Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

SCUOLA & OCCUPAZIONE: SENZA 'FARE SCUOLA' NON SI CANTA MESSA

I 200 giorni di lezioni nelle scuole superiori, tra vacanze aggiunte e occupazioni, sono solo sulla carta. Forse occorrerebbe effettuare la valutazione finale solo dopo che per ogni classe si siano svolte le ore di lezioni annuali previste dagli ordinamenti
Palermo, 12/12/2013 -
Il rapporto OCSE-PISA fa registrare un leggero miglioramento della valutazione degli studenti italiani che comunque rimangono un po’ al di sotto della media OCSE, mentre permane il divario tra nord e sud a sfavore di quest’ultimo.
Certamente le cause dei limiti del livello d’apprendimento e di maturazione culturale dei nostri giovani soprattutto nel sud possono essere individuate in diversi settori: gli investimenti per la scuola insufficienti e diminuiti negli ultimi anni, il contesto economico e socio-ambientale povero, la formazione del personale docente, la condizione di un’edilizia scolastica poco curata ed in alcuni casi inadeguata, aspetti organizzativi non sempre rispondenti al conseguimento di migliori risultati. Per rimanere in sintonia con l’attualità di queste settimane relativa alla scuola secondaria di secondo grado, vogliamo limitarci a riflettere su un fenomeno ormai annoso che è quello della reale durata dell’anno scolastico, che per legge dovrebbe funzionare per 200 giorni, e delle lezioni effettivamente svolte.

Il calendario scolastico delle regioni del sud prevedono di solito l’inizio delle lezioni intorno alla metà del mese di settembre. Per alcuni giorni le lezioni iniziano con orario ridotto sia per problemi organizzativi sia perché non sempre tutto il personale docente viene tempestivamente nominato: le operazioni di nomina dei docenti con contratto a tempo determinato si protraggono spesso sino alla fine di ottobre e nomine residuali vengono effettuate anche a novembre ed oltre. I Dirigenti scolastici tentano di tamponare l’interregnum con nomine di supplenti “sino all’avente diritto”.

I Consigli d’Istituto intanto nella propria autonomia hanno già deliberato sin da settembre alcuni aggiustamenti da apportare al calendario scolastico: in occasione di alcune ricorrenze e festività si aggiungono alle vacanze già previste giorni di sospensione delle lezioni (spesso i cosiddetti “ponti”), pur salvaguardando i 200 giorni di lezione. Avviate le lezioni con regolarità gli studenti iniziano a fruire di diritti previsti dalla legge: assemblee di classe, assemblee d’istituto, riunioni del comitato studentesco che dovrebbero normalmente svolgersi dopo la fine delle lezioni, ma che per andare incontro al pendolarismo ampiamente presente nelle scuole delle città e dei grossi centri avvengono per lo più nelle ultime ore di lezione. Già nei primi mesi autunnali può accadere che gli studenti aderiscano in massa a manifestazioni sindacali alle quali non sono stati invitati, saltando le lezioni. Verso la seconda metà di novembre iniziano a circolare voci che insistono sulla necessità di aderire a movimenti di protesta in una prima fase senza alcuna precisa motivazione. Verso la fine di novembre un gruppo minoritario, dopo aver strappato un’adesione dei presenti, in occasione della mensile assemblea d’istituto normalmente poco partecipata, decide di occupare il proprio istituto impedendo agli altri studenti di entrare a scuola per partecipare alle lezioni. Di solito tale “occupazione” dura sino all’inizio delle vacanze di Natale.

Nella scuola “occupata”, senza alcuna vigilanza del personale, può ovviamente accadere di tutto. Al rientro dalle vacanze del periodo natalizio gli studenti frequentano e si impegnano nello studio perché è in scadenza il primo quadrimestre. Superato il mese di gennaio e preso atto dei risultati non sempre lusinghieri dello scrutinio della prima parte dell’anno scolastico (ma tanto per recuperare c’è il secondo quadrimestre) cominciano i travagli per la programmazione dei viaggi d’istruzione, certamente importanti sul piano educativo se ben organizzati con precise finalità coerenti con la programmazione didattica. I rappresentanti di classe si fanno interpreti presso i rispettivi consigli di classe dei desideri dei propri compagni, che magari non sanno molto di geografia ma sanno quali sono le discoteche più interessanti di Berlino, di Praga, di Parigi. Alla fine, dopo discussioni e dialettici confronti con i propri docenti si arriva alla determinazione di quello che dovrebbe essere un progetto didattico.

I viaggi si realizzano di solito nei mesi di marzo e di aprile e durano circa una settimana. Ovviamente tutti i pensieri degli studenti, per una sorta di effetto alone adrenalinico, sono volti al viaggio d’istruzione sia nella fase preparatoria sia dopo il rientro quando si esibiscono foto, filmini e souvenir e si raccontano a vicenda ciò che si è visto e qualche prodezza compiuta ai danni degli alberghi ospitanti. Negli ultimi giorni di maggio per una parte degli studenti, restando sempre in tema di viaggi d’istruzione, c’è un’interessante appendice: la partecipazione alle rappresentazioni classiche di Siracusa che comporta l’assenza dalle normali lezioni per due o tre giorni. Per molti studenti, secondo il loro personale calendario scolastico, l’ultimo giorno del mese di maggio coincide con l’ultimo giorno di scuola, eccezion fatta per quegli studenti che sperano con l’ultima interrogazione di ribaltare situazioni che appaiono già compromesse.

Questa breve rappresentazione di come si svolge un anno scolastico in molte scuole superiori, per quanto possa sembrare forse ad alcuni poco rispondente, vuole solo far riflettere su come vengono normalmente sottratti al normale svolgimento delle lezioni molti giorni. L’esperienza ci dice che se fossero utilizzati tutti i giorni previsti dal calendario scolastico, a stento si potrebbe trattare la maggior parte degli argomenti previsti dai programmi ministeriali, figuriamoci in una situazione in cui non viene effettuato almeno un sesto dei 200 giorni di lezione obbligatori per legge.

In queste settimane in molte scuole della Sicilia gli studenti stanno consumando il rito dell’occupazione: si tratta di scelte autolesionistiche che comporteranno gravi ritardi nel processo d’apprendimento e di maturazione e che in alcuni casi, come già accaduto, provocano il danneggiamento, a causa di atti vandalici, degli istituti già spesso in condizioni precarie. Gli studenti che vogliono discutere, confrontarsi e fare critiche e proposte hanno gli spazi previsti nelle assemblee. Occorre non lasciarli soli: i docenti dovrebbero aiutarli a gestire i momenti assembleari che il legislatore ha previsto già come momento ed occasione di crescita, come palestra di democratica partecipazione alla vita comune. Si potrebbe anche modificare qualche aspetto organizzativo per limitare i danni: effettuare le operazioni di valutazione finale solo dopo che la classe abbia raggiunto, non i giorni, bensì il numero di ore di lezioni previste, che normalmente devono essere 33 in un anno scolastico per ogni unità oraria settimanale di ogni disciplina. Probabilmente i vacanzieri autunnali rimarrebbero isolati e forse nel tempo i risultati del rapporto OCSE-PISA ci darebbero dati più confortanti.

Giovan Battista Puglisi
Direttore Editoriale della “Letterina” ASASI

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