Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

MANLIO DOVÌ DOMANI AL CORALLO DI MESSINA CON “RUBY MAIOR, MINOR CESSAT”

MESSINA, 10/08/2013 - “Il pubblico messinese? Ha segnato la mia vita professionale. E non è un caso. Il mio debutto in teatro è stato proprio a Messina, con Feydeau. Prodotto dal compianto Pasquale Cocivera. Il titolo? ‘Un siciliano a Parigi’, cos’altro avrebbe potuto essere?”.
Conosce gli spettatori e conosce gli spettatori messinesi, Manlio Dovì. E ne è entusiasta, al di là delle ruffianerie.
“A Messina succede questo. Nei primi dieci minuti dello spettacolo gli spettatori decidono tutto, o è vero amore oppure mettono il ‘pilota automatico’. E tu lo senti. Se ti amano è come se ti abbracciassero. Il pubblico messinese è competente, sorprendente, unico. Capace di affetto e lealtà straordinari”.

D’altronde nello spettacolo di Manlio Dovì, “RUBY maior, minor cessat… A schifiu finIMU”, che arriva a Messina per la prima volta, domani domenica 11 agosto al Giardino Corallo, “è il pubblico a fare la regia, sempre. Tanto che lo spettacolo, in sé, è praticamente imprevedibile. Basta una battuta, una risata, un momento di commozione, un suono o una parola provenienti dalla platea e lo spettacolo prende una strada anziché un’altra”. Sempre, però, nel solco della satira che mette in ridicolo tutti e tutto, una satira “per ridere di chi ci comanda, per ridere di tutte le parti politiche, nessuna esclusa, ma anche per ridere di noi stessi”. E sempre nel solco della musica, “che ci ha segnato la vita, una musica che è capace di costringerci a ‘tenere il ritmo’, in tutti i sensi; una musica che accompagna gli spettatori, che ricorda e suscita emozioni”. Musica, per di più, dal vivo con la band composta da Luca Ficari, Ciro Pusateri, Simone Ferrara, Rino Zizzo, Agostino Morello, e con le ballerine Giusy Magoga, Filomena Venturo, Carlotta di Bella sono le ballerine.

Ma perché mettere insieme varietà e rock, satira e spartiti? “Mi hanno sempre detto, a mo’ di critica, che io sono troppo affascinato dal suono delle parole, e sto più attento alla loro musicalità che al loro effetto in termini di battute. Ma io sono cresciuto con il grammelot di Fo, di Gaber, di Proietti. E il suono, il rumore, sono densi di significato”. Che il pubblico coglie, in tutte le sue sfumature. E apprezza. “RUBY maior” continua a fare il tutto esaurito. E Manlio Dovì continua a conquistare, anche in altre interpretazioni, recensioni da premio (l’ultima a Catona per “Il paraninfo” di Angelo Tosto). Insomma, la “formula” è rodata. “Ma no, l’ho detto. E’ il pubblico che decide. Saranno i messinesi ad avere l’ultima parola. Un’ultima parola che non vedo l’ora di sentire”.

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