
28/02/2013 - Con la nota MPI. AOODRSI.REG.UFF. 3561 Palermo del 19/02/2013, il Direttore Generale stabilisce il pensionamento coatto di 300 dei 900 presidi siciliani delle scuola statali. È una decisione motivata dalla contrazione delle presidenze dovuta al dimensionamento e dalla volontà di insediare già il 1° settembre i vincitori del concorso del 2008 e i candidati bocciati, ma recuperati, del concorso del 2004.
L’ASASi ritiene tuttavia che tale decisione sia foriera di una serie di problemi.
L’INPS, in questo periodo, deve già sostenere il costo di 500.000 cassintegrati, cui si sono aggiunti ieri i 6.500 cassintegrati dell’ILVA di Taranto. L’INPS è ormai in una situazione critica, aggiungere le pensioni dei 300 presidi siciliani non contribuirà certo a migliorarne la condizione e non sarà in ogni caso un risparmio per l’erario.
Tagliare in un anno 111 presidenze in Sicilia, mentre contestualmente si aumentano gli esoneri per gli psicopedagogisti, per i fruitori della legge 104, per i permessi per diritto allo studio, per gli assunti come Co.Co.Co., per gli pseudo assistenti tecnici inseriti a vagonate nelle scuole fuori organico e a carico dell’Erario a far niente, aumentare esponenzialmente il numero dei docenti di sostegno precari, francamente sembra una scelta suicida, incomprensibile.
La graduatoria dei vincitori del concorso ha validità triennale, i nuovi presidi si sarebbero potuti assumere scaglionati nel triennio, anche affidandone il tirocinio a presidi esperti che invece vengono pensionati.
La scelta del Direttore del pensionamento coatto deriva anche dalla preoccupazione della diminuzione delle presidenze, dovute agli accorpamenti di scuole operati dal MIUR. Dalle 1.001 scuole autonome di quest’anno, si passerà alle 890 del prossimo anno scolastico. Vogliamo testimoniare che questi accorpamenti sono un errore grave, in quanto le scuole senza preside e direttore amministrativo hanno evidenziato enormi problemi. Chiediamo infatti di conoscere i risultati dei monitoraggi INVALSI sui livelli di apprendimento degli allievi, nelle scuole date in reggenza, per verificare se sono in linea con le scuole che hanno un preside titolare. A nostro avviso infatti le scuole, accorpate o in reggenza, sono soggette a minori controlli e le ore di lezione effettivamente svolte sono notevolmente inferiori a quelle programmate.
Se l’interesse oggettivo dei presidi, di essere collocati a riposo anticipatamente, è giustificabile, il pensionamento coatto mal si concilia con gli obiettivi di risanamento pubblico che il Governo, a parole, dichiarava di voler perseguire. Ci troviamo in una situazione assurda nella quale, chi vuole andare in pensione non ci può andare, e chi vorrebbe continuare a lavorare, deve invece pensionarsi.
La paura di contenziosi non può guidare le scelte dell’Amministrazione, che deve avere a cuore la priorità dei livelli di qualità della didattica e dell’organizzazione delle scuole. La debolezza dell’Avvocatura dello Stato nei ricorsi amministrativi, non può costituire indicazione per le scelte ministeriali. Perdere il 31 agosto 2013 la professionalità dei presidi siciliani più esperti, potrebbe assestare il colpo di grazia a una scuola statale siciliana che è già sull’orlo del collasso.
Roberto Tripodi, Salvatore Indelicato, Adriana Bongiorno,
Giusi Buccola, Maria Mendola, Roberta Sbrana
ASASI
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