Codice della Strada: una norma repressiva e ideologica, che complica la vita ai sindaci virtuosi

CODICE STRADA. ANNALISA CORRADO (SEGRETERIA NAZIONALE PD E MEP S&D): “ENNESIMO DISASTRO DEL GOVERNO, NORMA REPRESSIVA E IDEOLOGICA FATTA SULLA PELLE DELLE PERSONE”  Roma, 20 novembre 2024 - "L’approvazione del Codice della Strada non è che l’ennesimo disastro del Governo, che peggiora invece di migliorare la vita dei cittadini. Si tratta di una norma repressiva e ideologica, che complica la vita ai sindaci virtuosi che vogliono adottare pratiche innovative e che non fa assolutamente nulla per prevenire gli incidenti stradali, che ancora oggi registrano numeri terrificanti – oltre 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno”, dichiara Annalisa Corrado, Responsabile Conversione Ecologica nella Segreteria Nazionale del PD e MEP S&D, Commissione ENVI. La riforma, a lungo sbandierata dal Governo Meloni, ha ricevuto oggi l’approvazione in Senato. Tutte le principali associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada, insieme con le associazioni ambientaliste e per la mobi

'GIORNATA DEL RICORDO' DI TUTTI I GIOVINETTI MORTI NEL FIOR DEGLI ANNI

Una data da poter dedicare solennemente come giornata ricordo di tutti i giovinetti morti nel fior degli anni: il 20 febbraio di 133 anni fa
19/02/2013 - Accadde che, nella regione tedesca del Würtemberg, presso Sturtgard; Il rigidissimo freddo glaciale, per come sovente ci riserva il “ piccolo ma terribile Frivareddu” “spediva dritto al sepolcro, nel giro di 4 giorni”, l' eruditissimo giovane diciannovenne Giuseppe Benedetto Mendola (1861 – 1880) brillante studente presso il politecnico di “Stoccarda”.
Unico erede maschio del benefattore e famosissimo scienziato ampelografo Antonio Mendola (1828 – 1908), Barone di “Fontana degli Angeli”, e di Rosalia Cafisi (1833 – 1913) del fù barone Stefano.
Purtroppo per lui, come per tanti altri, che come lui, per lo stesso malanno perdettero la vita, Alexander Fleming, aprirà l'era degli antibiotici circa 60 anni dopo, “scoprendo” la penicillina.
Quindi nulla poté la scienza medica contro il “ focolaio” della spietata bronco-polmonite che pervase irrimediabilmente il tenero apparato respiratorio del giovinetto.

Gli effetti strazianti sul nostro illustre favarese concittadino furono devastanti e ne condizioneranno funestamente il resto della sua vita.
All'epoca del luttuoso evento era impensabile e fors'anche legalmente impossibile per le rigorose norme di polizia mortuaria, tentarne il trasferimento del feretro nel paese natio, Favara di Girgenti.

Ad 11 anni, il provetto ragazzo, nel 1872, dopo aver frequentato l'istruzione primaria, si trasferì a Roma presso l' aristocratico collegio “Nazareno” degli Scolopi, dando inizio all'approfondimento degli studi per la sua formazione culturale.
Successivamente venne trasferito nell'istituto di Hoffwyl presso Berna (Svizzera); dove per alcuni anni, apprese bene le discipline linguistiche del francese, dell'inglese, del tedesco e dello spagnolo.

Si trasferì quindi presso l'IPSIA Germanica per studiarne le “ferree” regole grammaticali che gli consentiranno di apprenderne con profitto la struttura della lessigrafia classica del greco e del latino.
Ne seguì ulteriormente uno studio delle lingue orientali, sapeva suonare il pianoforte ed aveva buona dimestichezza col disegno.
Non sarebbe azzardato affermare che se il “fatal morbo” non avesse privato lo “scibile umano” (almeno quello favarese) della esistenza di questo virtuoso adolescente “ dal multiforme ingegno”, Favara avrebbe accolto il ritorno del giovane Mendola, per annoverarlo fra i suoi figli più illustri.

Ma purtroppo al baronetto Mendola la sorte gli voltò le spalle, e durante il suo soggiorno a Stuttgard
, capitale del Würtemberg, nel sud della Germania, dove nel frattempo il giovane si era trasferito per seguirne un corso di scienze naturali; Gli si spalancò improvvisa ed impietosa la porta “dell'Ade”
e “ con la mano la fredda morte ed una tomba ignuda mostrava da lontano” e a lui anche “prescrisse il fato una illacrimata sepoltura” tra la straniera gente.
Favara, al tempo del luttuoso evento, si mostrò avara verso qualsiasi iniziativa che ne potesse ricordare le virtù del ragazzo, perito in terra straniera e quindi da poter quasi considerare alla stregua di un “caduto per la patria”.
Non una lapide, non un cippo; che sicuramente tanto illusorio sollievo avrebbe provocato ai suoi inconsolabili genitori, stranamente, anche loro non hanno provveduto ad innalzarne un cenotafio presso il favarese cimitero di recente costruzione.
Con la presente descrizione, ne voglio rispolverare la pietosa sorte di questo nostro giovane affinché “ non sempre il tempo il ricordo cancelli” , al contempo, rispettosamente, inviterei il nostro sensibile Sindaco “Manganella”, l'amministrazione tutta, ed in particolar modo, il nostro Vice Sindaco dott. Carlo Fanara ex Prefetto nonché assessore al ramo culturale, affinché si attivino ad impegnarsi per aprirne almeno una “discussione” finalizzata ad una qualsiasi iniziativa per il ricordo di questo nostro giovane concittadino, anche per doverosa reverente riconoscenza verso il di lui padre Barone Antonio Mendola, autore della caritatevole donazione dell'immane opera pia, nonché brillante scienziato di fama mondiale che riscattò il nome della nostra Favara dalla sinistra fama che al tempo imperava inesorabilmente.
A tutto il clero invece ne invocò una prece.

Diego (Dino) Varisano

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