche a svolgere l'attività di ordinaria amministrazione. Oltretutto, vorrei ricordare

ESOS MESSINA 3.9. IL RITORNO DEGLI ESOSCHELETRI, MESSINESI GLI AUTORI DEI TESTI

La Compagnia della Luna Obliqua, diretta da Sasà Neri, torna sulla scena con uno spettacolo di drammaturgia contemporanea sperimentale: Esos Messina 3.9,
evoluzione del fortunato Esoscheletri, format ideato da Neri e allestito per la prima volta nel giugno 2011. Magazzini del Sale, 11 e 12 febbraio

Messina, 05/02/2012 - Il debutto di Esos Messina 3.9 avrà luogo l’11 febbraio, alle 21.00, presso i Magazzini del Sale, in via del Santo n°67, Messina, con replica il 12 febbraio.
Sasà Neri, affiancato dal consulente musicale Claudio Saccà e dal coreografo Pucci Romeo, dirige un cast composto da giovani attori: gli esoscheletri hanno il volto di Alessandra Borgosano, William Caruso, Francesca Chiofalo, Giuseppe Manuel De Domenico, Cetty Franchina, Viviana Guida, Bernadette Malaponti, Gianluca Minissale e Claudia Pisacane. Alcuni di loro sono reduci dall’esperienza del 2011; per altri, invece, i panni dell’esoscheletro sono nuovi.

Un unico tema – quello del distacco – che si svolge lungo tre vie, i tre racconti estratti da altrettanti romanzi di autori messinesi: “Ettore Violante e il dottor Pax”, da Kitsch, di Luciano Micali (Edizioni Albatros); “Cuoio”, da La serpe nera, di Graziano Delorda (Pungitopo); “Una morte ritardata”, da Romanzo messinese, di Giuseppe Loteta (Pungitopo).
Nove performers, ognuno con una sua ben delineata identità, varcheranno il limite del palcoscenico per raggiungere il pubblico, con il quale entreranno in contatto attraverso la recitazione dei brani, scelti e rimodulati per aderire all’idea originaria: quella di portare in scena i tormenti e le ossessioni dell’uomo.

“L’incognita numero uno è sempre quella: il pubblico. Come reagirà? Esos Messina 3.9 è come un fiume che esonda. E si getta sul pubblico in modi diversi”. Così Sasà Neri commenta il suo spettacolo. “Ci siamo riproposti di far scattare negli spettatori la sensazione del dejà vu; le singole componenti dello spettacolo verranno scomposte, e poi ricomposte, seguendo l’idea del distacco come linea guida”.

“I tre brani scelti” racconta Claudio Saccà, che ha curato la struttura musicale di Esos “affrontano il binomio che anima tutta la produzione artistico-culturale dell’umanità: vita-morte, essere-non essere. Il distacco qui è visto come follia in contrapposizione alla sanità, come morte in contrapposizione alla vita, come fuga in contrapposizione alla realtà. Rigorosamente senza giudizio etico”.

Esos Messina 3.9 si chiuderà con una coreografia montata da Pucci Romeo, dal nome “Il distacco”, con lo scopo dichiarato di ricordare Pina Bausch, una delle più grandi danzatrici e coreografe della storia, scomparsa nel 2009. “Più che un omaggio a Pina Bausch, è più giusto parlare di un saluto” dice Pucci Romeo. “È interessante il lavoro che ha fatto Sasà con i giovani attori, il modo in cui tutti loro hanno imparato ad utilizzare il proprio corpo sulla scena. Non potevamo limitarci a una mera citazione dell’opera di Pina Bausch: nel montare la coreografia, ho pensato di utilizzare il mio vocabolario artistico per portare sulla scena corpi in tutta la loro onestà. Perché il corpo dice la verità, con il corpo non si può mentire”.
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ESOS 3.9
dal format “Esoscheletri”, ideato da Sasà Neri
e portato in scena per la prima volta nel giugno 2011.

Con
Alessandra BORGOSANO – William CARUSO – Francesca CHIOFALO
Giuseppe Manuel DE DOMENICO – Cetty FRANCHINA – Vivuzz GUIDA
Bernadette MALAPONTI – Gianluca MINISSALE – Claudia PISACANE

Piano musicale di Claudio SACCA’
Coreografia “Distacco” di Pucci ROMEO
Regia Sasà NERI

Tre luci, tre livelli emotivi, tre autori, nove “io” per lo spettacolo che trasforma un format immaginifico in una vera e propria pièce teatrale.
Dalla scelta iniziale di dare forma e tridimensionalità alle parole di tre scrittori messinesi, con un attento lavoro di selezione, adattamento, cucitura, la regia di Sasà Neri porta in scena “una storia messinese”, anzi tre storie messinesi che si rincorrono da un’epoca all’altra e da un luogo all’altro. Storie dalle quali Neri trae l’occasione per portare in scena quadri universali, che parlano di quella creatura contraddittoria che è l’uomo: solitario e in cerca di contatto, razionale e illogico, rassegnato e combattivo.
Ideata nel rispetto rigoroso dei testi, la pièce si realizza attraverso un continuo “corto circuito” tra le tre storie e i tre diversi stili degli autori, fino a (con)fondersi con la vita del pubblico. Il pubblico in sala perde la sua protezione, perché chi ha di fronte non è un attore ma un semplice “io”. Vuoto di una sua anima, e dunque pronto a riempirsi di quella degli altri.



Un format teatrale: dall’esperimento alla macchina-spettacolo
In principio fu Esoscheletri. Una macchina teatrale dalla portata ancora sconosciuta. “La rievocazione e il risveglio di un demone”, lo aveva definito Sasà Neri, il regista e ideatore del format. Quel demone è il teatro stesso, che sotto varie forme e dietro infinite maschere ci pone di fronte al nostro essere divini e terreni contemporaneamente.
Esoscheletri è andato in scena nel giugno 2011: in quell’occasione, sette performers hanno varcato il limite del palcoscenico per raggiungere il pubblico, incredulo, scettico, contrariato, ma anche collaborativo, attento, curioso. Usando una quantità di brani tra cui alcuni anche molto noti, dal film Magnolia e dai testi di Gibran. Gli esoscheletri scendevano dal palco, interagivano con gli spettatori, li portavano con sé nel teatro, e nel frattempo recitavano. Alla fine di ogni monologo chiedevano di essere ricompensati come meritavano. Modulavano l’intensità della recitazione e dell’interazione con lo spettatore seguendo i comandi luminosi che provenivano dalla regia e cambiavano luogo o brano seguendo la partitura musicale, anch’essa guidata dalla regia. “Un modo – diceva Neri - per annullare le distanze tra palco e platea, tra chi recita e chi assiste, privando il pubblico di ogni protezione”.

Ma il valore aggiunto di Esoscheletri stava nel suo essere come una pasta modellante, uguale nella sostanza, diversa nelle forme che poteva assumere. Così, l’esperimento ha proseguito sulla via dell’esplorazione. Cos’altro poteva succedere? “Il primo Esoscheletri aveva un suo modo selvaggio di essere messo in scena, e rispondeva a una mia vecchia idea: cosa sarebbe successo se avessi fatto recitare agli attori il monologo di Amleto o altri brani fra il pubblico e con il pubblico?”. Sasà Neri si è lasciato morbosamente tormentare dal dubbio, finché è arrivata la risoluzione: riprovare. Rimettere in scena – e in discussione – tutto quanto. Dare un altro scossone al pubblico e, perché no, anche agli attori.
In questo modo nasce Esos Messina 3.9, non figlio di Esoscheletri ma fratello: stessa radice, diverse evoluzioni.

“L’incognita numero uno è sempre quella: il pubblico. Come reagirà? Esos Messina 3.9 è come un fiume che esonda” dice Neri, che ha visto quel fiume ingrossarsi negli occhi dei suoi attori, gli attori della Compagnia della Luna Obliqua. “Se Esoscheletri è stato istintivo, viscerale, rischioso, Esos Messina 3.9 sarà regolamentato, riflettente, vissuto. E rischioso anche questo”.
E rischioso anche perché si affida a testi mai portati sulla scena. Sono brani tratti dai romanzi di tre scrittori messinesi: “Ettore Violante e il dottor Pax”, da Kitsch, di Luciano Micali; “Una morte ritardata”, da Romanzo Messinese, di Giuseppe Loteta, e “Cuoio”, da La serpe nera, di Graziano Delorda. Neri ha legato questi tre brani con un filo unico: il distacco. Il distacco come follia, come morte, come allontanamento volontario dalla realtà.

I performers saranno nove, non sette come era in Esoscheletri. Nove “personalità” definite: ci sarà l’io gioioso, l’io passionale, l’io rancoroso … Ogni io è tenuto a mantenere la propria identità durante tutta la performance, prendendo le misure al pubblico, che prima di entrare in sala viene opportunamente preparato da una piccola squadra di performers.
Vediamo dunque come questo prodotto sia diverso da quello che lo ha preceduto. Esoscheletri era impatto; Esos Messina 3.9 è contatto. E vogliamo usare ancora le parole di Sasà Neri per definirlo, una volta per tutte: “Esos Messina 3.9 è un bruco che diventa farfalla”.

appunti di regia

Esos 3.9 è l’incanalamento naturale di Esoscheletri, portato in scena un anno fa. Esoscheletri aveva un suo modo selvaggio di essere messo in scena, e rispondeva a una mia vecchia idea: cosa sarebbe successo se avessi fatto recitare agli attori il monologo di Amleto o altri brani fra il pubblico e con il pubblico? Come si poteva rendere più vivo lo spettacolo? Ho sempre avuto la sensazione che gli spettacoli teatrali avessero in sé qualcosa di già morto. La parte viva sta nella preparazione, che però muore una volta che lo spettacolo arriva sulla scena. Esos 3.9 riprende questa idea: è come un fiume che esonda. E si getta sul pubblico in modi diversi. Questa volta però ci siamo riproposti di far scattare negli spettatori la sensazione del dejà vu. Solo così possono vivere e rivivere emozioni e turbamenti. La chiamiamo assonometria esplosa: le singole componenti dello spettacolo vengono scomposte, e poi ricomposte, seguendo alcune linee guida. Una delle quali è l’idea del distacco, concetto che ciclicamente si ripete nella vita di tutti noi: ogni giorno ci stacchiamo e ci attacchiamo a qualcosa. Persone, oggetti, idee. I tre brani scelti rappresentano tre quadri (passato remoto, presente che diventa passato nel momento stesso in cui avvien, futuro che non esiste ancora), e tutto lo spettacolo si basa sulla modularità del numero 3. Tre testi, nove esoscheletri. Esoscheletri è stato istintivo, viscerale, rischioso. Esos 3.9 sarà regolamentato, riflettente, vissuto. E rischioso anche questo”.
Sasà Neri

testi Di Ettore Violante e della sua esperienza carceraria. Dall’ultimo colloquio con il Dottor Pax
Tratto da Kitsch di Luciano Micali (Edizioni Albatros)
Uno stupratore si racconta causticamente e senza falsi moralismi, sdoppiando e ricomponendo la sua controversa personalità.

Una morte ritardata
Tratto da Romanzo messinese di Giuseppe Loteta (Pungitopo Editrice)
Peppino Pulejo, scampato al massacro di Adua, in Abissinia, torna nella sua città da reduce accusato di vigliaccheria. Nel ricomporre la sua esistenza, muore ad una manifestazione di protesta per il continuo aumentare del costo della farina e per la mancanza di lavoro, nel tentativo di proteggere una donna da una carica della polizia.
Cuoio
Tratto da La serpe nera di Graziano Delorda (Pungitopo Editrice)
La notte brava di tre ragazzi, figli del nostro tempo, che trascorrono la loro vita divisi tra sesso, droga e rock&roll.
musiche Forward March, Pat Metheny
Star 6&789, The orb
Toilet Paper, Frenum
Ma cos’è questa crisi, Rodolfo De Angelis
Redemption Song, Bob Marley
Sulla nave per Napoli, Sasà Neri, Claudio Saccà
Miss you, Trentmoller
Le Voyage, Renè Aubry

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