Primo Maggio a Portella della Ginestra: “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”

Primo Maggio a Portella della Ginestra, Antoci (M5S): “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”,  Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “isole” alle elezioni europee, a margine del corteo in memoria della strage di Portella della Ginestra a cui a partecipato col Presidente Giuseppe Conte.  Portella   della   Ginestra : Di Paola (M5S): Governo Meloni smembra Stato Sociale.  Il coordinatore regionale Cinquestelle: “Nostre battaglie tutto l’anno per maggiori tutele per i cittadini”. PORTELLA DELLA GINESTRA, 1 mag 2024 -  “Oggi con Giuseppe Conte abbiamo ricordato la strage di Portella della Ginestra avvenuta l'1 Maggio 1947. Un’occasione importante per ribadire l’importanza del diritto al lavoro come strumento di giustizia sociale e di lotta alla mafia. Il sud continua ad avere il più alto tasso di disoccupazione in Italia; tasso ancora più elevato tra le donne. E proprio nel disagio si insinua la criminalità organizzata. C’è fame di lavoro, di di

PAPA FRANCESCO E IL MIRACOLO DEI SANTI E DEI BEATI COME DON PINO PUGLISI

Papa Francesco e il miracolo dei Santi e dei Beati come don Pino Puglisi:“Dio è buono: imitiamo Dio. Questa è la vita cristiana: parlare con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo”. Don Puglisi, proclamato Beato, è martire della fede e della carità educativa ai giovani. Papa Francesco:“Don Puglisi ha vinto, con Cristo Risorto.
I mafiosi e le mafiose si convertano. No alla tratta degli esseri umani”. La preghiera di Papa Francesco alla Madonna. Don Giuseppe, o meglio padre Pino Puglisi (“3P”), è stato un sacerdote diocesano noto per il suo impegno di contrasto alla criminalità organizzata, in particolare occupandosi della formazione di bambini e ragazzi di strada per i quali fondò il Centro Padre Nostro. Morì, ucciso dalla mafia, il 15 Settembre 1993, giorno del suo 56.esimo compleanno. Papa Bergoglio: “Il nostro Dio non è un Dio 'spray', è concreto, non è un astratto – insegna Papa Francesco – ma ha un nome: ‘Dio è amore’. Non è un amore sentimentale, emotivo, ma l’amore del Padre che è all’origine di ogni vita, l’amore del Figlio che muore sulla croce e risorge, l’amore dello Spirito che rinnova l’uomo e il mondo. Pensare che Dio è amore ci fa tanto bene, perché ci insegna ad amare, a donarci agli altri come Gesù si è donato a noi, e cammina con noi”. Ecco che cosa significa essere veri Pastori della Chiesa “sciolti da pesi che intralciano la sana celerità apostolica”. Il sale nascosto non serve a niente. Si rischia di diventare “cristiani da museo”.
(di Nicola Facciolini)

Palermo, 27/05/2013 - “I miracoli ci sono. Ma serve la preghiera! Una preghiera coraggiosa, che lotta, che persevera, non una preghiera di cortesia”(Papa Francesco). L’Altissimo non è uno spray, un profumo di circostanza. Ma un solo Dio in tre Persone. Consapevoli del fatto che “il Diavolo è un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore”(sono le parole di Paolo VI) in servizio permanente effettivo sulla Terra, solo la preghiera può salvare il cristiano dalla perversione e dall’Inferno. In una prospettiva di Vita eterna, le storie dei Santi, come la vita di don Giuseppe Puglisi proclamato Beato dalla Chiesa, sono fondamentali per riscoprire la nostra cittadinanza celeste. I Santi non superano l’umanità come i supereroi della Marvel, ma la incarnano e la esaltano pienamente perché perfettamente “innestati” in Cristo. Nell’omelia incentrata sulla Solennità della Santissima Trinità, spiegata ai bambini con la semplicità e l’immediatezza di un catechista, tra domande a ripetizione e risposte vivaci e sollecitate ad alta voce, Domenica 26 Maggio 2013, Papa Francesco dialoga con i bambini della Prima Comunione della Parrocchia dei Santi Elisabetta e Zaccaria, la prima visitata dal Pontefice nella diocesi capitolina di Roma. 
E proprio la sollecitudine della Vergine Maria nei riguardi della cugina Elisabetta ispira le prime parole del Papa all’esterno dell’edificio sacro davanti alla folla di fedeli. Papa Bergoglio commenta il suo rapido viaggio in aiuto della cugina in attesa ed osserva che “è andata ad aiutare. E la Madonna è sempre così. È la nostra Madre, che sempre viene in fretta, quando noi abbiamo bisogno. Lei non si dimentica dei suoi figli. E quando i suoi figli sono nelle difficoltà, hanno un bisogno e la invocano, Lei in fretta va. E questo ci dà una sicurezza, una sicurezza di avere la Mamma accanto, al nostro fianco sempre”. Il Santo Padre parlando del mistero trinitario rivela che “questa è la vita cristiana: parlare con il Padre, parlare con il Figlio e parlare con lo Spirito Santo”. E soffermandosi sul pane dell’Eucaristia soggiunge che “la forza per un cristiano viene dall’essere in comunione con Gesù, il quale cammina con noi, ci aiuta, ci guida e ci insegna ad andare avanti e ci dà la forza per camminare. Pensiamo tutti a questo: il Padre ci ha dato la vita, Gesù ci ha dato la salvezza, ci accompagna, ci guida, ci sostiene, ci insegna. Lo Spirito Santo? Cosa ci dà lo Spirito Santo? Ci ama! Ci dà l’amore”.

Subito dopo la Messa, il Pontefice si è intrattenuto con i bambini della Prima Comunione, raccolti in capannello attorno a lui, conversando affettuosamente con loro. Papa Francesco sottolinea che la realtà “si capisce meglio dalle periferie” che dal centro. Al momento della liturgia eucaristica, il Papa ha amministrato il Sacramento della Prima Comunione a 16 bambini, offrendola quindi ad altri 26. Gli esempi sono abbondanti. Don Pino Puglisi è stato proclamato Beato. Circa 80mila le persone presenti Sabato 25 Maggio 2013 alla Santa Messa presieduta, al Foro Italico Umberto I di Palermo, dall’arcivescovo della diocesi palermitana, il cardinale Paolo Romeo. A rappresentare il Papa, è il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo, che il 15 Settembre 1999, sei anni esatti dopo l’assassinio di Don Puglisi per mano della mafia, diede avvio al processo di Beatificazione del sacerdote. Come si legge nella Lettera apostolica per la proclamazione “la beatificazione di padre Pino Puglisi – afferma il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone in un messaggio – è un momento di festa e di testimonianza per la Chiesa che è a Palermo, in Sicilia e nell’Italia intera. L’esempio e l’intercessione di don Puglisi, sacerdote esemplare, martire della fede e della carità educativa, in particolare verso i giovani, continui a suscitare nella comunità ecclesiale e civile risposte generose e coerenti alla chiamata di Cristo e al tal fine invoco da Signore abbondanti grazie celesti”. Un modello di prete santo con l’odore delle pecorelle a lui affidate da Cristo.

“Più guardiamo il volto di don Pino Puglisi, svelato solennemente durante il rito di beatificazione, più sentiamo che il suo sorriso ci unisce tutti – dichiara nell’omelia il cardinale Romeo – sorride ancora don Pino. La Chiesa riconosce nella sua vita, sigillata dal martirio in odium fidei, un modello di imitare. La mano mafiosa che quel 15 Settembre del 1993 lo ha barbaramente assassinato, ha liberato la vera vita di questo chicco di grano che nella ferialità della sua opera di evangelizzazione moriva ogni giorno per portare frutto. Quella mano assassina ha amplificato oltre lo spazio e il tempo la sua delicata voce sacerdotale e lo ha donato martire non solo a Brancaccio ma al mondo intero”. Il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, nel suo messaggio esprime la sua “personale vicinanza alla figura di un sacerdote il cui martirio costituisce una grande testimonianza di fede cristiana, di profonda generosità e di altissimo coraggio civile. L’orrore suscitato in tutto il Paese dal barbaro assassinio di Don Puglisi – scrive Napolitano – rimarrà nella memoria di tutti noi e la sua intensa e feconda esperienza pastorale, svolta sempre nelle realtà più difficili della Sicilia, continua a rappresentare un esempio per tutti coloro che non intendono piegarsi alle prevaricazioni della criminalità mafiosa”. Don Giuseppe, o meglio padre Pino Puglisi (“3P”) è stato un sacerdote diocesano noto per il suo impegno di contrasto alla criminalità organizzata, in particolare occupandosi della formazione di bambini e ragazzi di strada per i quali fondò il Centro Padre Nostro.

Morì, ucciso dalla mafia, il 15 Settembre 1993, giorno del suo 56.esimo compleanno. Il decreto di Beatificazione di padre Puglisi per martirio “in odio alla fede” è stato promulgato da Papa Benedetto XVI il 28 Giugno 2012. “I mafiosi e le mafiose si convertano a Dio”, è la preghiera di Papa Francesco, salutata da salve di applausi, nell’Angelus di Domenica mattina 26 Maggio 2013 in Piazza San Pietro. Ricordando la Beatificazione di don Pino Puglisi, il Santo Padre ha stigmatizzato lo sfruttamento delle mafie ai danni di milioni di vittime, esclamando:“Non possono fare di noi fratelli schiavi”. Risuonano nella memoria le parole altrettanto forti pronunciate nella Valle dei Templi di Agrigento dal beato Giovanni Paolo II (www.youtube.com/watch?v=tkfEIBL5gT8) il 9 Maggio 1993, denunciando una “civiltà contraria, la civiltà della morte” e parlando direttamente ai mafiosi:“Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!

Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, la mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio”. Venti 20 anni dopo, con voce meno tonante ma non meno forte ed addolorata, Papa Francesco “risuscita” le storiche parole di Papa Karol Józef Wojtyła. Ma prima di approdare all’analogo auspicio di conversione, la denuncia di Papa Bergoglio si estende a tutti quei contesti dove il crimine mafioso la fa da padrone con soprusi e violenze. “Io penso a tanti dolori di uomini e donne, anche di bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che li sfruttano facendo fare loro un lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali. Dietro a questi sfruttamenti, dietro a queste schiavitù, ci sono mafie. Preghiamo il Signore perché converta il cuore di queste persone.

Non possono fare questo. Non possono fare di noi, fratelli, schiavi! Dobbiamo pregare il Signore! Preghiamo perché questi mafiosi e queste mafiose si convertano a Dio”. A innescare il crescendo spontaneo è stato pochi istanti prima, appena subito dopo la preghiera dell’Angelus, il ricordo di don Pino Puglisi, beatificato in quella Palermo nella quale il 15 Settembre di 20 anni fa la mafia lo assassinò sul portone di casa. “Un uomo – afferma Papa Francesco – la cui vita e la cui morte sono ancora oggi un monito per chi pensava di strappare con lui anche ciò che aveva seminato: Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto”. Gli applausi della folla dei fedeli sono una scia sonora che prolunga l’eco delle parole del Pontefice nel Colonnato della Piazza.

Ma lo stile comunicativo del Papa ha nel frattempo regalato altri efficaci spunti di riflessione, più eminentemente spirituali: parlando della SS. Trinità, due ore prima con i bambini di una parrocchia romana, ed affermando come questo mistero significhi qualcosa di concreto e non che Dio sia “qualcosa di vago”, Papa Francesco ritrova un’espressione che da qualche settimana ha fatto il giro del mondo. “Il nostro Dio non è un Dio 'spray', è concreto, non è un astratto – insegna Papa Francesco – ma ha un nome: ‘Dio è amore’. Non è un amore sentimentale, emotivo, ma l’amore del Padre che è all’origine di ogni vita, l’amore del Figlio che muore sulla croce e risorge, l’amore dello Spirito che rinnova l’uomo e il mondo. Pensare che Dio è amore ci fa tanto bene, perché ci insegna ad amare, a donarci agli altri come Gesù si è donato a noi, e cammina con noi”.

Per rafforzare il concetto di un amore che non è mai volato alto sul destino dell’umanità, ma al contrario si è strettamente intrecciato con le vicende della storia di ogni epoca, Papa Francesco dichiara che “la Santissima Trinità non è il prodotto di ragionamenti umani; è il volto con cui Dio stesso si è rivelato, non dall’alto di una cattedra, ma camminando con l’umanità. Dio ha camminato con il suo popolo nella storia del popolo d’Israele e Gesù ha camminato sempre con noi e ci ha promesso lo Spirito Santo che è fuoco, che ci insegna tutto quello che noi non sappiamo, che dentro di noi ci guida, ci dà delle buone idee e delle buone ispirazioni. Maria è colei che grazie a Cristo è già nella gloria della Trinità e, allo stesso tempo, una Madre vicinissima ai suoi figli.

È la Madre della speranza, nel nostro cammino, nella nostra strada, Lei è la Madre della speranza. È la Madre anche che ci consola, la Madre della consolazione e la Madre che ci accompagna nel cammino. Adesso preghiamo la Madonna tutti insieme, a nostra Madre che ci accompagna nel cammino”. Papa Francesco ha riservato attenzione particolare a uno tra i molti gruppi presenti in Piazza San Pietro:“Saluto il gruppo di cattolici cinesi qui presenti, che si sono riuniti a Roma per pregare per la Chiesa in Cina, invocando l’intercessione di Maria Ausiliatrice”. In Sicilia i boss non scherzano. “Stu parrino si tirava i picciotti cu iddu, quindi faceva stu dannu, predicava tutta arnata, avutri problemi”. Padre Pino Puglisi fu ucciso dalla mafia sotto casa. Il perché della sua morte è tutto in questa frase, una confidenza che il pentito Tullio Cannella, durante il processo in Corte d’Assise, riferì di aver ricevuto in carcere dall’allora capo di Cosa Nostra, Leoluca Bagarella.

“Doveva dunque morire perché prete”, Pino Puglisi. E perché come prete “predicava tutta la giornata”, creando “altri problemi”, ai capi del mandamento di Brancaccio! Vent’anni dopo, il parroco della chiesa di San Gaetano, cuore pulsante del famoso quartiere, viene proclamato Beato. Martire della fede, assassinato in odio alla fede. Lo studio della vicenda del prete Puglisi consente a tutti di conoscere meglio la natura della mafia e l’essenza vera del ministero sacerdotale che di ogni prete dovrebbe essere propria, lontana dalle astrazioni, dai verbalismi, dalla mondanità, dalla doppia vita e dalla superficialità anche nel riconoscimento preliminare delle vocazioni sacerdotali giovanili. Forza dell’esempio di un uomo e del suo sacrificio, già nelle prime ore seguenti al suo assassinio la comunità ecclesiale e la società civile di Palermo ne parlavano come di un martire.

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