Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

NEBRODI. I CINGHIALI AGGREDISCONO L’UOMO E IL SINDACO DI TUSA CHIEDE AL PREFETTO ‘LICENZA DI UCCIDERE’

L’aggressione di allevatore 25enne da parte di un cinghiale, nei boschi dei Nebrodi, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, inducendo il sindaco di Tusa, cittadina dei Nebrodi in provincia di Messina, a chiedere l’autorizzane del Prefetto per l’abbattimento dei cinghiali pericolosi. Il sindaco Tudisca ritiene che i capi abbattuti possano essere depositati al macello comunale. L’allevatore 25enne aggredito nei boschi dei Nebrodi si trova ora ricoverato in ospedale
Tusa (Me), 18/02/2013 – I cinghiali possono essere pericolosi e il sindaco di Tusa, per salvaguardare l’incolumità dei propri cittadini, intende chiedere al Prefetto di Messina, Stefano Trotta, l’autorizzazione per procedere all’abbattimento per fermare il ripopolamento. “Queste bestie stanno diventando una vera e propria minaccia all’incolumità sociale e dobbiamo considerala un’emergenza”. Il sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, ritiene che i capi abbattuti possano essere depositati al macello comunale per poi trovare opportuna soluzione al loro smaltimento.

La presa di posizione del sindaco Tudisca fa seguito a gravi episodi verificatosi negli ultimi tempi. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il ferimento di allevatore 25enne aggredito da un cinghiale nei boschi dei Nebrodi, ora ricoverato in ospedale. Il giovane allevatore è stato inseguito e aggredito dalla bestia ed ha potuto salvarsi soltanto grazie ai pastori che lo hanno difeso e soccorso nelle fasi dell’aggressione e successive.

Un provvedimento di legge di simile portata fu preso negli anni ’90 in seguito alla guerra di mafia che vide scontrarsi in maniera cruenta le cosche che si contendevano il territorio, il potere e gli affari nell’area dei Nebrodi, in seguito alla quale ebbe il suo avvio una controffensiva di legalità ed istituzionale che portò alla nascita dell’Acio. In quell’epoca non lontana furono complessivamente 50 i morti e venne condotta dalle forze dell’ordine un’azione di controllo sul proliferare incontrollato dei cinghiali nell’area boschiva dei Nebrodi.


Nel febbraio 2009 il piano d'abbattimento presentato dall'Ente parco delle Madonie per il proliferare incontrollato dei cinghiali presenti nella riserva venne respinto dal governo regionale siciliano. La ripartizione faunistico venatoria dell'assessorato regionale Agricoltura e Foreste - infatti - ritenne che non sussistessero le motivazioni valide per gli abbattimenti, in quanto non sarebbe stato dimostrato un pericolo reale per la biodiveristà del Parco. 

L'assessore regionale all'agricoltura e Foreste, Giovanni La Via, giustificò così la decisione: “Il testo della legge parla chiaro e specifica che si può intervenire solo in caso di reale minaccia alla biodiversità del Parco”.
"Le colture od i muretti a secco - spiegava La Via - non sono elementi tutelati e quindi non possono consentire l'inizio delle procedure”.  I cinghiali nel parco vengono stimati attorno alle 30 mila unità. Si ritiene che oltre a danneggiare gli equilibri del Parco, siano un reale problema per gli agricoltori della zona e causa di parecchi incidenti stradali.

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