Il 14 e 15 dicembre all'Una Hotel l'evento organizzato dall'Unità di Medicina della Riproduzione in sinergia con Fondazione e Associazione Hera. Le testimonianze dei medici attivi nei siti a rischio, come l'Ilva di Taranto e le fabbriche di Gela, Priolo e Milazzo
CATANIA - L'inquinamento ambientale nuoce gravemente anche alla fertilità umana. E naturalmente al nascituro. Basti pensare, per restare nella cronaca più recente, alla convulsa vicenda dell'Ilva di Taranto, o ai casi annosi delle fabbriche siciliane di Gela, Priolo, Milazzo. Tra le patologie causate dalle sostanze inquinanti vanno dunque considerate quelle che colpiscono l'apparato riproduttivo e il feto. Danni che riducono o azzerano la fertilità. Come, quanto? Ne discuterà una folta rappresentanza di qualificati studiosi e addetti ai lavori, che interverranno nel capoluogo etneo al seminario "Riproduzione e interferenti endocrini presenti nell’ambiente", ospitato il 14 e 15 dicembre all'Una Hotel. Alla prima sessione pomeridiana di venerdì (ore 14,30-18,45) seguirà la seconda che occuperà la mattina di sabato (ore 9-14).
L’iniziativa è promossa dall'Unità di Medicina della Riproduzione (U.M.R.) insieme alla Fondazione ed Associazione Hera. L'evento si annuncia di rilievo medico-scientifico ma anche sociale, in quanto rappresenta il primo appuntamento taliano mirato ad affrontare - in modo integrato e multidisciplinare - una problematica che poggia su dati allarmanti, soprattutto nelle zone maggiormente esposte.
Proprio sui siti inquinati in Italia relazioneranno nel seminario catanese gli esperti facenti parte dell’Istituto Superiore di Sanità (Dott. Alfredo Mantovani) e del Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita (Dott.ssa Giulia Scaravelli), nonché gli esperti dei siti a rischio della Regione Siciliana (Dott. Antonino Cuspilici) e le competenze mediche che seguono i lavoratori dei suddetti siti a rischio (Dott. Sebastiano Romano, medico impegnato a Gela).
Accanto al ginecologo Antonino Guglielmino, direttore dell'U.M.R.- Hera di Catania, saranno presenti i responsabili dei maggiori Centri di Riproduzione Assistita Italiani, attivi a Roma, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Pordenone, Bari, Genova, Bologna, Firenze, Cattolica. E ancora i professori delle Cliniche Ostetriche di Catania (Prof. Michele Fichera) e di Bari (Prof.ssa Raffaella De Palo, che si occupa delle donne infertili dell'Ilva) e dell’Istituto di Andrologia dell'Ateneo catanese (Prof. Aldo Calogero). Interverranno inoltre embriologi (Dott.ssa Sandrine Chamayou, Dott. Giovanni Ruvolo), biochimici, immunologi, endocrinologi, ginecologi, epidemiologi e parteciperanno tutti i componenti dell’ U.M.R.
La prospettiva del seminario è di individuare, approfondire e comprendere quali sono i fattori inquinanti che danneggiano la capacità riproduttiva umana, informare la popolazione, trovando rimedi e modificando eventuali comportamenti ed abitudini sociali ed individuali.
Si calcola che circa il 15% della popolazione che vive nei paesi industrialmente sviluppati e nelle società post-industriali soffre di problemi di sterilità. I pericoli di essere esposti a fattori di rischio immessi nell’ambiente e che possono interferire con la salute riproduttiva dell’uomo, e soprattutto della donna, sono cresciuti ad alta velocità. Dall’aria che respiriamo, dal cibo che mangiamo, dagli oggetti che tocchiamo provengono innumerevoli sostanze capaci di interferire con i sistemi ormonali che governano il nostro sistema riproduttivo, modificandone il regolare funzionamento.
Questo tipo di interferenza ormonale, esercitata da molecole inquinanti che sostituiscono i nostri ormoni originali, interferisce anche con lo sviluppo sessuale dei feti durante il periodo della gravidanza a causa dell’inquinamento ambientale cui la madre è esposta. E’ di questo mese la pubblicazione (su "Human Reproduction") di uno studio eseguito su oltre 26000 uomini francesi, in cui si evidenzia che negli ultimi 17 anni il numero di spermatozoi è diminuito del 32%, molto probabilmente come conseguenza dei nostri stili di vita.
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