Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

EDILIZIA SCOLASTICA: PER MOLTE SCUOLE È EMERGENZA MA GLI ENTI LOCALI NON HANNO SOLDI

Edilizia scolastica: per molte scuole è emergenza. Gli Enti locali non hanno soldi per la manutenzione e per la messa in sicurezza. Se non rientrerà la crisi del Governo anche quanto previsto dal decreto legge 104, e non solo in tema di edilizia, rimarrà solo una pia intenzione
04/10/2013 - In queste prime settimane del nuovo anno scolastico la stampa si è occupata spesso della non buona condizione del patrimonio edilizio delle scuole.
Le notizie che hanno fatto scalpore sono quelle relative alle iniziative di alcuni genitori, al nord come al sud, che si sono recati nelle scuole dei propri figli per effettuare personalmente interventi di piccola manutenzione e di sistemazione degli ambienti. Alcuni servizi televisivi hanno evidenziato situazioni di notevole gravità certamente bisognose di interventi di manutenzione straordinaria. L’edilizia scolastica non sempre è stata sufficientemente sostenuta in relazione alle esigenze della popolazione scolastica. I comuni e le province si sono trovate già dalla seconda metà degli anni ‘50 in difficoltà nel far fronte alla scolarizzazione di massa. L’istituzione della nuova scuola media nel 1962 poi, in quanto scuola dell’obbligo costrinse i Comuni a reperire frettolosamente nuovi locali scolastici per lo più non adeguati allo scopo.

Ricordo perfettamente le aule dove professorino ventiquattrenne ho svolto nel 1971 le mie prime lezioni: erano i locali dell’ex prigione o camera di sicurezza di San Nicolò Arcidano, paesino dell’Oristanese. In un piano terra della piazzetta principale facevamo scuola in locali con i muri scrostati e pavimenti mal ridotti, senza vetri alle finestre che in compenso avevano robuste grate di ferro. Le porte delle aule ricordavano il gruviera. Nei mesi più freddi ci fornivano di qualche stufa a fiamma viva con bombola che trasportavamo di aula in aula in barba a tutti i principi della sicurezza. I locali non avevano bagni. I ragazzi dovevano attraversare la piazza per andare in una specie di locale che di igienico aveva ben poco e su cui anche la memoria ha preferito stendere un velo pietoso.

Eppure quei ragazzi, che spesso venivano con le mani sporche di verde rame che alla cinque del mattino in certi periodi dell’anno spargevano sulle vigne, dopo averle “scalzate” (cioè zappato alla base della pianta), lì facevano scuola. Indubbiamente nel tempo sono stati costruiti nuovi edifici scolastici soprattutto in quelle regioni dove i fondi statali sono stati ben utilizzati.

In altre regioni, soprattutto al sud, è prevalsa, chissà perché, la scelta dell’affitto di locali spesso poco adatti alle attività scolastiche, malgrado lo Stato abbia negli anni sessanta e settanta elargito fondi per la costruzione di nuove scuole. Per punire gli Enti locali inefficienti, nel 1980 il governo Forlani iniziò a ridurre i trasferimenti di fondi a quelle regioni che non avevano impegnato in opere pubbliche quelli già ricevuti e lasciati nelle banche a maturare interessi (interessi di chi o per chi?).

Il cosiddetto decreto Falcucci diede verso la fine degli anni ottanta nuovo impulso alla costruzione di nuovi edifici scolastici. Oggi anche per la diminuzione della popolazione scolastica, l’esigenza non è tanto quella della costruzione di nuovi edifici, benché alcune aree siano ancora non sufficientemente provviste, bensì quella della manutenzione e della messa in sicurezza degli edifici scolastici. Non dimentichiamo i drammi degli ultimi anni che hanno visto soffitti cadere in testa agli alunni o scuole crollare alle prime scosse di terremoto con la perdita di molte vite come accaduto a San Giuliano.

Le nuove norme europee hanno tra l’altro imposto nuovi requisiti in nome della sicurezza e la sostituzione di vecchi impianti (norme CEI). Secondo i resoconti e le denunce pubblicati dalla stampa, molte scuole necessitano di interventi urgenti di manutenzione o di completamento di impianti e attrezzature (palestre, laboratori, biblioteche). I Comuni e le Province, su cui ricade per legge l’onere della manutenzione ordinaria e straordinaria, rispettivamente per le scuole primarie e medie ai primi e per gli istituti secondari di secondo grado agli enti provinciali, non hanno però sufficienti fondi per garantire gli interventi.
Nei giorni scorsi il presidente dell’ANCI Piero Fassino, sindaco di Torino, ha drammaticamente denunciato che i Comuni non sono neppure in condizione di garantire gli stipendi ai loro dipendenti. In Sicilia a ciò si aggiunge il fatto che l’abolizione delle province e la prevista costituzione di liberi consorzi territoriali pone gravi dubbi sulla possibilità a breve di provvedimenti a favore degli istituti superiori.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che mentre scriviamo queste righe, per l’annunciata crisi politica, non abbiamo certezza che nei prossimi giorni vi sarà ancora un Governo a Roma in condizione di controllare il delicato equilibrio tra le entrate e le uscite e di garantire trasferimenti di fondi agli Enti locali. Quanto previsto dal’art. 10 del decreto legge 104/2013 a proposito di mutui che potrebbero contrarre le Regioni per la costruzione di nuovi edifici scolastici e per la manutenzione di quelli esistenti, rischia di rimanere soltanto una pia intenzione. Le prospettive per un miglioramento delle condizioni precarie di molti edifici scolastici non sono pertanto allo stato attuale per nulla rosee.

Giovan Battista Puglisi
Direttore Editoriale della “Letterina”
ASASI

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