Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

UNA "GITA A TINDARI", DOVE D’ESTATE PORTANO I CANTANTI

Tindari (Messina), 13/05/2013 – Questa sera, lunedì 13 maggio alle 21.10, su Rai1 andrà in onda la replica dell'episodio ‘Gita a Tindari’, dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri per la serie il Commissario Montalbano, con Luca Zingaretti. La vicenda: un triplice omicidio, un giovane dongiovanni che viveva al di sopra delle sue possibilità apparenti, due anziani pensionati che improvvisamente decidono una gita a Tindari, vengono ammazzati.
Montalbano ha una maledizione, sa leggere i segni che provengono dall'antichissimo che vive nel modernissimo continente Sicilia: lo aiutano un vecchio ulivo contorto, la sua squadra, la svedese Ingrid, un libro di Conrad, e un Innominato senza pentimento.

Che strano il maestro Camilleri, 'oramà' rende romanzeschi i nomi delle cittadine siciliane che mette nei suoi coinvolgenti romanzi (come Vigàta) e assegna ai ‘cristiani’, alle persone in carne ed ossa, i nomi dei paesi, Montalbano (Elicona), Sinagra. Tindari no. E non lo fa solo coi morti ma pure coi cristiani vivi e vegeti, nirbùsi e squieti.

Il nome della bella Tindari è rimasto tale, consentendo a questo luogo magico della costa tirrenica messinese di diffondere ulteriormente la sua fama, nelle quattro stagioni supportata dalla sua storia millenaria, dalla bellezza conturbante e per qualche tempo ancora (forse) selvaggia, dalla fede e dalla spiritualità; d’estate da Mario Biondi ed altri cantanti da stadio.
Qua, nel romanzo e nella fiction, Tindari è luogo di gita, come lo è nella realtà per molti siciliani durante l’anno (ma non solo siciliani). Si capisce perciò che i protagonisti devono essere del comprensorio di competenza del commissario Montalbano, che presta servizio a Vigàta, in Sicilia si, ma fuori dall’influenza del commissariato di Patti, cui sarebbero spettate le indagini se il delitto si fosse consumato in territorio di Tindari.

I coniugi Griffo (due dei tre morti complessivi del romanzo) erano stati avvistati l'ultima volta durante una gita a Tindari, con uno dei molti gruppi organizzati che realmente sono i visitatori più abituali della città fondata da Dionisio di Siracusa nel 396 a.C., che prese il nome di Tyndaris, in onore di Tindaro, re di Sparta e sposo di Leda, padre putativo di Elena e dei Dioscuri, Castore e Polluce.
Nel romanzo il delitto c’è ed è triplice addirittura ma non avviene a Tindari: il commissario Montalbano e i suoi collaboratori scoprono e smantellano un'organizzazione criminale con stretti legami con la mafia internazionale. L'assassinio di un giovane si incrocia con la contemporanea scomparsa di due anziani coniugi. Non è casuale però che tutte e tre le persone uccise abitassero nello stesso palazzo: condomini. I due anziani coniugi erano stati visti l'ultima volta in pubblico durante la gita a Tindari, dopodiché non si erano più avute loro notizie.

Il Commissario Montalbano, perciò, indaga tra l'immaginaria Vigàta e Tindari, il promontorio a picco sul mare del Golfo di Patti, di fronte alle Isole Eolie, «col piccolo, misterioso teatro greco e la spiaggia a forma di una mano con le dita rosa».

Niente paura dunque. A Tindari il peggio che possa capitare è il vento. Tanto che il grande Salvatore Quasimodo vi dedicò imperituri versi: Tindari, mite ti so/ Fra larghi colli pensile sull’acque / Delle isole dolci del dio,/ oggi m’assali e ti chini in cuore.

Una gita a Tindari, perciò, è magicamente consigliabile. E d’estate portano i cantanti.

m.m.

Commenti