Ponte sullo Stretto, De Luca a Germanà: smentiteci se avete gli elementi per farlo

Ponte sullo Stretto: C. De Luca a Germana': smentiteci se avete gli elementi per farlo. A questa truffa di Stato diciamo NO e siamo pronti a reagire per difendere la Sicilia e i siciliani.  Messina, 26/04/2024 - "È chiaro che il buon Ninitto Germana' ancora una volta non ha capito cosa sta accadendo. Poco male, ancora una volta proviamo a spiegarglielo magari gli facciamo un disegnino così gli viene più facile. Rispetto alle considerazioni sulla partecipazione ai nostri eventi neanche rispondiamo... Per noi parlano le immagini che mostrano il popolo libero. Abbiamo denunciato ieri sera a Torre Faro la truffa di Stato che il buon Matteo Verdini sta mettendo in atto ai danni della Sicilia e dei Siciliani. Germana' se ne ha gli elementi risponda nel merito delle verità che ieri sera abbiamo portato a conoscenza della città.  Inutile tentare di sviare il discorso. Germana' e Salvini scendano in piazza a smentirci. Qualcosa mi dice però che questo non avverrà perché abb

TINDARI CELEBRA VERDI E I VALORI DEL RISORGIMENTO E TORNA ALLA PRODUZIONE ARTISTICA

Tindari (Me), 31/07/2013 – Se dovessi dire in un minuto cosa c’era ieri sera al teatro antico di Tindari, direi: molta bellezza, notevole impegno, un credibile omaggio danzato (bene) a Giuseppe Verdi, ricco di vari elementi, a partire dal ritorno alle produzioni teatrali autoctone, come si addice alla tradizione e alla magia di un teatro antico sottratto all’abbandono, dal 1956 sede di un Festival artistico frequentato dai grandi nomi del teatro classico, della danza e della musica.

Se dovessi invece dire (sempre in un minuto) cosa mancava, direi: l’orchestra, un po’ di pubblico in più, la puntualità e un armamentario scenico più consono all’animo contadino di Giuseppe Verdi, cui è dedicato lo spettacolo “Verdiana”: omaggio a Giuseppe Verdi nel bicentenario della nascita, creazione coreografica di Giancarlo Stiscia con musica di Giuseppe Verdi, elaborata e trascritta da Sergio La Stella, nell’esecuzione dell’Orchestra e del Coro del Teatro Massimo, incisa in occasione della prima esecuzione assoluta (Palermo, Teatro Massimo, giugno 2013).
Qualche carriola in scena, scale a pioli, attrezzi della campagna e qualche albero sarebbero giovati certamente a condire una pietanza artistica della quale andare fieri: dalla scelta delle musiche ai costumi, dalle soluzioni coreografiche più ostiche e delicate ai cambi di scena armoniosi e credibili.
Sarebbe bastato adoperare la stessa tecnica ‘narrativa’ adottata in "Verdiana" per l’introduzione della coreografia per la Messa di Requiem, dedicata ad Alessandro Manzoni, tra le più belle ed emozionati coreografie dell’intera rappresentazione verdiana messa ieri sera in scena al teatro antico di Tindari dal Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo, direttore artistico di Tindari Festival Anna Ricciardi.
Messa di Requiem (una messa di requiem a più mani era stata pensata da Verdi per la morte di Gioachino Rossini): la scomparsa del compatriota Alessandro Manzoni (1873) colpì particolarmente il grande compositore di Roncole di Busseto, al pari di Manzoni strenuamente impegnato per l'Unità d’Italia, come lui compenetrato nella lotta per l’affermazione dei valori del Risorgimento, giustizia e libertà. Ciò indusse Verdi a portare a termine il vecchio progetto pensato a 4 mani con Rossini.

Come fatto ieri sera per tale coreografia, sarebbe stato molto azzeccato l’inserimento di un recitativo, asciutto ma esplicativo, ad introdurre le diverse azioni coreografiche, tutte ricche di bravura, tensione artistica e partecipativa, costumi delicati e prestigiosi.
La stessa ‘soluzione’ teatrale avrebbe arricchito (arricchirebbe) l’intera messinscena, aiuterebbe e guiderebbe il pubblico nel complessivo viaggio verdiano. Non male sarebbe stato l’uso di elementi sferici, come corposi palloni ‘geografici’, grandi mappamondo di un’epoca che Giuseppe Verdi visse a cavallo tra due (mappa)mondi: quello musicale e quello rurale, solo in apparenza distanti tra loro e invece complici e in perfetta armonia.

Complici e in armonia, come il Verdi compositore geniale e l’abile imprenditore agricolo, impegnato ad investire i suoi guadagni nell’acquisto di terreni, tra le province di Parma e Piacenza, dov’era nato: “Il suo amore per la campagna è diventato mania, follia, rabbia, furore, tutto ciò che voi volete di più esagerato. Si alza quasi allo spuntar del giorno per andare ad esaminare il grano, il mais, la vigna. Rientra rotto di fatica…”, scrisse in una lettera Giuseppina Strepponi, inviandola all’editore francese del Maestro, Léon Escudier.
 Verdi amava immensamente la sua terra, come amò gli ideali del Risorgimento: giustizia e libertà.
Ideali e valori che in “Verdiana”, l’omaggio a Giuseppe Verdi di Giancarlo Stiscia, appaiono distintamente nell’opulenza della danza e dei danzatori, ballerini giovani e d’animo mediterraneo, fortemente concentrati e perfino (a tratti) emozionati, in quella cavea che nell’attuale versione appare immensa, specie quando il sole è definitivamente tramontato dentro il pigro mare Tirreno, definitivamente consacrato alla bellezza e alle Isole Eolie, all’infinito.

Un drappo bianco e ‘Va’ Pensiero’ hanno dato l’avvio alla rappresentazione per Giuseppe Verdi, uno strascico lungo, danzante come una magnifica sposa, come una strada verso l’avvenire, verso l’arte e la libertà; bianco come la giustizia e l’amore, volante come i sogni e la magia. Senza tali ‘trovate’ una simile rappresentazione correrebbe il rischio di essersi giovata delle musiche (registrate) di Giuseppe Verdi e dell’occasione del bicentenario della nascita per celebrare se stessi.

Un fazzoletto rosso, garibaldino, compare prodigiosamente sulla scena e poi va via, come fosse il graffito “Viva Verdi”, allusione ovvero aspirazione sempre più popolare e condivisa: “Viva V[ittorio] E[manuele] R[e] DI[talia]”… Insomma, Viva Vittorio Emanuele re d’Italia!
Verdi - infatti - finì per aderire a tale ‘progetto’ quando si rese conto che l’Unità d’Italia non avrebbe potuto mai realizzarsi attraverso l’insurrezione popolare e l’utopia repubblicana di Giuseppe Mazzini, ma solamente attraverso un paziente e certosino lavoro diplomatico.

Così l’impegno politico di Giuseppe Verdi, il suo fermo richiamo agli ideali di pace e di fraternità, distante com’era il grande maestro da qualunque compromesso e dalle strategie machiavelliche dei partiti politici, in “Verdiana” appare distintamente. Coccarde, bandiere, drappi e vessilli in “Verdiana” sono fusi nei gustosi costumi di scena, nelle stoffe e nelle coreografie antiche perché moderne, vive, forti nel gesto, audaci e minuziose nella tecnica.

Ballerini giovani, preparati e volenterosi danno corpo ad azioni corali piuttosto vigorose, spesso poderose. E sebbene spicchino le evoluzioni a volte perfette dei primi ballerini, Francesca Davoli e Riccardo Riccio, è il complesso dello spettacolo che porta ad un finale coinvolgente ed emozionante, che strappa gli applausi e li moltiplica, li ripete. Con una richiesta di bis (Nabucco, la terza opera di Verdi, quella che ne decretò il successo), non esaudita. Bravi lo stesso.

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