Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica

Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica 25/04/2024 - La «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica ricorda la liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista. Una data importante per adulti e bambini, da non dimenticare per dire 'no' ai totalitarismi e a tutte le guerre. Sempre e in  ogni luogo, «meglio fiori che armi». «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica

MASSIMO MOLLICA: È MORTO L’ULTIMO GRANDE CAPOCOMICO DI CAMPAGNA

Messina, 02/05/2013 – Massimo Mòllica è nato a Pace del Mela (Me) il 19 Marzo 1929, aveva 84 anni, la moglie, quattro figli e vari nipoti. E’ morto ieri, primo maggio, a Messina, dove viveva pur avendo condiviso sempre la sua vita tra la città, il mare e la campagna: tra Messina e Gioiosa Marea. Massimo – infatti – era un po’ messinese di città, un po’ gioiosano di marina, un po’ pattese, un po' gioiosano di campagna e… molto attore, grande attore.
Un capocomico alla vecchia maniera, quando la figura del capocomico era un mix tra maturità artistica, teatralità innata e allenamento quotidiano per correre più veloce della fame, della delusione per i successi veri che non arrivano. I successi per un vero artista non arrivano mai. Mai abbastanza. Perché un vero artista non ha bisogno del pubblico pagante per sentirsi tale (bravo): un vero artista sente la bravura come un’urgenza della coscienza, come il richiamo della foresta, come la fede che scalda l’anima e la inquieta, come il vento indistinto che stormisce quasi silente tra le foglie, come la cicala che sembrava essersi zittita, finalmente, l'attimo prima.

Aveva fatto teatro ai tempi delle belle compagnie siciliane, con Turi Ferro & C. Aveva fatto cinema e televisione. Ma pure radio: una interessante e succosa serie sulle cose della Sicilia e della cultura, della vita e dell’arte.
A Messina aveva aperto il teatro Stabile, il San Carlino, una sorta di sfida alla politica, alla burocrazia, alle cose che col teatro non c’entrano niente ma contano più di quelle che c’entrano. Massimo Mòllica era un ribelle, un uomo colto, percettivo, ingegnoso, arguto. Guardava il mare di Saliceto di Gioiosa Marea come si aspira all’oasi in un deserto. Viveva la campagna come un attore contadino, si sognava sempre le ghiande: il teatro.

In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.

Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.

Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

Massimo aveva conosciuto l’altra faccia del pianeta: la banca. Ci aveva lavorato per anni, un po’ perché la banca era una conquista, un po’ (forse molto) perché c’era una famiglia da campare e fare l’attore, si sa, non era cosa da portare soldi a casa. Poi basta banca, aveva fatto un passo da ‘pazzi’, col bel posto che aveva. Ma quel maledettaccio teatro se lo risucchiava, come un vortice l’acqua dentro al gorgo. Massimo lo aveva capito che doveva scegliere se servire dio o mammona. E’ più facile che arrivi mammona Rai, e arrivò.

Era così divenuto universalmente noto per avere interpretato alla grande il ruolo di Don Vito Cascioferro nello sceneggiato televisivo Joe Petrosino, messo in onda dalla RAI nel 1972, per la regia di Daniele D'Anza. Nel 2007 Massimo Mòllica aveva ricevuto il premio Giomi Città di Messina. Poi tra teatro e cinema l’elenco sarebbe davvero lungo. Nel 1977 con il regista Pasquale Squitieri aveva interpretato il ruolo di Paternò nel film Il prefetto di ferro, tratto dall'omonimo romanzo di Arrigo Petacco..

Lo avevo incontrato sul lungomare di Brolo, in provincia di Messina, era su di un furgone a cambiarsi prima di andare in scena. Una serata che non si dimentica. Recitava con la sua compagnia di sempre sul lungomare dispersivo. Mi preoccupavo per lui: il palcoscenico era grande, una portaerei dalla quale lanciarsi. Avevo sempre appraezzato l'uomo e l'attore Massimo Mòllica, tanto da farmi raccontare, seduti su un bisuolo di Patti Marina come aveva fatto a lascire la banca. Quella sera a Brolo, su quel palcoscenico-portaerei, compresi che Massimo Mollica era un vero capocomico, un grande capocomico, forse l'ultimo rimasto. E il fatto che quella sera non si sia trovato di passaggio Peppuccio Tornatore o che non lo abbia chiamato per uno dei suoi capolavori è un cruccio del regista, una defaillance un po’ siciliana. 

Si era inventato il Teatro di Campagna: un capocomico di campagna, senza nemmeno la pagina su Facebook.

Mimmo Mòllica
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I funerali si svolgeranno a Messina questo pomeriggio, 2 maggio, alle 16 ore, nella chiesa di San Nicolò Arcivescovado, in Viale San Martino a Messina.

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