Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

PIRAINO B-MOVIE. FARINA: “ABBIAMO CONSEGNATO L’INDUSTRIA DEL CINEMA AGLI AMERICANI”

Messina, 3 agosto 2012 - Sono accorsi in 200 circa alla Guardiola di Piraino, lo scorso mercoledì sera, per assistere alla “prima” della Piraino B-Movie Film Convention, organizzata dall’associazione Maladolescenza con il patrocinio della Provincia regionale di Messina e giunta alla sua terza edizione. Protagonista, il regista Corrado Farina, alla sua seconda partecipazione di fila, con una delle sue opere di culto, Baba Yaga, lungometraggio del 1973. Ma anche l’allegria e la voglia di stare insieme, con la gente che ha tirato fino alle 5 del mattino per prolungare quanto più possibile un momento per certi versi unico.
Proprio Farina, colui che sulle pagine di Nocturno ha definito la Guardiola “il più bel cinema all’aperto del mondo”, al termine della proiezione, ha risposto alle domande del pubblico. Non sono mancate le riflessioni su un cinema di genere la cui fonte di ispirazione ha salde radici in Italia ma che ha trovato la sua consacrazione a livello internazionale solo di recente, grazie ai capitali dell’industria cinematografica statunitense.

“Da quando esistono i primi Vhs e poi i Dvd, hanno conosciuto una seconda giovinezza”, afferma il regista riguardo ai cosiddetti B-Movie, in auge già tra gli anni Sessanta e Ottanta e tornati di attualità dopo un prolungato oblio. “I miei film sono abbastanza anomali nella categoria dei B-Movie. Io sono considerato dagli autori di B-Movie un ‘intellettuale’, anche con un po’ di disprezzo nei confronti del termine, mentre dagli autori di film seri sono considerato uno da B-Movie – prosegue ironizzando – né carne, né pesce insomma”.

“Questi film sono tornati dall’oblio – riprende – e hanno entusiasmato le giovani generazioni. Per esempio, i miei film non li aveva visti quasi nessuno sebbene uno dei due avesse vinto il Festival di Locarno. Adesso, invece, devo dire con grande gioia che trovo fans sparsi per tutto il mondo, anche in America dove hanno girato delle serie. Soprattutto le pellicole arrivate in America hanno entusiasmato per sua stessa ammissione un regista che si chiama Quentin Tarantino il quale, in effetti, nei suoi film sembra aver fatto tesoro di alcuni degli elementi che noi utilizzavamo”.

Il vero problema, secondo Farina, è che il sistema industriale che in Italia era stato tenuto in vita anche grazie all’apporto di “sottocategorie del B-Movie” come horror e splatter – rispetto alle quali, tuttavia, prende le distanze – “è ormai morto”. “L’unica cosa che sopravvive – aggiunge – sotto l’aspetto industriale, è la commedia. Gli altri generi sono pressoché defunti o solo in minima parte trasmigrati nelle fiction televisive ma in maniera molto annacquata. Il vero B-Movie è defunto”.

Farina, che è anche scrittore, alla continua ricerca di un “difficile passaggio a Nordovest che concili l’esigenza dello spettacolo con quella dell’espressione di una serie di sensibilità personali che sono poi quelle che appartengono al cinema d’autore”, ricorda con un pizzico di nostalgia i tempi in cui il cinema di genere serviva a finanziare i grandi capolavori: “Basti ricordare Angelo Rizzoli che girava i film di Totò ma anche La Dolce Vita o Umberto D, bellissimo ma totalmente in perdita. Questo interscambio si è ormai inceppato perché manca la parte industriale. L’abbiamo consegnata bene impacchettata e infiocchettata agli americani”.

Non mancano, in ogni caso, le persone che oggi tentano di rivitalizzare il B-Movie: “C’è chi come me non trova i produttori che glielo permettono. Altri, come i fratelli Manetti (i Manetti Bros, anche loro protagonisti del Piraino B-Movie, ndr), riescono a fare film a bassissimo costo. Però è dura riuscire a riconquistare un mercato che abbiamo lasciato agli americani. E’ una battaglia disperata ma continuiamo a combatterla”.

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