Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

ARRESTO SCHIAVONE: ARRESTATO "O' FRAT E SANDOKAN", TRA I MANDANTI DELL'OMICIDIO DI ALDO SCALZONE

Un altro pezzo del clan dei Casalesi è finito in carcere. Gli uomini della Squadra mobile di Caserta hanno arrestato Antonio Schiavone, fratello minore di Francesco, boss storico dell'organizzazione criminale. Il 51enne, soprannominato "O' frat e Sandokan", è accusato di essere tra i mandanti dell'omicidio di Aldo Scalzone, ucciso nel 1991 a Casal di Principe nell'ambito della guerra che vedeva contrapposti il gruppo Schiavone-Bidognetti a quello De Falco-Quadrano-Caterino

Roma, 24 ottobre 2013 - Un altro pezzo del clan dei Casalesi è finito in carcere. Gli uomini della Squadra mobile di Caserta, coordinati dallo Servizio centrale operativo, hanno arrestato Antonio Schiavone, fratello minore di Francesco, boss storico dell'organizzazione criminale.

Il 51enne, soprannominato "O' frat e Sandokan", è accusato di essere tra i mandanti dell'omicidio di Aldo Scalzone, ucciso nel 1991 a Casal di Principe nell'ambito della guerra che vedeva contrapposti il gruppo Schiavone-Bidognetti a quello De Falco-Quadrano-Caterino.

Per questo omicidio, nel 2004, erano già stati condannati diversi appartenenti all'organizzazione criminale, tra cui anche il boss Francesco Schiavone detto "Sandokan". Gli ulteriori sviluppi delle indagini, rafforzati anche dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia affiliato agli Schiavone e materiale esecutore dell'omicidio, hanno confermato il coinvolgimento di altre tre persone, destinatarie dell'ordinanza eseguita ieri dalla Mobile.

Gli altri due, Francesco Bidognetti e suo figlio Aniello, erano entrambi già detenuti. Antonio Schiavone invece è stato fermato a Giuliano in Campania (Napoli) mentre rientrava a casa. L'uomo non si aspettava di essere arrestato e, dopo aver avvisato i suoi avvocati, si è chiuso nel silenzio. Si tratta di un arresto molto importante perché priva l'organizzazione criminale dell'ultimo capo storico ancora in libertà, e che attualmente è considerato la vera mente imprenditoriale del clan.

All'epoca dell'omicidio e, negli anni seguenti, l'arrestato si era messo in luce soprattutto perché aveva il compito di tenere i contatti con il fratello che, attraverso di lui, continuava a impartire ordini al clan. Con il passare degli anni la sua figura ha acquisito sempre maggiore importanza, anche perché ha avuto il compito di "allevare" i figli del fratello, destinati a prendere il comando, ma che oggi si trovano tutti in carcere.

"Gli arresti di Antonio Schiavone, fratello di Francesco detto Sandokan, di Francesco e Aniello Bidognetti rappresentano un risultato importante nella lotta alla Camorra, ottenuto dalla magistratura e dalle forze dell'ordine". Lo dice il senatore Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia. "L'azione repressiva - aggiunge - deve continuare in modo sistematico per colpire la Camorra sul fronte delle collusioni con l'economia e la politica, non solo in Campania ma anche in molte altre parti del Paese".



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