Milazzo, 14/11/2012 - Il sindaco Carmelo Pino ha inviato un’altra lettera al presidente del Consiglio comunale e per conoscenza alla Corte dei Conti, sezione di controllo, per rappresentare il rischio che “l’esecuzione immobiliare in corso sui Molini Lo Presti rischia di portare ad una colossale e dannosa svendita del bene pubblico”. Il sindaco evidenzia la sua preoccupazione che “il dilatarsi della dichiarazione di dissesto finanziario renda possibile la prosecuzione della vendita in ribasso del bene che rischia concretamente di finire nelle mani della speculazione.
Il sindaco rileva che “solo la dichiarazione di dissesto, eviterà che l’immobile torni all’asta”, in at-tuazione all’art. 248 secondo comma, che evidenzia che “le procedure esecutive pendenti alla data della dichiarazione di dissesto sono dichiarate estinte d’ufficio dal giudice con inserimento nella massa passiva dell’importo dovuto a titolo di capitale, accessori e spese”. La stessa legge evidenzia che “dalla data della dichiarazione di dissesto e sino all’approvazione del rendiconto di cui all’art. 256, non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti dell’ente per i debiti che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione”.
“L’importanza e la valenza storico-culturale e simbolica per la parte operosa della comunità milazzese – si legge nella lettera del sindaco - obbliga a ritornare sull’argomento relativo alla procedura di esecuzione immobiliare sugli ex molini Lo Presti, al cui riguardo, come ho già avuto modo di fare rilevare con la mia precedente missiva, per causa del dilatarsi della stessa procedura, giunta al quarto tentativo di esperimento dell’asta pubblica cui è correlata una sostanziale riduzione del valore venale stimato, si avverte come assolutamente concreto il rischio di una colossale e dannosa svendita del bene pubblico. Affiora pertanto, come imperativo la volontà di non voler offrire una delle perle della città di Milazzo a speculatori di sorta, sicuramente attenti alla vicenda e pronti ad acquisirlo a buon mercato, ancor più nell’attuale e difficile momento storico, segnato dalla grave crisi economico-finanziaria dell’ente, cui non può e non deve accompagnarsi, a mio avviso, la decadenza ed il degrado culturale, inevitabile se ai beni comuni non si conferisca la tutela, il valore e l’attenzione che meritano.
L’impegno nostro e di tutti quanti abbiamo responsabilità di governo e di rappresentanza istituzionale non potrebbe che essere quello di evitare che ancora una volta, a fronte di una grave contingenza, i beni comuni e pubblici, si offrino ad appetiti speculativi e predatori, di norma poco inclini ai valori simbolici e culturali, e diventino occasione di facile arricchimento a tutto discapito degli interessi generali della comunità e dei percorsi virtuosi che ormai urge avviare in ogni segmento istituzionale. Ritengo dunque, che l’argomento ed il rischio di svendita rappresentato debba trovare approfondimento e discussione in seno al Consiglio, posto che è assolutamente intuitiva – conclude la nota – la circostanza che il dilatarsi della dichiarazione di dissesto finanziario del
nostro comune, giocoforza, renda possibile la prosecuzione della vendita in ribasso del bene ed inevitabilmente offra una sponda a quanto paventato».
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